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 2014  marzo 22 Sabato calendario

IL GIURISTA CHE VUOLE FERMARE I CANNIBALI DELLE PISTE DA SCI


«Sono orripilato per quello che è successo alla piccola Matilde!», dice Waldemaro Flick. «E’ indecente che una giornata di festa, neve e sole diventi una giornata di morte. E’ ora di dire basta!».
Da quando ha saputo dell’incidente che domenica 9 marzo a Gressoney è costato la vita a Matilde De Laurentis, 3 anni, travolta da un ragazzo di 16 anni mentre con altri bambini seguiva il suo maestro di sci non si dà pace l’avvocato Flick, 64 anni, genovese, vicepresidente dell’Osservatorio della Montagna della Fondazione Courmayeur-Mont Blanc (ha curato i 5 Codici della montagna con un’analisi comparata della legislazione nei Paesi europei con catene montuose).
Flick, un’autorità in tema di rischio e responsabilità civile in montagna, a gennaio commentando il terribile incidente di Michael Schumacher a Méribel non solo aveva sottolineato che il campione non stava sciando «fuori pista» e, dunque, non faceva nulla di rischioso («Ha attraversato una lingua di neve tra 2 piste; dalle immagini sembrerebbero mancare simboli evidenti per segnalare le rocce seminascoste dalla neve!») ma aveva lanciato l’allarme. «In Italia e in Europa aspettiamo da anni una legge che regolamenti diritti e doveri sui campi da sci... Bisogna tutelare l’incolumità di tutti i cittadini, anche di quelli che campioni del mondo non sono». Parole purtroppo profetiche.
«Matilde aveva solo 3 anni, come la mia nipotina Anita. Troppo piccola per sciare? Anche se avesse avuto 6,7 anni sarebbe stato lo stesso. Bisogna far di tutto perché non succeda più una così spaventosa che, in un attimo, ha distrutto con la vita della bimba e della sua famiglia anche quelle del giovane investitore e del maestro di sci».
Tempo d’indagini; competenti la Procura di Aosta guidata da Marilinda Mineccia e quella per i minori di Torino. Waldemaro Flick, fratello di Giovanni Maria, ex presidente della Corte Costituzionale ed ex ministro della Giustizia nota: «Conosco i magistrati di Aosta sono molto preparati. Dovranno ricostruire bene la dinamica dell’incidente. Se è vero che il ragazzo andava a velocità elevata l’omicidio colposo ci sta tutto; bisogna però capire se ci sono anche responsabilità del maestro e del gestore dell’impianto».
Solo fatalità in tempi di folle su piste spianate come autostrade? «Nel mondo del circo bianco ci sono grandi interessi. Non è vero che le leggi non servono. La 363 del 2003 - prima legge nazionale sulla montagna -famosa per aver introdotto l’uso obbligatorio del casco ai minori di 14 anni, ha evitato tanti gravi incidenti e ha prodotto come scia virtuosa di farlo indossare anche agli adulti. Un bel passo avanti. E, però, è una legge piena di buchi». In particolare, secondo il giurista, bisogna far chiarezza sulla responsabilità dei gestori degli impianti. Secondo l’opinione un tempo prevalente in giurisprudenza infatti il rapporto contrattuale tra il gestore e lo sciatore riguarderebbe solo la fase della salita.
Ovvero, il gestore non risponderebbe di un incidente avvenuto durante la discesa in pista. Non solo. E’ a chi capita l’onere della prova. «Ma è difficile, quando ti portano via in toboga con una gamba rotta, avere la prontezza di raccogliere testimonianze se non foto. Così, saltano un sacco di risarcimenti». Secondo l’orientamento più recente invece l’acquisto del biglietto non porta solo a stipulare un contratto di trasporto ma anche l’utilizzo dell’area sciabile.
Trattasi, spiega il giurista, di «contratto di skipass» o «contratto bianco» con relativa assicurazione obbligatoria (oggi è solo facoltativa), in forza del quale i gestori diventano custodi-responsabili di tutto il comprensorio sciistico. «Per prevenire altre tragedie bisogna aprire con i gestori un confronto. A loro spetterebbe, per esempio, il diritto di togliere lo skipass a chi si comporta male», spiega Flick. Perché dovrebbero accettare? «Negli uomini di montagna - non è retorica - ho sempre trovato gran senso di responsabilità. Quanto ai cannibali delle piste li spedirei nei Pronto Soccorso a vedere le teste spaccate delle loro vittime».