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 2014  marzo 20 Giovedì calendario

FUKSAS JR. CI SONO COSE CHE VOI PICCOLI BORGHESI


Il 2 aprile esce un libro, la cui lettura è consigliata al ministro Pier Carlo Padoan, un utile compendio per capire come vivono i ricchi italiani.
La figlia di (Rizzoli, 396 pagine, 18,50 euro) è il romanzo di Elisa Fuksas, 33 anni, effettivamente «figlia di» Massimiliano, celebre archistar. È il suo esordio letterario, dopo la prova cinematografica dell’anno scorso con Nina. Questa volta il romanzo racconta la vita, naturalmente infelice, di «una figlia di». Che pur avendo tutto, resta irrisolta, intrappolata in giornate noiosissime, con un rapporto difficile con il padre, star della fotografia, e la madre sempre perfetta, ex modella. Autobiografico? Fuksas nei ringraziamenti si sente di dover tranquillizzare: «Per niente: vi prego non ridete». E allora entriamo seri nel magico mondo di Olimpia, tra prosciutti Pata Negra da 4 mila euro e sandali di Balenciaga dimenticati nella borsa dall’estate precedente. Al grido: «Ormai solo i ricchi sono rimasti a essere di sinistra», l’esordiente racconta con lo sguardo dell’insider, un mondo che a voi umani, o meglio Pb (piccoli borghesi), sarà sempre interdetto. Per esempio: «I quadri, si sa, non si appendono più da almeno trent’anni», si appoggiano al muro lasciando le pareti lisce. Si sa?
Anche bussare a una porta di un bagno è da Pb, «è un atto di sottomissione» dice la sorellina. Dunque, entrate nel bagno decisi senza chiedere permesso. E pazienza se dentro c’è qualcuno intento a basse attività corporee, se protesta è Pb. Olimpia odia gli asciugamani di spugna: «Sono così tristi». È cresciuta con i Mariage Frères, i celebri tè parigini (dove l’autrice ha casa, per coincidenza). Peggio per voi se siete fermi alla bustina Twinings. Ha preso l’autobus la prima volta a 11 anni, però era stata a Tokyo tre volte.
Sublimi le descrizioni delle case in cui vive. Quella in Toscana, per dire (per coincidenza lei ne ha una) ha letti balinesi, bagno turco con mattonelle marocchine fatte venire da Parigi e poi cristalli d’ambra e petali di rosa anneriti (voi siete ancora lì, orgogliosi della vostra doccia con la cromoterapia). Il pavimento di cotto è riscaldato. «Niente a che vedere con il solito cotto gelato delle case di campagna, quelle che puzzano di umidità, con l’intonaco gonfio che sta per staccarsi». E qui Fuksas fa tanto male, ci si sente salire le lacrime al pensiero del poderino a Capalbio da Pb, con pavimento freddo e cassetti che sanno di muffa. Ma la batosta arriva sul cibo preparato dallo chef: tortelli al cardo selvatico, sale di palude francese e foglie di vite. Inarrivabili.
Ma, malgrado il cardo, gli stuoli di autisti e di filippini, il quadro di Boetti in cucina, i copripiumoni setosi, il travaglio di Olimpia non si placa: si può essere ricchi e purtuttavia felici? La domanda è amletica, ma alla fine Fuksas troverà una risposta di sapore statistico-sodale: «I ricchi detengono più di un terzo della ricchezza globale. E lei. Olimpia, appartiene a questo gruppo di persone. È disgustosamente ingiusto, ma è come stanno le cose». Forza, ministro Padoan.