Corriere della Sera 24/3/2014, 24 marzo 2014
Mozzate, provincia di Como, sabato 1 marzo: Lidia Nusdorfi, 35 anni, va all’appuntamento con il suo ex che la uccide nel sottopasso della stazione
Mozzate, provincia di Como, sabato 1 marzo: Lidia Nusdorfi, 35 anni, va all’appuntamento con il suo ex che la uccide nel sottopasso della stazione. Per non fare un sottopasso, invece, la sera dello scorso 20 ottobre, domenica, muore Magda Niazy Sehsah, 29 anni, al settimo mese di gravidanza, che prende per mano il suo bambino di quattro anni, Yassè, attraversa in superficie viale Famagosta — periferia sudovest di Milano — e viene travolta da un’auto che corre a più di cento all’ora. Quei passaggi male illuminati e spesso deserti sono l’immagine più immediata dei bisogni inascoltati delle donne che si muovono. Le donne si spostano come gli uomini? Che cosa chiedono? Sono domande alle quali si è cominciato a cercare risposte. Dal 14 al 16 aprile a Parigi ci sarà la quinta conferenza internazionale sulla mobilità al femminile: Women’s issues in transportation . In Italia ne parlano da un paio d’anni Silvia Maffii e Patrizia Malgieri di Trt Trasporti e Territorio, società milanese di consulenza che da oltre vent’anni si occupa di economia e pianificazione dei trasporti. «Il ruolo delle donne nella green economy : la questione dei trasporti» è lo studio che hanno curato per il Parlamento europeo nel 2012. Ne è nata anche la Carta italiana della mobilità delle donne: dieci punti, quasi tutti rimasti inapplicati. Le differenze negli spostamenti tra uomini e donne nascono dalla diversità dei ruoli. I dati dell’eurobarometro considerati nel rapporto di Trt, relativi all’Unione Europea, indicano che le donne usano l’auto meno degli uomini (il 45,8% contro il 57,5%) e prendono di più i mezzi pubblici (23% contro 18%): «Quando in famiglia c’è una sola macchina — spiega Patrizia Malgieri — in genere resta a disposizione dell’uomo». Anche spostamenti e tempi sono diversi: le donne vanno e tornano dal lavoro, ma hanno anche la spesa, i figli da accompagnare, le commissioni, i nonni. Cosa serve? «Conoscenza, accessibilità e sicurezza», riassume Silvia Maffii. In pratica, si legge nella carta della mobilità, bisogna studiare come si muovono le donne e tenerne conto nei piani dei trasporti. Chi se ne deve occupare? Le amministrazioni, ma anche le aziende di trasporto pubblico. Non si tratta di interventi di nicchia: «Migliorare i trasporti per le donne significa alzare la qualità del servizio per tutti», è convinta Annita Serio, direttore di Federmobilità. E non sono nemmeno operazioni molto costose: «Per alcune misure basterebbe poco — dice Rosanna Riuscito della Fit-Cisl —. Se non si interviene vuol dire che manca ancora la volontà politica di farlo». Ma c’è, qui e là, chi ha cominciato: a Parma nel 2002 e a Reggio Emilia nel 2006 i primi studi sulla mobilità delle donne commissionati dai Comuni. Risultato: tragitti più irregolari, grande uso di bici e mezzi pubblici e necessità di far quadrare le ore tra casa e lavoro (oggi a maggior ragione, visto che per l’Europa il 2014 è l’anno della conciliazione tra la vita lavorativa e quella familiare). Ricorda da Reggio Emilia Natalia Maramotti, avvocato e assessore alla Cura della comunità: «Abbiamo introdotto il servizio di bicibus e pedibus». Una mamma che a turno accompagna i bambini a scuola per tutti. Poi il taxi rosa. Anche a Bolzano le politiche di conciliazione vanno di pari passo con l’attenzione agli spostamenti femminili. «Oltre a taxi rosa e parcheggi riservati — spiega Maria Chiara Pasquali, assessore all’Urbanistica e ai tempi della città — i nonni-vigile che accompagnano i bambini e orari flessibili d’ingresso negli asili». Poi: strade chiuse al traffico poco prima dell’inizio delle lezioni e attenzione alla vicinanza tra case e scuole. Iniziative simili, ma meno organiche, ci sono anche altrove. A Milano 250 posti per donne in gravidanza in sette parcheggi d’interscambio; su tram e bus adesivi di cortesia per riservare i sedili a mamme e anziani. Il piano di mobilità cittadino è in corso di stesura ed ha come obiettivi l’accessibilità per tutti e la sicurezza. A Brescia e Padova si possono sottoscrivere abbonamenti rosa per il car sharing . A Cesena, Cagliari e Rimini il bollino rosa, un tagliando che consente il parcheggio gratuito a donne incinte e neomamme. Taxi rosa a Merano, Mestre e Piacenza.