Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  marzo 21 Venerdì calendario

USA E UE VOGLIONO BLOCCARE IL TESORO DI PUTIN

Occhio per occhio dente per dente, nella guerra delle sanzioni non si sparano proiettili ma si risponde comunque colpo su colpo. Barack Obama annuncia misure restrittive non solo contro singoli individui ma interi settori economici e la Russia risponde con sanzioni simmetriche mettendo nella propria lista nera parlamentari, qualche politico antipatico a Vladimir Putin e alcuni consiglieri del presidente Usa.
Non dimentichiamo che in fondo siamo già in un mondo di sanzioni ed embarghi come il sistema in vigore da anni nei confronti dell’Iran, altro Paese cassaforte dell’energia, che spera adesso di raggiungere l’accordo sul nucleare: in un domani ormai prossimo il petrolio e il gas di Teheran possono tornare utili all’Europa e all’Italia, che da Mosca prende il 30% del suo metano.
Gli effetti della crisi ucraina non si limitano certo al nuovo confronto Est-Ovest ma investono la sponda Sud e il Medio Oriente.
Dove può trascinarci la battaglia economica per la Crimea? «Ci perdiamo noi, sicuramente, ma anche voi europei», diceva ieri un diplomatico russo commentando le notizie che arrivavano da Washington. Dalla Germania al Baltico, dalla Francia all’Italia, la partnership economica e del gas con Mosca ha ramificazioni estese, che non si possono ignorare. Ma anche la piazza di Londra trema: nella City le compagnie russe, secondo quanto riportava il Wall Street Journal, hanno investito negli ultimi anni 400 miliardi di dollari. Se nella black list finiranno banchieri, uomini d’affari e si allungherà la schiera degli oligarchi al bando, sono dolori per il mondo del business.
Anche i businessmen americani sono preoccupati. A prima vista gli Stati Uniti hanno un interscambio con Mosca che è meno della metà di quello tedesco (70 miliardi di euro l’anno). Ma il mondo degli affari sta facendo lobby al Congresso per evitare un’escalation economica: preoccupano le esportazioni prodotti americani ma anche le quote, non così indifferenti, dei fondi di investimento Usa nelle compagnie russe dell’energia. E tutti sanno che ci vorranno alcuni prima che il gas promesso dagli americani per compensare le eventuali perdite di forniture russe possa arrivare sui mercati europei.
Per ora con il metano americano non si va lontano. E peggio ancora potrebbe andare alla Russia che ha diverse armi di ricatto con il gas nei confronti dell’Europa ma che deve vendere per fare profitti su un mercato già in calo di consumi per la crisi economica.
I contendenti vogliono fare pressione gli uni sugli altri e fare la voce grossa ma c’è da augurarsi che presto dalle passioni che suscitano i sentimenti più cruenti si passi a esaminare con razionalità gli interessi in gioco. Qui hanno sbagliato tutti, dagli europei ai russi, dagli americani ai polacchi. L’annessione della Crimea è un azzardo che Putin doveva evitare ma quella rivolta di Piazza Maidan costerà cara anche a noi.