Stefania Rossini, L’Espresso 21/3/2014, 21 marzo 2014
LASCIATE IN PACE ALESSANDRA MUSSOLINI
[Risponde Stefania Rossini] –
Cara Rossini, la notizia del coinvolgimento del marito dell’onorevole Alessandra Mussolini nell’inchiesta delle baby prostitute dei Parioli, mi ha suscitato più pensieri di quelli che dedico ai fatti di cronaca, non essendo, per esempio, una fan di delitti e loro ricostruzione morbose. In questo caso mi è sembrato però che entrassero in campo sia il mito, con l’irruzione della nemesi, sia la cultura di una parte di questa nostra società. La nemesi riguarda la risposta del fato alle tante battaglie fatte in Parlamento dalla Mussolini in favore dei minori, non ultima aver alzato la condanna a quattro anni di carcere in caso di rapporti sessuali con loro. E qui la parlamentare è solo una vittima innocente. Non credo che lo sia invece per la cultura che incarna e propaga, che può riassumersi nella triade del nonno: patria, famiglia, religione. In un mondo che si apre a ogni forma di legittima libertà, dove persino il Papa ha portato una ventata di anticonformismo, rimanere ancorati a questi valori non può che generare un’implosione maligna, dove la donna, se non è moglie e madre, è cittadina di seconda classe, quindi utilizzabile come merce. Non basta vestirsi di bianco per chiedere le quote rosa se si è vive accanto a un uomo, a suo tempo sposato in gran pompa in quel di Predappio, capace di procurarsi sesso a pagamento con ragazzine più giovani delle proprie figlie. Mi fa compassione la donna, ma non la sua cultura e il suo modo di farne una bandiera. Almeno fino a oggi.
Gioacchino Fronti
Mi ero ripromessa di non pubblicare nulla sulla vicenda che ha colpito Alessandra Mussolini e i suoi familiari, ma questa lettera mette in campo argomenti non voyeuristici e non banali che lascio alla riflessione dei lettori. Da parte mia vorrei aggiungere soltanto il disagio di fronte alla quantità di dettagli privati raccontati senza nessuna attenzione per un’umiliazione pubblica che ha penosi risvolti privati, e che ha prodotto persino il rifiuto di recarsi a scuola dei figli più piccoli di Fioriani e Mussolini. Non conosco la Mussolini e non ho alcuna simpatia per le sue idee e le sue battaglie ideologiche, ma in questo come in casi analoghi non si può che restare mortificati da un accanimento informativo (definizione del garante della Privacy) senza misura né rispetto per degli innocenti. Non c’è una legge che regoli davvero questa misura, c’è soltanto la responsabilità di ciascun giornalista a conciliare il dovere di cronaca con la propria coscienza.
[Risponde Stefania Rossini] –
Cara Rossini, la notizia del coinvolgimento del marito dell’onorevole Alessandra Mussolini nell’inchiesta delle baby prostitute dei Parioli, mi ha suscitato più pensieri di quelli che dedico ai fatti di cronaca, non essendo, per esempio, una fan di delitti e loro ricostruzione morbose. In questo caso mi è sembrato però che entrassero in campo sia il mito, con l’irruzione della nemesi, sia la cultura di una parte di questa nostra società. La nemesi riguarda la risposta del fato alle tante battaglie fatte in Parlamento dalla Mussolini in favore dei minori, non ultima aver alzato la condanna a quattro anni di carcere in caso di rapporti sessuali con loro. E qui la parlamentare è solo una vittima innocente. Non credo che lo sia invece per la cultura che incarna e propaga, che può riassumersi nella triade del nonno: patria, famiglia, religione. In un mondo che si apre a ogni forma di legittima libertà, dove persino il Papa ha portato una ventata di anticonformismo, rimanere ancorati a questi valori non può che generare un’implosione maligna, dove la donna, se non è moglie e madre, è cittadina di seconda classe, quindi utilizzabile come merce. Non basta vestirsi di bianco per chiedere le quote rosa se si è vive accanto a un uomo, a suo tempo sposato in gran pompa in quel di Predappio, capace di procurarsi sesso a pagamento con ragazzine più giovani delle proprie figlie. Mi fa compassione la donna, ma non la sua cultura e il suo modo di farne una bandiera. Almeno fino a oggi.
Gioacchino Fronti
Mi ero ripromessa di non pubblicare nulla sulla vicenda che ha colpito Alessandra Mussolini e i suoi familiari, ma questa lettera mette in campo argomenti non voyeuristici e non banali che lascio alla riflessione dei lettori. Da parte mia vorrei aggiungere soltanto il disagio di fronte alla quantità di dettagli privati raccontati senza nessuna attenzione per un’umiliazione pubblica che ha penosi risvolti privati, e che ha prodotto persino il rifiuto di recarsi a scuola dei figli più piccoli di Fioriani e Mussolini. Non conosco la Mussolini e non ho alcuna simpatia per le sue idee e le sue battaglie ideologiche, ma in questo come in casi analoghi non si può che restare mortificati da un accanimento informativo (definizione del garante della Privacy) senza misura né rispetto per degli innocenti. Non c’è una legge che regoli davvero questa misura, c’è soltanto la responsabilità di ciascun giornalista a conciliare il dovere di cronaca con la propria coscienza.