Michela Allegri, Il Messaggero 20/03/2014, 20 marzo 2014
MONI OVADIA RICATTATO DOPO UN FURTO DI FOTO OSÉ CON LA MOGLIE
IL CASO
ROMA In cambio di “discrezione” volevano soldi. Perché erano riusciti ad entrare in possesso di quelle fotografie “private” che ritraevano un personaggio pubblico in atteggiamenti intimi con la moglie. Invece alla fine hanno ottenuto una denuncia che adesso li porta a un passo dal banco degli imputati con l’accusa di tentata estorsione. Parte lesa, Moni Ovadia, musicista, attore, drammaturgo e scrittore, nato a Plovdiv, in Bulgaria, residente da una vita a Milano e attualmente candidato alle europee.
Tutto inizia nel 2010. Dallo studio milanese di Ovadia sparisce un hard disk collegato a un computer, una scheda di memoria riservata a fotografie di vita privata e familiare. Il disco finisce poi nelle mani di tre persone che, sbirciando tra istantanee di amici e vacanze del musicista, trovano sei autoscatti in bianco e nero che ritraggono Ovadia insieme alla moglie, in atteggiamenti intimi. I tre, quindi, decidono di sfruttare quelle immagini come arma di ricatto, pensando di poter mettere in tasca un mucchio di soldi. E’ così che iniziano a tormentare Ovadia, assillandolo a qualsiasi ora del giorno e della notte con telefonate pressanti e continue, chiedendo denaro in cambio del silenzio. Durante un primo colloquio, tentano di estorcere al musicista circa diecimila euro in contanti, specificando che, in caso di mancato pagamento, le fotografie sarebbero state diffuse sul web. Nei mesi successivi, le richieste proseguono, e le telefonate si fanno sempre più assillanti. Ovadia, però, non scuce un centesimo: è convinto di non avere nulla da nascondere. Le foto lo ritraggono insieme alla compagna.
LA DENUNCIA
Il musicista non si piega e presenta una denuncia. Scattano le indagini e le intercettazioni telefoniche della squadra mobile. E’ il pm Francesca Passaniti a occuparsi dell’inchiesta. Dopo qualche mese, gli estorsori vengono identificati: si tratta di ragazzi giovani, di età compresa tra i 24 e i 30 anni che adesso rischiano il processo per tentata estorsione: la Procura ha già chiesto il rinvio a giudizio. Finora Ovadia ha scelto di non costituirsi parte civile: «Sono stato vittima di un tentativo di truffa alla Totò e Peppino - ha dichiarato - questi sono tre disperati. Quanto è accaduto non intacca né la mia vita privata, né pubblica, né finanziaria». Chi rischia di farla franca, invece, è l’autore materiale del furto nello studio milanese di Ovadia: non è mai stato identificato.