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 2014  marzo 20 Giovedì calendario

COSA PIACE DAVVERO ALLE DONNE


Ogni volta che una donna si chiede cosa le piace veramente a letto, da qualche parte del pianeta uno scienziato studia per trovare la risposta, ma al momento non ne esiste una definitiva. E questo non perché siamo (anche) “dolcemente complicate” ma, più spicciamente, perché studiosi e (soprattutto) studiose se ne occupano da poco e ne sanno quasi niente. Per dire: non c’è una verità risolutiva sul punto G, esiste (pare) l’orgasmo cervicale, ma è (forse) impossibile appurarlo scientificamente, le ghiandole di Skene da cui dipende l’eiaculazione femminile spesso non sono riportate nei disegni dei genitali femminili. L’ignoranza sulla fisiologia fa pendant con le diffuse opinioni sul nostro rapporto con il sesso: romantiche, nate per la monogamia, ispirate dalla procreazione.
E invece il giornalista americano Daniel Bergner, nel suo recentissimo Che cosa vogliono le donne (Einaudi), mette in fila i migliori studi con interviste a esperti e svela: il desiderio sessuale femminile è vigoroso e primitivo, siamo intrepide come le topine che inseguono il maschio per essere soddisfatte, saltellanti di fiore in fiore finché sazie. Di questo appetito ci vergogniamo, o peggio, non ci accorgiamo. Come racconta l’esperimento del pletismografo di Meredith Chivers (psicologa, Queen’s University), un minuscolo oggetto per misurare la lubrificazione e quindi l’eccitazione sessuale. Secondo i dati, le donne s’accendono con ogni sorta di scena promiscua ma, se intervistate, riferiscono di essere stimolate solo da quelle politicamente corrette. E sono sincere. In sintesi: ci persuadono che sia naturale un’indole sessuale remissiva e invece è solo cultura per domare l’irriverente verità biologica: siamo pari ai maschi, forse un pelino più spavalde.

Riprendersi il piacere
Dunque, le donne sono, siamo, dovrebbero essere pronte a riprendersi il maltolto. Il libro ha avuto – giustamente – una notevole eco: ricco, documentato, ben scritto. E però. Davvero la consapevolezza sul nostro desiderio è solo chiusa nei laboratori? Se non c’è una risposta universale, avrà più valore l’esperienza individuale? Non è che tra le donne avanza la coscienza su che cosa vogliono e se lo prendono? Senza fare (o quasi) rumore? Cristina Luzzi è la responsabile italiana di Valigia rossa, scrigno di lingerie e sex toys a domicilio. In quattro anni ha formato 98 agents provocateurs, tutte donne. Lavorano molto al nord e in provincia, dichiarano un aumento del 35 per cento di fatturato nel 2013: «Non conosciamo crisi. Le clienti sono meno spaventate, il bestseller 50 sfumature di grigio ha autorizzato a nominare fantasie indicibili in posti impensabili, non si sentono sole ne strane. E il compagno può diventare complice». La ginecologa Ana Lopez, 40 anni di servizio tra Uruguay, Svizzera e Italia, constata: «È ormai chiaro a tutte che una buona sessualità fa filare meglio la vita e ci mettono impegno». Slavina, scrittrice e regista degli spot Lila anti Aids (ultima sul Femidom, preservativo femminile), annota: «Le più giovani e consapevoli hanno un immaginario sessuale da protagoniste. Sanno che desiderare con pari potenza non porta alla crisi del maschio e/o all’estinzione della specie. Anzi. Credono nell’evoluzione. Tifano per gli uomini 2.0, cioè complici, curiosi, interlocutori. E io, come loro, li trovo molto eccitanti».

Maschi complici
I maschi gioiosi e intelligenti, così aperti da dire: «I vibratori fanno per noi quel che la lavastoviglie fa per le donne moderne» (battuta geniale, rubata a Lori Gottlieb, New York Times), sono molti di più di quanto ti aspetti. Steve Thomson – Global marketing manager della Lelo, top brand di adult toys – dichiara: «Le nostre clienti hanno, in maggioranza, rapporti stabili. È sempre dentro una relazione che si consuma il sesso». Maria Barbuto, psicanalista lacaniana, lavora presso Jonas a Milano: «Per le donne il piacere si compie nel sentirsi unica nel desiderio dell’altro. Una gratificazione che, per non diventare dipendenza, chiede di essere consapevoli: non tutti gli incontri sono perfetti. Saperlo serve a separare l’esito di una serata (o di una storia) dalla definizione di se stesse: sono sbagliata? No. Solo che l’incastro non è avvenuto». E quando la connessione si perde? «Il comfort della casa e la tenerezza uccidono l’erotismo. Ci sono piccoli trucchi per evitarlo. Celarsi sempre un po’, darsi spazio e tempo per corteggiarsi». Funziona? A volte sì, a volte no. Scrive Bergner che, per le case farmaceutiche, la partita del Viagra rosa vale quattro miliardi all’anno solo in America. Eppure di fronte ai risultati sbalorditivi del Bremelanotide, in laboratorio e sulle donne, i capi della casa farmaceutica s’erano spaventati: come assicurare che tanto furore si rivolgesse solo al marito? Non c’era modo. Con la scusa degli effetti collaterali, ritirarono la domanda di autorizzazione alla Food and drug administration. Dando ragione a Bergner: la paura del caos sessuale la vince su tutto, pure sui soldi. (P.S. Il matrimonio non è un afrodisiaco, ma dentro ci sono mille altre cose. E anche questo le donne lo sanno).