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 2014  marzo 22 Sabato calendario

QUARANTA

«Cosa faccio la prossima stagione? Non lo so. Certo che vedere Giggs giocare in Champions a quarant’anni…» (Javier Zanetti).

DOPOGUERRA «Mi fa piacere che uno dei più grandi giocatori del dopoguerra mi dia la possibilità di pensare a lui per il Brasile. L’età è quella che è, anche se lui sta dimostrando di reggere i ritmi» (Cesare Prandelli e l’ipotesi di portare Francesco Totti al Mondiale).

VERTICE «Un atleta deve dire basta quando è al vertice e io ci sono arrivata dopo l’oro di Sochi. La mia è stata una carriera da sogno, ho vinto tutto, è arrivato il momento di chiudere» (la sciatrice tedesca Maria Riesch).

DONNA «Voglio nuotare fino all’Olimpiade 2016, poi lascerò. Vorrei essere moglie, madre, con un lavoro tranquillo. Sono una persona riservata, non credo che, dopo il nuoto, avrò ancora voglia di stare sotto i riflettori. Ho voglia di cominciare a crescere. Voglio diventare una donna» (Federica Pellegrini).

ESISTENZA «Posso avere il rammarico di non aver vinto qualche partita importante, ma la vita non inizia e finisce su un campo da gioco. Avere altri interessi mi ha sempre aiutata, il tennis è solo un momento della nostra esistenza» (Flavia Pennetta).

PAGARE «Guardando in campo Messi e Ronaldo capisci che, come me anni fa, anche loro pagherebbero pur di giocare a calcio» (Eric Cantona).

MATTI «Allenare in Italia è un lavoro da matti perché quando hai fatto tutto in realtà non hai fatto niente. Devi allenare la squadra, il direttore sportivo, i tifosi. E quindi è un bel casino» (Sinisa Mihajlovic).

SE «Se Conte non avesse fatto la gavetta non sarebbe arrivato lì: se Seedorf avesse fatto quel percorso avrebbe avuto le armi giuste per affrontare questa situazione al Milan» (Serse Cosmi).

SIMPATICO «La gente mi piace, parlo con tutti. Se un tifoso mi chiede un autografo sono capace di fare anche cento metri per andare da lui. Anche se non credo di essere considerato uno simpatico» (Ezequiel Schelotto).

MADE IN ITALY «Il calcio è diventato uno sport sempre più globalizzato, perciò il made in Italy del Sassuolo è un segnale importante. L’altra domenica, giocando contro il Catania pieno di stranieri, ho pensato che per un italiano non deve essere facile trovare posto in una squadra così esterofila» (Simone Missiroli).