Giampiero Gramaglia, Il Fatto Quotidiano 23/3/2014, 23 marzo 2014
GLI SCANDALI E IL FUGGI FUGGI DEGLI ALTRI PAESI
Le prime defezioni erano già cominciate ad arrivare, ben prima che scoppiasse la grossa grana d’Infrastrutture Lombarde. In parte fisiologiche, innescate da situazioni di crisi o di guerra locali: l’Ucraina, la più recente, la Siria, il Mali, la Repubblica centrafricana, tutti Paesi un cui stand all’Expo 2015 avrebbe suscitato più perplessità che curiosità. Poi, c’erano quelle legate a problemi “di natura politica e socio-economica”, come dice il commissario Giuseppe Sala, sfoggiando un linguaggio più da diplomatico che da manager. Parliamo della Turchia, che non ha gradito l’appoggio italiano a Dubai, e non a Smirne, per l’Esposizione Universale 2020, e dell’India, dove pesano polemiche e strascichi del caso dei due marò.
A COMPENSARE le defezioni, c’erano, però, nuove adesioni, annunciate o sperate: gli Usa - s’aspetta un annuncio dal presidente Obama, che sarà a Roma il 27 -, Norvegia, Lussemburgo, Portogallo, Sud Africa, Argentina. La conta finale poteva attestarsi intorno alle 130 adesioni: non proprio un’Olimpiade, ma certo non una débacle. Adesso, però, c’è il rischio che la lista delle defezioni s’allunghi, perché molti Paesi sentiranno “puzza di corruzione” e di malaffare intorno all’Expo di Milano, anche se Sala cerca di tenere fuori la manifestazione dal ‘caso Infrastrutture’. E, poi, pesa l’incertezza politica.
Il Governo Letta teneva molto all’accoppiata internazionale “semestre italiano alla presidenza del Consiglio Ue (primo luglio / 31 dicembre) ed Expo 2015” e s’era persino inventato una staffetta tutta milanese: il capoluogo lombardo doveva così ospitare tutti gli eventi informali della presidenza italiana e, soprattutto, il Vertice Ue-Asem, in programma a ottobre e che l’Italia ha fortemente voluto a Milano e non, come previsto, a Bruxelles. Quell’evento porterà nel capoluogo lombardo decine di delegazioni europee e, soprattutto, asiatiche, che di lì a sei mesi saranno protagoniste dell’Expo che l’Italia presenta come evento ‘europeo’, essendo l’unica a svolgersi nell’Ue nell’arco di un ventennio (Hannover 2000, Aichi in Giappone 2005, Shanghai 2010 e, dopo Milano, Dubai 2020).
Il governo Renzi non mostra uguale entusiasmo, o forse adeguata consapevolezza, per i due eventi. I piani della presidenza potranno magari restare invariati, ma, al momento, nessuno ne ha certezza; e per l’Expo 2015 l’attenzione è stata finora modesta, a parte una missione milanese di 4 ministri a inizio marzo. E lo scandalo ora scoppiato crea incertezza e sbandamento. In Italia e pure fuori.