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 2014  marzo 22 Sabato calendario

MILANO, GLI AFFARI D’ORO DELL’EXPO “I VERTICI DELLA REGIONE SAPEVANO” APPALTI TRUCCATI PER 224 MILIONI


MILANO — Se c’è un filo rosso che lega l’inchiesta della procura di Milano a Expo 2015 non è solo il ruolo di Infrastrutture Lombarde nei lavori del sito espositivo di Rho-Pero, ma anche due nomi finiti nell’indagine dei pm Alfredo Robledo, Antonio D’Alessio e Paola Pirotta. Due manager con ruoli nevralgici in Expo. Uno, l’ingegnere Alberto Porro, è (Maroni ne ha annunciato ieri la sostituzione) direttore dei lavori della piastra su cui sorgerà l’Esposizione, e di opere come Expo Centre e Padiglione zero. L’altra, Cecilia Felicetti, è direttore generale di Arexpo, in distacco da Infrastrutture nella società che gestisce i terreni di Rho-Pero, in quota Pirellone. Entrambi parte di quella rete che, per il gip Andrea Ghinetti, arriva fino ai «vertici del Pirellone» e che vede «capo indiscusso» Antonio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture, ora in carcere insieme al responsabile Gare e appalti, Pier Paolo Perez. Con altri otto professionisti ai domiciliari e a una ventina di indagati accusati di associazione a delinquere, truffa, turbativa d’asta e falso, sono il «sistema» che si spartiva centinaia di migliaia di euro di incarichi e consulenze.
IL RUOLO DEL PIRELLONE
Le mail tra Rognoni e l’avvocato Carmen Leo, ai domiciliari, «confermano che i conferimenti dei contratti legali erano chiaramente viziati» e denotano «la piena consapevolezza di tutte le parti di agire in un ambito di diffusa illegalità, compresi i vertici della Regione Lombardia». È il 2008, pieno regno Formigoni. In una mail sequestrata dal Nucleo di polizia tributaria della Gdf, Leo riferisce a Rognoni «di una riunione in Regione Lombardia nella quale era stato affrontato l’argomento delle consulenze legali» di Infrastrutture a una serie di professionisti. «Erano presenti due avvocati dell’ufficio legale del Pirellone, i dirigenti del settore “Acquisti e contratti” e dell’unità Organizzativa Amministrativa della Regione». Per il gip, è la prova del ruolo del Pirellone: «emerge che l’attività di controllo è stata svolta dall’organismo di controllo interno della Regione».
Il bando successivo è solo un «malizioso espediente per continuare a gestire tranquillamente gli affidamenti a favore dei medesimi professionisti». «Dalle carte della stessa Procura si evince che i “vertici della Regione” che avrebbero dovuto sapere tutto sono i funzionari dell’avvocatura regionale — ha replicato Formigoni — Le valutazioni le lasciamo trarre alle persone veramente oneste e agli osservatori veramente neutrali».
PIOGGIA DI MILIONI
Sarebbero circa 25, per 224 milioni, gli appalti dirottati alla rete di Rognoni e Perez, formata anche dagli avvocati Fabrizio Magrì, Sergio De Sio e Giorgio Romitelli e dall’ingegnere Salvatore Primerano. Incarichi collegati a opere pubbliche come le bonifiche di amianto a Pieve Emanuele (due milioni), le autostrade Pedemontana, Teem e Bre-Mi (525mila). Per l’ospedale San Gerardo di Monza (210 milioni, nel 2012) Rognoni avrebbe «nominato se stesso come presidente della gara» e altri come «commissari».
LA TURBATIVA D’ASTA
In questa e un’altra gara da tre milioni per nuovi reparti dell’ospedale, i pm trovano Alberto Porro. Protagonista «di un duplice gravissimo episodio di turbativa d’asta per lavori» al San Gerardo. Due membri «intervengono come commissari “ombra” agli ordini di Rognoni», Porro «da commissario, svendeva in entrambe le gare la sua funzione per gli illeciti scopi di Rognoni».
Cecilia Felicetti, «che unisce la veste di direttore generale di Arexpo e quella di responsabile del Project financing in Infrastrutture», «con collusione consistita nell’accordarsi preventivamente » con gli indagati, garantisce «l’affidamento diretto di contratti professionali». Uno da 200mila euro, va a Fabrizio Magrì, ai domiciliari. «Bisogna che ti coordini con Fabrizia — dice Perez a Magrì — l’idea era di mettere dentro quello fatto e quello che tu andrai a fare prima che di fare la procedura».
DACCÒ E LE INFRASTRUTTURE
Condannato a nove anni per il crack del San Raffaele e rinviato a giudizio per i fondi neri della clinica Maugeri con Formigoni, il faccendiere Pierangelo Daccò avrebbe avuto «un certo ascendente » in Infrastrutture. In un’intercettazione, Perez parla dell’incarico per la realizzazione del sito internet e ironizza «sul fatto che il precedente affidatario era stato portato in Infrastrutture dai Daccò». Cambiare consulente avrebbe ingenerato il pensiero che fosse «opportuno “cancellare” quanta prima ogni traccia che riconducesse a loro».
L’ALLARME DELL’AUTHORITY
Già nel 2008, l’autorità per la vigilanza sui Contratti pubblici di lavori «segnalò al presidente della Regione Lombardia, le anomalie venute oggi alla luce». Sotto esame allora proprio «i corrispettivi percepiti a percentuale relativi agli incarichi». Richiamo che si estendeva agli «incarichi professionali retribuiti a parcella, che non sembrava coerente con la legge e i principi di libera concorrenza».