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 2014  marzo 21 Venerdì calendario

GERONIMO, LA NONNA E LA LETTERA NASCOSTA


Esiste una seconda lettera. Lidia Peveri, la nonna di Geronimo La Russa scomparsa lo scorso autunno, non aveva scritto solo la memoria rivelata da "l’Espresso" una settimana fa, e che tante polemiche ha suscitato. Il 21 settembre del 2011 era andata nello studio dell’avvocato di fiducia, a Melegnano, e aveva messo nero su bianco le preoccupazioni di quei giorni. Non l’aveva fatto soltanto perché rimanesse «il ricordo», come aveva ripetuto nel primo documento, dell’inganno che riteneva di aver subito da Geronimo. Aveva la necessità di spiegare perché degli ultimi beni di famiglia rimasti in suo possesso non lasciava nulla al nipote, nato dal matrimonio della figlia Marica con l’ex ministro Ignazio La Russa. E sentiva il bisogno, in occasione della lettura del testamento, di far sentire la propria voce perché fra la stessa Marica e il fratello Libero – lo zio che Geronimo ha accusato di aver manipolato la prima lettera – tornassero, si legge nel documento, «la pace e l’affetto che sempre hanno regnato nella mia famiglia e nel mio cuore».
Questa seconda lettera è rimasta segreta per oltre due anni, affidata ai legali dello studio guidato dall’avvocato Guido Grignani, specializzato proprio in successioni, nonché uno dei più conosciuti nella zona a Sud di Milano. È stata consegnata e letta alle parti come da volontà della signora Lidia, il giorno dell’apertura del testamento vero e proprio. Della sua esistenza non sapeva nulla fino a quel giorno nemmeno Libero Cottarelli che, contattato telefonicamente in Romania, dove vive, ha deciso per la prima volta di rispondere alle accuse che gli sono piovute addosso: «Non vogliamo né vorremo mai un centesimo, pretendiamo solo che tutta la verità venga a galla», spiega.
Il nuovo documento rivela altri aspetti dei dubbi che, due anni fa, avevano colto la nonna di Geronimo. Nella prima lettera, datata 21 aprile 2011, la signora Peveri aveva raccontato di quel pomeriggio dell’agosto 2010, quando il nipote l’aveva accompagnata in banca e, agendo in tutta fretta vista l’imminente chiusura dell’agenzia, stando alla missiva l’aveva spinta a sottoscrivere a sua insaputa una polizza vita da 175 mila euro, con lo stesso Geronimo quale beneficiario. Il giovane La Russa, in un’intervista, ha respinto questa ricostruzione, definendo la polizza «un regalo fortemente voluto dalla nonna, con la quale avevo un rapporto speciale». Suo padre Ignazio, in un’altra intervista, ha aggiunto ulteriori particolari, relativi al momento in cui, all’apertura del testamento, il figlio ha scoperto che la nonna aveva cambiato due volte l’indicazione della persona a cui destinare i soldi dell’assicurazione, scegliendo infine la moglie dello zio, originaria delle Filippine. «Geronimo mi dice che la nonna aveva insistito per intestargli la polizza. Lui pensava di essere il beneficiario. Libero gli ha detto: ti sbagli, è cambiato», ha raccontato Ignazio, rivelando che Geronimo aveva registrato una telefonata con la signora Lidia quando lei, negli ultimi mesi di vita, era in Romania con la famiglia di Libero. Sul motivo per cui registrasse le telefonate con la nonna, ha spiegato: «Voleva capire come stava. Sospettava che volesse tornare e non le fosse permesso».
Eppure, al di là dello scontro fra parenti, l’anziana signora nella lettera di accompagnamento al testamento consegnata ai suoi legali qualche mese dopo la scoperta della polizza, aveva diverse cose da dire. «Scrivo quanto segue per amore di verità e giustizia», è l’incipit. Poi prosegue: «Ho quattro nipoti. Geronimo è oggi proprietario, per motivi che ancora non comprendo, della maggior parte del patrimonio della famiglia Cottarelli». Un patrimonio milionario, va ricordato, che comprendeva immobili a Riccione, Melegnano e Milano, nonché terreni, titoli e depositi. Lidia dice di essere stata indotta a donare a Geronimo «a causa delle sue insistenze» alcuni di questi immobili. E aggiunge che, considerando anche le risorse del padre, «ho scritto il mio testamento nominando solo gli altri tre nipoti». Poi riapre la questione del passaggio alla figlia Marica - e successivamente a Geronimo stesso - delle quote nella Metropol, la società proprietaria dell’immobile dove un tempo sorgeva l’albergo di Riccione, vanto della famiglia, poi trasformato in una serie di negozi e uffici, dati in affitto a terzi, ricordando come il figlio Libero avesse accettato la sua preghiera di donare la propria quota alla sorella «senza chiedere nulla in cambio».
Vecchie questioni, dunque, che l’anziana signora negli ultimi anni sembrava rimettere in discussione. Poi aggiunge un passaggio illuminante su una questione su cui, oggi, Geronimo e Libero si scontrano a viso aperto. Dice: «Mi sento molto sola. Non posso nemmeno accogliere l’invito di Libero che vorrebbe andassi a vivere con la sua famiglia. Voglio restare vicina al cimitero dove riposa mio marito». La Russa jr ha accusato lo zio di aver trasportato l’anziana nonna prima in Paraguay, dove Libero ha vissuto per anni, poi in Romania, dove «stremata, è morta», ha detto. Libero, interpellato da "l’Espresso", risponde: «Mia madre si convinse a trasferirsi dopo una brutta caduta nella sua stanza, all’Istituto dei Ciechi di Milano, dove l’avevano ricoverata. Andammo a prenderla il primo giugno 2012, e il 30 giugno volle partire senza salutare nessuno. Geronimo aveva un rapporto tanto premuroso con lei che, a quanto ne sappiamo, si accorse della sua partenza solo l’11 luglio».
Quanto alla veridicità e spontaneità della prima lettera, Libero ribatte che tutti gli scritti precedono il momento in cui lui arrivò a Milano: «Quando li scrisse io ed i miei eravamo in Paraguay, della lettera e di altri scritti ho saputo solo quando li consegnò a mia moglie, molto tempo dopo». E dice: «Da molti anni Geronimo si comporta con me in modo inaccettabile. Ho sempre preso nota e taciuto per amore di pace ma soprattutto per rispetto a suo padre, che in tempi lontani mi aiutò disinteressatamente. Poi però Geronimo ha passato ogni limite, offendendo me e mia moglie. Mi ha imposto una transazione patrimoniale che ubbidiva solo ai suoi desideri, contravvenendo non solo alle esplicite volontà della nonna ma anche ai suggerimenti saggiamente esposti da suo padre in una lettera che mi inviò nell’agosto 2012, e che molto apprezzai». Accuse, smentite, annunci di reciproche querele. Un litigio che sembra non finire, nonostante non vi siano altri beni da spartire. E a dispetto dell’ultimo appello della signora Lidia: «La mia unica speranza è che torni la pace».