Claudio Antonelli, Libero 20/03/2014, 20 marzo 2014
LA VOTAZIONE IGNORATA IN PATRIA MA SEGUITA DA BBC E AL JAZEERA
Mentre il referendum sull’indipendenza veneta si avvicina al milione e 200 mila votanti, l’Italia più che interrogarsi sulle ragioni del malessere preferisce puntare il dito sull’illegittimità del plebiscito. Dubbio comprensibile, sebbene la Costituzione non ne vieti di per sé la scelta espressiva. Sarebbe però più interessante analizzare il fenomeno da un punto di vista più ampio, dal momento che non si tratta di un caso isolato in Europa. La Scozia e la Catalogna dimostrano che forse si sta avviando un ripensamento delle logiche che hanno contraddistinto gli ultimi venti anni e il progressivo accantonamento del concetto di macroregioni.
In un’intervista a Libero il governatore leghista della Regione Veneto Luca Zaia, in merito alle motivazioni di questo plebiscito, aveva detto che molte persone vogliono l’indipendenza «perché, strangolate dalla crisi, chiedono tassazioni più basse». Poi lasciandosi andare aveva aggiunto: «Mi piacerebbe che pensassero all’indipendenza come movimento culturale, tipo Catalogna o Scozia». Non è forse un caso se l’opinione pubblica straniera si sta dimostrando molto attenta al voto in corso in Veneto. Hanno dedicato articoli e approfondimenti il Times, il Telegraph, l’Independent, The Australian, Huff Post Canada e ovviamente un lungo elenco di testate scozzesi.
La prima a puntare i fari sugli organizzatori di plebiscito.eu e a intervistare il promotore del sì, Gianluca Busato, è stata Russia Today. Per ovvi motivi il canale news ha cavalcato la vicenda cercando di accostarla il più possibile al referendum appena votato in Crimea. E ha spedito a Venezia una troupe. La forzatura è da un certo punto di vista comprensibile se si vuole fare propaganda. Ma un’attenzione simile è arrivata anche dalla tivù di Stato inglese. L’altro giorno la Bbc ha dedicato al referendum il terzo titolo del notiziario. Anche il corrispondente da Roma ha accostato il referendum veneto a quelli che toccheranno la Catalogna e la Scozia il prossimo settembre.
Oggi a Silea, presso la sede del Comune, si terrà una conferenza stampa a cui hanno già chiesto di partecipare Russia24, Nbc News e Al Jazeera International. Tolta la prima testata, le altre due non possono certo essere tacciate di interessi di parte. Molto è dovuto all’abilità mediatica degli organizzatori e alla pazienza che hanno avuto nel costruire una rete di sostenitori esteri ed italiani (una sorta di Confindustria ombra secessionista) che ha un piede in veneto e uno a Londra. Allargare la discussione fuori dal dialetto veneto e portarla a Bruxelles e in Inghilterra di fatto sta elevando la valenza del referendum stesso. Tutti sanno che anche se ci fosse un milione di veneti a favore del sì l’indomani non succederebbe nulla. Ma, come hanno capito i media stranieri, servirebbe a mantenere accesa la discussione. E innalzarla alla pari di diatribe indipendentiste storiche come quella scozzese o catalana.
Certo tutto dipenderà da due fattori. Il primo riguarda la politica locale e come tenterà di cavalcare gli eventi. Il secondo fattore sarà legato al fisco. Se il movimento indipendentista punterà tutto sulle tasse (o peggio sullo sciopero fiscale), anche se in apparenza sembra una leva forte, perderà di credibilità e rischierà di fare la fine dei gruppuscoli veneti degli ultimi anni.