Dedo Tortona, Il Venerdì 21/3/2014, 21 marzo 2014
IL VERO SEGRETO DEL SUCCESSO? E’ NEL COGNOME
Il vero segreto del successo? Non il talento, né il duro lavoro, ma il cognome. Questa è la tesi dello storico dell’economia Gregory Clark, docente alla University of California di Davis, nel nuovo saggio pubblicato dalla Princeton University Press, The Son Also Rises: Surnames and the History of Social Mobility, che si potrebbe tradurre «Il figlio salirà ancora: i cognomi e la storia della mobilità sociale», con un gioco di parole a partire da The Sun Also Rises («Il sole sorgerà ancora » di Hemingway, dove sun, sole, diventa son, figlio). Ma allora è falso che le nostre società, grazie all’accesso universale all’istruzione di ogni livello e alla libera impresa, offrano opportunità per tutti?
«Dai dati che abbiamo raccolto sullo status sociale attraverso molte generazioni – per esempio per l’Inghilterra abbiamo recuperato i cognomi degli iscritti all’Università di Oxford negli ultimi 800 anni, per altri Paesi i documenti di acquisto dei terreni o gli atti notarili – risulta così» ci risponde Gregory Clark. «Consideri che in nazioni come l’Inghilterra e la Svezia, società democratiche ed evolu te, possiamo predire con una certa affidabilità che qualcuno appartenga a una classe sociale elevata solo basandoci sul fatto che abbia lo stesso cognome di qualcuno che era di status sociale alto nel 1800. Considerando tutto quello che è successo in queste nazioni negli ultimi 214 anni, questo rivela una grande persistenza dello status nel tempo ». Quanto conterebbero, dunque, i natali? «Consideriamo la correlazione nello status tra figli e genitori. In una società a mobilità totale, la correlazione sarebbe 0. In una società del tutto rigida, sarebbe 1. I nostri dati sui cognomi mostrano che la correlazione oggi, in molti Paesi, vale tra 0,7 e 0,8: questo indica una forte persistenza delle classi sociali attraverso il tempo». E ciò non riguarderebbe solo la parte alta della società: «La frequenza degli stessi cognomi tra chi delinque ci mostra una bassa mobilità molto simile a quella delle classi sociali più agiate» commenta Clark. Sembrano così poco fruttuosi gli sforzi fatti dagli Stati per offrire pari opportunità ai cittadini: «Non c’è sistema scolastico o sociale che tenga: gli attuali tassi di mobilità svedesi che emergono dallo studio dei cognomi non sono più alti di quelli della Svezia e dell’Inghilterra prima della rivoluzione industriale» dice Clark.
E quali sono le cause di tanta rigidità? Secondo Clark i numeri non danno una risposta chiara Però, oltre al passaggio di beni economici attraverso le generazioni – tenendo presente che dai dati aggregati dallo studioso emerge che i patrimoni si azzerano dopo 10-15 generazioni – Clark ipotizza l’esistenza di una sorta di ereditarietà dei tratti (caratteriali e culturali) necessari ad avere successo. Un’ipotesi che sta suscitando critiche e accuse di «determinismo genetico».