Luciano Mondellini, Milano Finanza 22/3/2014, 22 marzo 2014
CHI DI SANZIONE FERISCE...
L’ultimo esempio in ordine di tempo, ufficializzato proprio all’apice della crisi di Crimea, è quello di Rosneft, che il 17 marzo ha comprato il 13% di Pirelli diventandone il primo socio. Ma l’intervento del colosso energetico pubblico russo, che tra l’altro nel giugno 2013 acquistò dalla famiglia Moratti il 21% di Saras, non rappresenta affatto un caso isolato nei rapporti commerciali tra Italia e Russia. L’Italia è infatti il secondo partner commerciale di Mosca in Europa dopo la Germania. Le esportazioni tricolore verso la Russia superano i 10 miliardi, trainate dai settori manifatturiero, della moda e del design. Mentre l’Italia imposta soprattutto energia, dato che, come mostra la tabella in pagina, il gas naturale russo rappresenta il 30% del totale dei volumi importati.
Sono numerosissime infatti le imprese italiane attive nel Paese ex sovietico e tra queste spiccano alcuni dei nomi più noti della corporate Italia. Nel settore energetico Eni ed Enel hanno investimenti cospicui nella Federazione, come per esempio il gasdotto South Stream che la compagnia petrolifera di San Donato Milanese sta costruendo con Gazprom, il colosso russo del gas naturale. La pipeline dovrebbe passare sotto il Mar Nero, trasportando così il gas russo nella penisola balcanica, e quindi in Italia, aggirando il nodo ucraino.
Nel comparto bancario sia Unicredit che Intesa sono presenti nel Paese, così come hanno grandi interessi Alenia nell’aviazione civile e Parmalat, Ferrero e Cremonini nell’agroalimentare.
Questi nomi rappresentano solo la punta di un fenomeno in forte crescita. Tanto che l’ufficio commerciale dell’ambasciata italiana a Mosca ha stimato che nel 2013 l’interscambio ha superato il record di 28,3 miliardi registrato nel 2012, con le esportazioni che sono salite oltre il livello del 2008, avvicinandosi a quota 11 miliardi. Secondo i dati Istat, nel 2012 la meccanica è stato il settore che ha assicurato il volume maggiore in termini di export con un totale di 3,3 miliardi, mentre al secondo posto e in forte crescita si è classificato il comparto moda con 2,1 miliardi. Le esportazioni del settore arredamento e edilizia sono inoltre cresciute del 10,3% a circa 1 miliardo nel 2012 e con una stima di un’ulteriore crescita dell’11,2% nel 2013.
Nel vertice intergovernativo italo-russo dello scorso novembre a Trieste l’ambasciatore italiano a Mosca Cesare Maria Ragaglini lo ha detto chiaramente: «La Russia è molto importante per il sistema italiano e molte aziende si sono salvate dalla crisi grazie alla presenza in questo mercato». L’ambasciatore ha quindi sottolineato che, nonostante la crisi italiana e lo stesso rallentamento dell’economia russa, non ci sono stati disinvestimenti da parte di imprese tricolore.
Insomma, se le tensioni tra Occidente e Russia dovessero ulteriormente acuirsi, l’Italia sarebbe tra i Paesi che ci rimetterebbero di più. Sinora infatti Stati Uniti e Unione Europea hanno approvato due round di sanzioni che hanno colpito sostanzialmente funzionari ed personaggi russi coinvolti nella secessione della Crimea. Inoltre hanno deciso la sospensione della Russia dal G8 e l’arresto delle procedure di adesione di Mosca all’Ocse. Questi due round di sanzioni in teoria, se la tensione dovesse perdurare, dovrebbero rappresentare una sorta di anticamera in vista di sanzioni più severe. Per esempio, si parla di un blocco alle esportazioni in Russia in specifici settori, come la difesa. Mentre altre misure potrebbero colpire le imprese russe attive all’estero, impedendo loro di aggiudicarsi nuove commesse.
In questo scenario, mentre gli Stati Uniti cercheranno di fare il gioco duro, è invece probabile che l’Europa manterrà un approccio interlocutorio con la Russia, soprattutto in considerazione degli stretti legami commerciali. L’Italia infatti non è sola in Europa nel considerare Mosca strategica. Se infatti la Ue pesa per oltre il 50% nell’ambito delle esportazioni russe, costituite principalmente da gas naturale e petrolio, a sua volta l’Europa importa circa il 30% del proprio fabbisogno di gas dalla Russia e vi destina oltre il 7% dell’export. Al proposito Sace, società pubblica che assicura il credito all’estero delle imprese italiane, in un report di venerdì 22 marzo spiega: «Vista la diversità dei settori d’interesse tra i numerosi Paesi Ue, eventuali sanzioni commerciali richiederanno un accordo condiviso in grado di distribuirne le conseguenze economiche in maniera omogenea. Tuttavia tale necessità rende verosimile una fase negoziale che difficilmente porterà a sanzioni stringenti nell’immediato», vista la necessità tra i Paesi componenti l’Unione di raggiungere un consenso unanime.