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 2014  marzo 20 Giovedì calendario

PERISCOPIO


Ad aprile Renzi andrà in Cina. Per una volta siamo noi a mandargli un tarocco. Spinoza. Il fatto.

Ho visto delle cose che voi umani non potete neanche immaginare, per esempio D’Alema e Renzi uniti nella lotta. Jena. La Stampa.

A Salerno mi votano anche le pietre. Vincenzo De Luca, sindaco Pd di Salerno. la Repubblica.

Per Roma, niente da fare. Non abbiamo la copertura nemmeno per un decreto salva Orte. Giuliano. Il Fatto.

Le matrone tedesche hanno un debole per gli italiani impuniti. Secoli di storia e chilometri di lungomare romagnolo sono lì a testimoniarlo. Angela aveva scartato tutti gli altri pretendenti: quel Silvio greve, liscio come un tapis roulant e troppo anziano. Il professor Monti: algido, secchione, più noioso di un tedesco. E il composto Enrico, un bravo ragazzo, come lo definì lei con un’espressione che, sulle labbra di una donna, non è mai sintomo di passione. Ma, alla fine, è arrivato Matt. Il principe azzurro e simpaticamente un po’ buzzurro, con l’energia della giovinezza e il bottone del cappotto abbottonato zeppo che stimola tenerezze materne. Ad Angela sono crollate le difese. Si è tolta lo spread dagli occhi e lo ha guardato come la figlia di un pastore tedesco può guardare una giovane marmotta in Italia. Massimo Gramellini. La Stampa.

Bettino Craxi trasformò il Psi da una comunità terapeutica di sinistra in un partito veloce e deciso. Fabrizio Rondolino. Il Giornale.

Durante il processo contro i no Tav a Torino è stato ascoltato, a un certo punto, il consigliere regionale grillino Davide Bono, il quale, finita la propria deposizione, ha postato su Facebook una protesta per il fatto che «uno dei tre giudici, la Cibatti, avesse detto di me, fuori dal microfono, ’’questo qui non capisce niente’’». Ecco. Non ho fatto neppure in tempo a stupirmi per l’esistenza insospettabile di un magistrato intelligente, che la magistratura ha prontamente smentito. Andrea’s Version. Il Foglio.

Nutro da sempre una naturale simpatia per i carabinieri. Per me, sarò forse un po’ antico, o tradizionalista, la loro divisa è rassicurante. In un paese lacerato dalla disonestà, la figura del carabiniere rappresenta qualcosa di profondamente leale. D’altronde l’Arma, nata nel lontano 1814, fu pensata e voluta come un corpo militare formato dalla gente a difesa della gente. Forse per questo, più che ai giudici, il concetto di legge è legato proprio al ruolo del carabiniere, vale a dire a colui che lavora nell’ombra, spesso educatamente, per farla rispettare. Enrico Vanzina, Commedia all’italiana. Newton Compton.

Nei nostri paesi, in Romagna, per essere ascoltati bisogna esercitare una professione liberale, leggere gli articoli di fondo e sapere, all’occasione, spiegare una parola difficile tipo «parastatale», ad esempio, «simultaneo» o «concomitante». Se una di queste parole poi entra nell’orecchio di chi vi ascolta, allora non gli sfuggirà più. A distanza di anni la ripeterà anche quando meno occorre. Come piacciono le parole difficili ai miei compaesani! Un tempo, ricordo, bazzicava per casa un sensale che, udita non so da chi di noi la parola «analogo», la ripeteva ogni cinque minuti per intercalare il discorso. Leo Longanesi, Parliamo dell’elefante. Longanesi, 1947.

L’ultima volta che incontrai Peggy Guggenheim, sempre nella sua casa di Ca’ Venier dei Leoni, le parlai della sua annosa polemica con la più stupida burocrazia del mondo: quella lagunare. Basti pensare che disse no alla sua favolosa collezione, per una ridicola questione di tasse, di clausole, di carte da bollo. «Ma scusi», le domandai, «non prova rabbia per questi poveri idioti? Non ha risentimenti?». «No», rispose, con il suo più valido sorriso. «Tale è il piacere che mi dà Venezia con la solo possibilità di abitarvi, che mi sento ancora in debito...». Nantas Salvalaggio, La provincia avvelenata. Mondadori, 1981.

Mio nonno faceva il carrettiere e non è che avesse un’idea politica vera e propria, lui sapeva che esistono e sono sempre esistiti i ricchi e i poveri e non c’è niente da fare, è inutile che ti fai venire idee strane, è meglio che ti rassegni e basta. Ma quando però uno si trova con l’acqua alla gola e non ce la fa a tirare avanti la famiglia e ti chiede a te, che stai pieno di roba, di farlo lavorare o di pagarlo una lira di più, tu non gli puoi far sparare addosso dai carabinieri o dai soldati: «E che madonna diceva fra di sé mio nonno». Antonio Pennacchi, Canale Mussolini. Mondadori.

Giorno di primavera / così tranquillo e dolce /perché mai solo i fiori di ciliegio / hanno vita tanto breve? Tamonori Kino.

A Roma andavo spesso con Tarkovskij in un caffè di piazza Bologna. Io non parlavo il russo e lui, a stento, l’italiano. Lingua che, peraltro, anch’io masticavo poco o nulla. Ciononostante disquisivamo per ore sulla vita, sui massimi sistemi e, una volta, anche su Heidegger. Questo ha incuriosito il proprietario del bar, che un giorno mi prese da parte e mi chiese: «Ma, mi dica, in che lingua vi parlate?». Io gli risposi: «In italiano, ovviamente». E lui fece una faccia che ricordo come se fosse ieri. Michael Kruger, editore tedesco. Der Spiegel.

Mi precipitai verso un isba. Dentro c’erano tre ragazze. Erano giovani e mi sorridevano tentando così di indurmi a non cercare quello per cui ero entrato. Trovai del latte e ne bevetti un poco; e, in un cassetto, tre scatole di marmellata, alcune gallette, del burro. Tutta roba italiana presa forse in qualche magazzino militare abbandonato. Le tre ragazze, ora, quasi piangevano e mi si facevano attorno con preghiere. Mi sforzai di spiegare loro che quella era roba italiana e non russa, e che quindi potevo prendermela, e che avevo fame e che i miei compagni avevano fame. Ma le ragazze quasi piangevano, mi guardavano supplichevoli, e così lasciai loro una scatola di marmellata e un pacchetto di burro. Uscii con il resto della roba rosicchiando una galletta. Le tre ragazze russe guardavano per terra e dicevano: «Spaziba», grazie. Mario Rigoni Stern, Il sergente nella neve. Einaudi.

La nebbia regnava sui viali semideserti, sulle panchine vuote, sulle verdi fontanelle di ghisa con lo stemma comunale. Impastandosi al veloce buio di novembre, di lì a poco avrebbe cancellato gli scenari arborei, la statua allampanata del generale Sirtori e quella pensosa del Rosmini, il Museo di Storia naturale con la sua mole. Luigi Santucci, Il Velocifero. Mondadori.1963.

CERBOTTANA: cervo femmina di facili costumi. Dizionario satirico.

Ho un solo desiderio, continuare ad averne tanti. Roberto Gervaso. il Messaggero.