Stefano Bartezzaghi, L’Espresso 21/3/2014, 21 marzo 2014
SEI UN GRANDE
Ancora la Grande bellezza? Sì ma con una maiuscola diversa dal solito: perché il giorno dopo la vittoria all’Oscar di Sorrentino è incominciata la nuova edizione del Grande Fratello. E come è cominciata? Ma certo, alla Grande! Il giorno dopo ancora è stato annunciato il ritorno in sala della Grande illusione (capolavoro di Renoir: e qui che si tratti di una festa per il cinema non può dubitarlo nessuno) e ci sono coincidenze che vanno interrogate, almeno per essere sicuri che siano fortuite. Grande, grande, grande: e come te sei grande solamente tu. «Grande» è una delle parole di massima diffusione dell’italiano. La si impara da piccoli, e proprio in opposizione all’essere piccoli: il mondo dei grandi è vasto e incomprensibile, spesso non si lascia raggiungere neppure dalla minima richiesta di spiegazioni («quando sarai grande, capirai», ritornello che Edoardo Bennato ha mutuato da una frase che chiunque si è sentito rivolgere). Ogni bambino vuole diventare «grande», grande come tutti gli adulti, non più degli altri: perché grandi lo si può essere in due modi, in quanto adulti o in quanto eccellenti. È infatti diffuso anche il complimento: «sei un grande». Il complimento è molto inviso a Carlo Verdone (uno degli attori nel cast di Paolo Sorrentino) il quale, con qualche ragione, si interroga su quale sostantivo resti non detto: fra quelli possibili, molti non sono lusinghieri. La speranza è che significhi «sei un grande uomo», e peraltro «grande donna» è uno dei pochi complimenti senza risvolti sessisti. Ma è sempre meglio specificare. A determinare il successo che arride all’aggettivo ai tempi nostri vi è anche l’uso in alternativa a «vecchio». «Vecchio» si dice solo degli ultranovantenni, e neanche sempre. E usato in questo senso è l’unica occasione in cui si è contenti di pronunciare una frase come «Quello è molto più grande di me». Proprio come con gli anni, non sempre chi è grande dimostra di esserlo: vale per gli adulti, per le città, chissà se anche per i fratelli ma certamente, e inesorabilmente, per le illusioni. Anagramma: Carlo Verdone = lode converrà?