Nicola Sellitti, pagina99 21/3/2014, 21 marzo 2014
NIENTE CALCIO, FOOTBALL E BASEBALL I VERI PAPERONI DELLO SPORT
Il calcio va forte, tira fuori tanti soldi dalle tasche degli appassionati. Restando lo sport più popolare al mondo. Ma non produce le entrate delle principali leghe sportive americane. Più ricche, tra sponsorizzazioni a svariate cifre, star globali distribuite in ogni franchigia che attirano le multinazionali. E una revisione gestionale invocata e ottenuta dai proprietari per una diversa ripartizione dei ricavi. Secondo un rapporto stilato da Deloitte, la Premier League inglese, che è di gran lunga il movimento calcistico più in salute, nella stagione 2012/2013 ha incassato circa quattro miliardi di dollari, poco meno di tre miliardi di euro.
Più degli introiti che si è garantita la National Hockey League (circa 2,4 miliardi di euro, cifra riferita alla stagione 2011/2012, poi seguita dallo sciopero durante la regular season per il mancato rinnovo del contratto collettivo degli atleti), poco meno della Nba, che mette a bilancio 3,3 miliardi di euro.
Insomma le venti squadre del torneo inglese producono enorme ricchezza, con un appeal in continua crescita, tra sfruttamento del marchio e vendita dei diritti televisivi, soprattutto in Asia. Sei club tra i top 20 più ricchi al mondo – classifica stilata sempre da Deloitte –, quattro tra le prime dieci (Manchester United, Manchester City, Chelsea, Arsenal). Con i Red Devils che nell’anno sportivo più disgraziato, tra l’addio di Sir Alex Ferguson e le difficoltà del nuovo corso con David Moyes, hanno stretto un accordo commerciale per la fornitura di attrezzatura tecnica con Nike da 70 milioni di euro annui. Mentre la partnership con il brand automobilistico Chevrolet porterà nelle casse inglesi 411 milioni di euro, spalmati sino al 2021.
Cifre che piazzano lo United al secondo posto dei club che valgono di più nella classifica stilata qualche tempo fa dalla rivista Forbes, alle spalle del Real Madrid, davanti al Barcellona, New York Yankees e Dallas Cowboys. La conferma che i colossi del pallone reggono il confronto, numeri alla mano, con le franchigie storiche dello sport americano. Anzi, il loro registratore di cassa lavora anche di più. Ma nella top 20 di Forbes ci sono 11 squadre della Nfl, quattro della Mlb. Per il calcio, solo Arsenal e Bayern Monaco. La conferma del gap del pallone – inteso come movimento – con la palla ovale Usa. Con una realtà di medio livello del football, tipo gli Houston Texans, può contare su più guadagni di un club storico del calcio europeo come Juventus o Liverpool.
La Nfl nel 2012/2013 ha messo a bilancio 6,5-7 miliardi di euro di entrate, davanti al baseball Mlb (5,7-6 miliardi di euro). Nulla di nuovo, considerando che il football più di ogni altro sport è praticato sia da bianchi che dagli afroamericani. Senza dimenticare che proprio gli afroamericani sono la maggioranza assoluta dei roster Nfl. E che il ruolo di quarterback – in pratica, il regista del calcio –, negli anni Novanta veniva riservato ai fuoriclasse bianchi, con gli atleti di colore che sin dai tempi del college venivano schierati da running back o linebacker. Ruoli muscolari e meno creativi. Una barriera culturale caduta nell’ultimo decennio. Nell’ultima stagione, nove quarterback su 32 erano neri. Tra questi, Russell Wilson, la mente dei Seattle Seahawks, campioni al Superbowl, un rito collettivo, non solo un evento sportivo. Oltre 130 milioni di telespettatori per l’edizione 2014, con audience televisiva superiore anche alla finale dei Mondiali di calcio, con il primato conteso alla finale di Champions League. E le multinazionali che staccano assegni anche da tre milioni di euro per comprare 30 secondi di spazi pubblicitari durante la partita.