Luca Fornovo, La Stampa 23/3/2014, 23 marzo 2014
WALL STREET ESPORTA I SUOI VIZI
Wall Street, con i suoi banker, i manager della finanza, drogati di lavoro (workaholic) e tiratardi, che passano la notte davanti al computer, ha contagiato altri ambienti di lavoro.
I professionisti della finanza sono così abituati a stare ore e ore davanti alla scrivania che, quando lasciano il posto in banca, finiscono per imporre ai nuovi colleghi il loro stile di vita da tossici da super lavoro. E a farli lavorare più ore. Alexandra Michel, docente all’Università di Pennsylvania con un passato in Goldman Sachs, è arrivata a queste conclusioni e le ha pubblicate in una ricerca sociologica.
La Michel ha concluso il suo studio, dopo aver seguito per 12 anni le carriere di giovani banker degli Usa. Secondo la ricerca, quando un ex banchiere va a a lavorare, per esempio, come consulente delle risorse umane di un’azienda, tendenzialmente le ore di lavoro che gli altri dipendenti trascorrono in ufficio via via aumentano perché il banker impone la cultura ereditata da Wall Street. «Di solito non lo fa volontariamente - spiega la Michel - ma per lui è la routine, a cui era abituato prima».
Vecchi e cattive abitudini dure a morire. Anche quando un banker, per disintossicarsi dal super lavoro, ha deciso di mollare il posto per avere una vita tranquilla e dedicare più tempo a moglie e figli. La Michel cita diversi casi di manager che anche con la nuova occupazione continuano a lavorare non meno di 11 ore.
«I nostri standard di ciò che è normale - spiegano gli ex banker - sono stati così stravolti da Wall Street - che ormai non riusciamo a fare una vita serena a lungo, senza annoiarci ed essere insoddisfatti». E così molti abbandonano un posto tranquillo. E spesso per cercare nuovi stimoli si reinventano imprenditori. Ecco allora che il lupo di Wall Street, perso il posto (in banca), non perde il vizio. Di lavorare troppo.