D Repubblica 22/3/2014, 22 marzo 2014
ADDIO NAVE DEI VELENI
La superpetroliera Exxon Valdez era diventata famosa esattamente 25 anni fa, il 24 marzo del 1989, quando si consumò uno dei peggiori disastri ecologici di tutti i tempi: urtata una scogliera, riversò nel mare dell’Alaska milioni di litri di greggio che investirono1900 km di costa, distrussero l’economia locale e provocarono danni incalcolabili all’ecosistema marino (morirono 250mila uccelli marini, 2.800 lontre, 300 foche). Meno noto è il fatto che dopo il disastro, riparata a costi altissimi, per decenni quella nave aveva continuato a solcare i mari, cambiando spesso rotte e proprietari e incrociando pure nel Mediterraneo (fino al 2002, quando fu vietato il passaggio alle petroliere a scafo singolo). Finché poche settimane fa, acquistata dalla società indiana specializzata in demolizioni Best Oasis Ltd, è stata infine avviata alla rottamazione. È stato calcolato che l’inquinamento si riduce del 4% l’anno: ci vorranno quindi altri decenni per riparare i danni del disastro del 1989. Ma nel frattempo, in 25 anni, la Valdez nella “classifica nera” delle quantità di petrolio sversato in incidenti (oil spill) è scesa sotto il dodicesimo posto. I top di lista sono impressionanti: le perdite più devastanti sono state in Kuwait nel 1991, durante la guerra del Golfo, (un milione e mezzo di tonnellate sversate contro le 40.900 della Valdez). Poi c’è Deepwater Horizon, 2010, considerato oggi il più grave disastro ambientale negli Usa (circa 800mila tonnellate). A casa nostra, grave è stato quello della Haven, davanti ad Arenzano Voltri, nel 1991, messo però in ombra dal disastro Moby Prince (il giorno prima); sui fondali del Mar Ligure ci sono ancora 50mila tonnellate di petrolio, che stanno alterando l’ambiente biotico di tutta l’area… I risarcimenti richiesti dall’Italia sono bassissimi, e su questo le polemiche sono ancora in corso.