24 marzo 2014
DI FRANCESCO: IL MIO SASSUOLO STYLE
Eusebio Di Francesco, da due settimane è tornato alla guida del Sassuolo, sostituendo Alberto Malesani. Come l’hanno accolta in spogliatoio?
«I primi abbracci sono stati con i magazzinieri, quelli che per ultimi mi avevano abbracciato quando sono andato via a fine gennaio. I miei ex giocatori erano contenti, i nuovi incuriositi. Siamo andati subito in ritiro ad Abano, ma per conoscerci. E ho scoperto valori umani importanti anche tra i nuovi».
Perché i suoi calciatori la adorano e il pubblico di Sassuolo col Catania urlava il suo nome?
«Perché, pur nel rispetto dei ruoli, ho sempre la porta aperta. E faccio gli allenamenti a porte aperte, cerco di avvicinare la gente. Un aspetto positivo».
Che squadra ha trovato?
«Moralmente giù. Depressa. Io ho cercato di ridare il sorriso e la serenità e ho cercato di far capire ai nuovi che Sassuolo è un’isola felice. Sto avendo belle risposte da tutti».
Ora ha tanta scelta e tanti italiani: un vantaggio?
«Mi aiuta. Essere in tanti non è un male e fino alla fine abbiamo bisogno di tutti».
Con il patron Squinzi che rapporto ha?
«Ottimo. Mi ha chiamato due giorni dopo il rientro, voleva vedermi gli ho suggerito di venire da tutta la squadra».
È vero che quando è stato fuori ha staccato da tutti?
«Dai giornalisti sì. Ma con qualche giocatore mi sono scritto degli sms e le partite del Sassuolo le ho viste tutte in tv. Sono stato solo a Siena, ma non amo la tribuna. La cultura italiana. Tutti ipercritici a priori. Il modello è il calcio inglese e quello tedesco».
Parliamo di tattica: col Catania ha fatto il 4-2-4. Si può?
«Bisogna Sacrificarsi. E correre. Per fare un gol in più, come sostiene Zeman. L’esempio è Cavani, ai miei attaccanti ho dato pure il suo dvd. Tornava fino alla sua area e ripartiva. Ma Floro Flores l’ha fatto.»
È vero che Floro Flores le ha chiesto di uscire e lei gli ha risposto «prima mi fai vincere poi ti cambio»?
«E’ vero.Aveva preso una botta. Ha fatto due assist decisivi ed è uscito. Non si è ancora reso conto delle potenzialità che ha. L’altro è Missiroli. Nel mese di riflessione ho pensato a lui. Volevo riavere il mio Missiroli. E’ stato il primo con cui ho voluto parlare».
Quanti punti occorrono per salvarsi?
«16-17 e umiltà nel lavoro».
Capitolo Berardi: 12 gol, ma 8 turni di squalifica. Come lo gestisce?
«Come mio figlio. E’ particolare. Era nervoso. Ma va anche un po’ capito: a parte Mandelli, in Primavera, ha avuto un solo allenatore, cioè io. L’ho ritrovato sereno, anche se la tirata d’orecchie gliel’ho fatta. Sa di aver sbagliato, ma al Sassuolo ha dato tanto. Io gli dico “vai in campo e divertiti”».
Con Conte, che può averlo l’anno prossimo alla Juve, ne ha parlato?
«No. Ma se Conte ha in testa il 4-3-3, gli dico che Domenico è un esterno destro formidabile, nato per quel modulo».
Quando saltò la Russia per andare con l’Under 19, il suo posto lo prese suo figlio Federico. Come è messo ora?
«Federico è tornato a Pescara, si sta riprendendo. Sognava di diventare come me ed è romanista malato. Gli dico solo di dare il meglio in tutto quel che fa».