Domenico Cacopardo, ItaliaOggi 20/03/2014, 20 marzo 2014
RICHIESTA DI ARRESTO PER L’ON. PD FRANCANTONIO GENOVESE, IMPOSTO DA VELTRONI, PROTETTO DA BERSANI, RIPESCATO DA RENZI. BRUTTA FIGURA
La richiesta di arresto del deputato Pd Francantonio Genovese, formulata al Parlamento dal Gip di Messina su conforme richiesta del pubblico ministero, non è cosa da passare sotto silenzio. Francantonio Genovese è il figlio del senatore Luigi Genovese, cognato del boss democristiano Nino Gullotti, ministro di lungo corso e controllore di una parte importante del potere siciliano e nazionale. Questo senatore Luigi Genovese venne nominato «gerente generale dell’Agip» in Sicilia, negli anni in cui Gullotti si affermava come uomo di riferimento dell’area dorotea. Perciò, chiunque volesse aprire un distributore Agip o un negozio Agipgas nell’isola doveva passare dalle forche caudine degli uffici del senatore. Unico erede del padre e dello zio Gullotti, Francantonio Genovese si è trovato a gestire un imponente patrimonio, tanto imponente da indurlo a dichiararsi ’finanziere’ nei curriculum parlamentari.
Una parte dei suoi quattrini sono investiti nella società (maggioranza Franza) che gestisce i traghetti privati dello Stretto. Senza preoccuparsi del palese conflitto di interessi, si è messo alla testa nel movimento No-ponte, tanto da sfilare in prima fila nelle manifestazioni. Sindaco di Messina per il centro-sinistra, si è distinto in tante operazioni critiche. Fra queste quelle che hanno spinto il pubblico ministero a chiederne l’arresto. La sua giunta, ch’era minoranza in consiglio comunale, riuscì ad acquistare (in tutti i modi) un vasto consenso nell’opposizione, talché la sua anticipata rimozione dalla carica venne decisa per commissariamento. Il processo in cui è imputato riguarda un sistema ben concepito per lucrare, attraverso società a lui riconducibili, i fondi stanziati per la formazione professionale. Un metodo raffinato che, pare, comprendesse l’acquisto degli immobili in cui i corsi di formazione si sarebbero tenuti, in modo da incassare anche gli oneri di locazione.
Il caso Genovese non è, però, un caso di normale malversazione di provincia. Assume un rilievo nazionale, giacché Veltroni, segretario del Pd, lo volle segretario regionale del partito e, poi, deputato nazionale. Rieletto per la protezione, anche questa colpevole, di Pierluigi Bersani, è passato, al momento giusto, nelle schiere dei renziani. La cosa più paradossale è che, accanto alla notoria incapacità di articolare un discorso politico appena intellegibile e alla capacità di manovra su terreni, come dire, impropri, l’onorevole Genovese ha goduto anche della protezione del Pd messinese che lo conosceva bene per doti (scarse) e per difetti, tanto da candidarlo al comune prima e poi al Parlamento.
Chissà se questo nuovo e giovane gruppo dirigente del Pd saprà avviare un’operazione chiarezza per il Pd di Messina (terzo dopo Pdl e Grillo nel 2013), sceverando i complici da coloro che hanno protestando subito.