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 2014  marzo 23 Domenica calendario

SE IL NEURONE BALLA IL ROCK


Sentire musica attiva una vasta rappresentazione, non verbale ed estranea a mediazioni razionali, di centri cerebrali. La musica suscita reazioni fra le più intense nei meccanismi nervosi delle emozioni. L’intensità dell’emozione non dipende dalla musica, ma dal cervello che l’ascolta: un brano di Bach o di Mahler può provocare un’emozione intensa quanto quella che un altro cervello, indifferente a quei suoni, prova ascoltando un bolero strimpellato in un pub. La musica è quindi un prodotto del cervello. La musica cambia non solo i centri nervosi delle emozioni, ma anche le connessioni fra i centri cerebrali dell’emotività e quelli muscolari, neuro-vegetativi ed endocrini, in particolare della dopamina. Le emozioni musicali possono, per questo, essere accompagnate da brividi (il chill degli inglesi), pallori, palpitazioni, modificazioni della frequenza del polso e della pressione arteriosa, dalla pelle d’oca, dal picchiettio involontario e ritmico di un piede, dall’applauso spontaneo, dall’irrefrenabile spinta a ballare, cantare o suonare. La stimolazione può essere selettiva: la musica triste attiva i muscoli che corrugano la fronte, quella felice i muscoli zigomatici dell’espressione sorridente. Per la vastità e intensità della risposta cerebrale, le stimolazioni musicali sono, da alcuni anni, molto utilizzate per lo studio dei meccanismi nervosi dell’emozione, anche se i dubbi sull’analogia con le emozioni quotidiane non sono scomparsi. L’autore, del centro ricerche sulle emozioni della Freie Universität di Berlino, pubblica un’analisi molto ampia degli studi sulle visualizzazioni funzionali cerebrali mentre si ascolta musica in varie versioni: musica che provoca intenso piacere, musica dissonante che non piace, musica felice o triste, musica che suscita paura, gioia o forte tensione. Come per tutte le emozioni, l’area cerebrale centrale per l’emozione musicale è l’insieme del sistema libico e paralimbico. Essa si estende però fino alla corteccia uditiva, al corpo striato e al nucleo accumbens, alla corteccia orbitofrontale, alla testa del nucleo caudato di sinistra, al globo pallido, all’area corticale premotoria, alla parte anteriore della corteccia cingolata, all’insula.
Non si conosce altra attività cerebrale con un ensemble tanto vasto di neuroni, sinapsi, connessioni reciproche, neuromodulatori. L’amigdala, organo del sistema limbico, è verosimilmente il centro dell’emozione musicale, per la sua connessione con l’area corticale uditiva, con la regione uditiva del talamo e con le altre aree ricordate. I suoi quattro nuclei reagiscono selettivamente a musiche gioiose, tristi o che incutono paura. Le modificazioni della fisionomia secondo il carattere della musica e le altre reazioni motorie involontarie sono dovute alla connessione dell’amigdala con l’area corticale premotoria. Una lesione dell’insula, che si sta rivelando il crocevia delle connessioni della sensibilità e dell’emotività, o dell’amigdala a sinistra può provocare la perdita o l’ottundimento dell’emozione musicale: la musica si sente come un suono senza emozioni. Il nucleo accumbens, anch’esso collegato all’amigdala, è particolarmente attivo quando si deve decidere quale musica acquistare. L’ippocampo è l’organo del sistema libico con un ruolo fondamentale per il senso dello spazio, del tempo, dell’apprendimento e della formazione e mantenimento dei rapporti sociali, che sono sempre facilitati dalla musica. Essendo la via d’accesso alle regioni in cui i ricordi vengono conservati, trasferisce la musica nei centri della memoria ed è sempre molto attivo nell’emozione musicale. Il suo legame con l’ipotalamo spiega le reazioni vegetative alla musica cui si è fatto cenno. Le lesioni dei centri collegati all’esperienza musicale possono portare a situazioni curiose: una lesione circoscritta dell’ippocampo, ad esempio, può far apprezzare una musica che prima non si sopportava. Inspiegabile è la memoria musicale conservata in ammalati di morbo di Alzheimer altrimenti gravemente o del tutto smemorati. Il potere della musica di modificare l’attività nervosa in alcune aree chiave dell’attività cerebrale rafforza la convinzione che la musica possa assumere un ruolo non secondario nel trattamento di disordini neurologici e psichiatrici, specie se dovuti a lesioni del sistema limbico e paralimbico, come depressioni e stati ansiosi, e poi l’autismo, il morbo di Parkinson, e altre malattie neurodegenerative. Ci sono lavori che riferiscono di decorsi più favorevoli della media in pazienti che, dopo un ictus, ascoltano, da subito, regolarmente musica. Una ragionata applicazione curativa della musica richiede molti studi retrospettivi e soprattutto prospettici. La musica è una preziosa compagnia nella solitudine e per le persone che si possono muovere poco.
ajb@bluewin.ch