Paolo Conti, Corriere della Sera 21/3/2014, 21 marzo 2014
IN RETE 82 MILA CODICI LA BIBLIOTECA VATICANA DIGITALIZZA I SUOI TESORI
La tecnologia più avanzata e raffinata a disposizione di un patrimonio culturale dell’umanità che affonda le sue radici nei secoli. Ieri è stato siglato l’accordo tra la Biblioteca Apostolica Vaticana, fondata da Niccolò V alla fine del ’500, e la giapponese Ntt Data Corporation, gigante mondiale nel settore It, cioè dell’information technology : la digitalizzazione di 82 mila preziosissimi esemplari manoscritti, tutti pezzi unici, per un totale di 41 milioni di pagine. Si comincerà con i primi 6 mila manoscritti ed entro tre anni si arriverà a quota 3 mila ma già in autunno sarà possibile ammirare e studiare online i primi esemplari. Autentici tesori che vanno dal II secolo fino ai giorni nostri. Il resto verrà digitalizzato nei prossimi anni con un impegno, da parte di Ntt Data, di 18 milioni di euro. Toshio Iwamoto, che guida una realtà nata nel 1967 e composta da 75 mila dipendenti sparsi in 40 Paesi del mondo, ha confessato di essere emozionato dall’impresa: «È l’idea che dei manoscritti così antichi, appartenenti alla storia dell’umanità, siano resi accessibili agli studiosi nella maniera più diretta contribuendo così a dare un nuovo e importante impulso alla ricerca. Noi operiamo secondo i tre valori che, come azienda, ci stanno più a cuore: il cliente al primo posto, lungimiranza, lavoro di squadra». Una mentalità che ha aperto i Sacri portoni nella Città del Vaticano, un po’ come avvenne con la Nippon Television Network negli anni del restauro della Cappella Sistina. Molto soddisfatto monsignor Jean-Louis Bruguès, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa: «La missione umanistica, che caratterizza la Biblioteca, la rende infatti aperta a tutto ciò che è umano, sino alle più svariate “periferie culturali” dell’uomo. E con questo spirito umanistico intende conservare e rendere disponibile l’immenso tesoro dell’umanità che le è stato affidato. Per questo lo digitalizza e lo offre alla libera consultazione sul web». Un capovolgimento impensabile, fino a qualche anno fa: consultare quei codici miniati, per semplici studenti così come per grandi studiosi, è sempre stato difficile per evidenti ragioni di conservazione. Oggi, grazie a raffinatissimi e rapidi scanner, il problema è risolto e chiunque potrà accedere e studiare. Qualche esempio delle prime digitalizzazioni: il Virgilio vaticano, codice prodotto a Roma nel 400 dopo Cristo, studiato da Raffaello. Una Iliade bilingue greco/latino, manoscritto vergato nel XV secolo dal copista greco Giovanni Rhosos e dal copista padovano Bartolomeo Sanvito, miniato da Gaspare di Padova. La Bibbia urbinate, capolavoro indiscusso dell’arte libraria rinascimentale realizzato, su incarico di Federico da Montefeltro, dalla bottega fiorentina del libraio Vespasiano da Bisticci tra il 1476 e il 1478. Una collezione di 73 frammenti coranici cufici, un manoscritto ebraico databile tra il 1451 e il 1475. E si potrebbe continuare.