Alessandro Da Rold, Linkiesta 21/3/2014, 21 marzo 2014
TENGO CASA. IL PROBLEMA DEI POLITICI ITALIANI
L’Italia è una Repubblica fondata sulla casa. E l’apertura di un’indagine della procura sull’attico di via degli Alfani 8 a Firenze, dove ha abitato per trentaquattro mesi l’attuale presidente del Consiglio Matteo Renzi, riporta le lancette indietro nel tempo, ai tanti scandali che in questi anni hanno toccato politici italiani sulla gestione della propria magione. C’è chi dice che per i politici sia un investimento a medio termine in linea con l’incarico, quindi evitabile, chi sostiene che farsi pagare una casa sia un affare per evitare le tasse. Sta di fatto che nel corso degli ultimi anni si sono moltiplicati gli scandali e il nuovo vento della rottamazione non sembra aver cambiato verso. A pagare l’affitto della casa di Renzi, come scoperto dal quotidiano Libero, è stato dal 14 marzo 2011 al 22 gennaio del 2013, Marco Carrai, Richelieu e miglior amico del segretario del Pd, collezionista di poltrone nelle municipalizzate fiorentine, trentottenne che è in questi giorni impegnato insieme con Luca Lotti, sottosegretario con delega all’editoria, al riassetto delle nomine nelle aziende pubbliche.
La procura di Firenze ha aperto una luce, senza indagati, su una vicenda poco chiara, dove c’è lo zampino di Alessandro Maiorano, dipendente comunale fiorentino, “bestia nera” del “rottamatore” e querelato proprio da Renzi alla fine dell’estate del 2013. Fu Maiorano, lo scorso anno, ad accorgersi che Renzi aveva cambiato residenza dalla casa di Pontassieve a quella di via degli Alfani. E già a settembre parlava di un altro caso “Josefa Idem”, l’ex ministro allo Sport e alle Pari Opportunità che crollò sulla “casa palestra” di Ravenna dove non sarebbe stata pagata l’Ici. Ora è indagata per truffa sui contributi pensionistici, ma fu la casa, la maledetta casa su cui vacillò il governo di Enrico Letta a pochi mesi dal suo insediamento a palazzo Chigi.
Altro giro, altra casa. Persino Marcello Dell’Utri, ex senatore di Forza Italia, già occupato da ben altri problemi, è stato condannato a 8 mesi per aver costruito una casetta di due piani per il birdwatching nella villa sul lago di Como. Eppure la più celebre è quella di Claudio Scajola, ex ministro allo Sviluppo Economico, travolto dalla famosa casa con terrazza sul Colosseo pagata a sua insaputa. Per questa vicenda il potente politico di centrodestra è stato assolto da ogni accusa di finanziamento illecito ai partiti all’inizio di marzo. E lo stesso è accaduto al ministro dell’Interno Angelino Alfano, con meno clamore mediatico. Perché anche il leader di Nuovo Centrodestra dimorò dal 2006 al 2008 in una casa di un imprenditore, tale Roberto Saija, già coinvolto in alcune inchieste sugli appalti nell’eolico in Sicilia dove comparivano a vario titolo personaggi vicini a Matteo Messina Denaro, considerato il capo di Cosa Nostra. La posizione di Alfano è stata archiviata.
Rimanendo nell’area del centrodestra, più centro che destra, non si può non citare la villa in Sardegna di Roberto Formigoni, ex governatore della Lombardia travolto dalle indagini della magistratura sulla vicenda della Fondazione Maugeri. Quella villa con piscina fu comprata da un amico di Formigoni, Alberto Perego, anche tramite Pierangelo Daccò, faccendiere condannato a 9 anni in appello per bancarotta fraudolenta, associazione per delinquere finalizzata a reati fiscali e appropriazione indebita. Restando in Lombardia come dimenticare la vicenda di Massimo Ponzoni, ex assessore all’Ambiente al Pirellone. Mentre era assessore, in teoria, alla difesa del territorio riuscì a ricevere una condanna del Tar per aver costruito due villette abusive su un terreno agricolo non edificabile in quel di Cesano Maderno, piena Brianza.
Persino l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti si ritrovò nel 2011 a dover giustificare l’affitto di una casa che si sospettò essere pagata dall’ex deputato del Pdl Marco Milanese. A lato dei problemi singoli, la vera questione sulle case dei politici è legata poi ai vari scandali di Affittopoli scoppiati tra Roma e Milano. E qui le vicende si moltiplicano. Persino Giuliano Pisapia, attuale sindaco del capoluogo lombardo, fu attaccato dal centrodestra per un affitto di un appartamento in porta Romana. Si trattava delle case del Pio Albergo Trivulzio e fondazione Policlinico date in affitto a prezzi più bassi dopo bandi di concorso.
Putroppo però sono stati in tanti tra politici, persino giornalisti, associazioni, partiti e protagonisti dello star system ad avere accesso a case a prezzi calmierati, inferiori rispetto quelli di mercato. Nel capoluogo lombardo ne pagò le conseguenze pure la storica etoile della Scala Carla Fracci o il fratello di Luca Cordero di Montezemolo. Così come a Roma, tra deputati e senatori. Del resto, persino Umberto Bossi, l’ex leader della Lega Nord, durante la fase degli scandali dovette difendersi dalle accuse per la ristrutturazione della storica casa di Gemonio e per le case della moglie Manuela Marrone: lady Bossi ne annoverava 18, quasi una all’anno dall’exploit politico del Carroccio. Si potrebbe continuare con la vicenda della casa di Montecarlo su cui Libero montò una lunga storia estiva contro Gianfranco Fini: era un lascito ad An della contessa Colleoni che si scoprì essere stata ceduta ad un prezzo di favore ad una società schermata il cui intestatario era il fratello di Lady Fini, Elisabetta Tulliani. Insomma casa & politica sono una storia antica, avvinghiata. Molto spesso, ipocritamente, «a loro insaputa».