Francesco Grignetti, La Stampa 20/3/2014, 20 marzo 2014
La Pinotti congela gli F35 “Sospesi tutti i pagamenti” Il ministro: attendiamo l’indagine conoscitiva, vediamo se è il caso di ridimensionare È ufficiale: il governo ha sospeso i pagamenti per l’F35
La Pinotti congela gli F35 “Sospesi tutti i pagamenti” Il ministro: attendiamo l’indagine conoscitiva, vediamo se è il caso di ridimensionare È ufficiale: il governo ha sospeso i pagamenti per l’F35. C’era una nuova tranche in scadenza. Ma «di fronte alle preoccupazioni - dice il ministro della Difesa, Roberta Pinotti alla trasmissione “Le invasioni barbariche” - si può vedere se il caso di ridimensionare». Il tutto in attesa dei risultati dell’indagine conoscitiva del Parlamento. Il ministro Pinotti non aveva fatto in tempo a chiarire che lei non intende tagliare per tagliare, ma lo farà soltanto all’esito di un serio lavoro di ripensamento, che le decisioni, con il ritmo accelerato impresso da Matteo Renzi, già incombono. Sospensione dei pagamenti: è un atto forte, e un sicuro risparmio per le casse dello Stato. E c’è un evidente gioco di sponda tra palazzo Chigi e Parlamento: il capogruppo Pd alla commissione Difesa della Camera, Gianpiero Scanu, sostenitore di una drastica sforbiciata alle spese militari, ieri mattina ha girato la relazione della delegazione Pd in commissione Difesa a tutti i deputati. Che la leggano e la settimana prossima se ne discuta. Entro un mese, poi, quella relazione potrebbe essere un atto ufficiale della Camera. E lì, in quella relazione, vi è scritto che si può fare a meno di 45 cacciabombardieri su 90 preventivati, che si può vendere una portaerei delle due in linea, che si può rinviare a tempi migliori il programma di ammodernamento dell’Esercito Forza-Nec che costerebbe la bellezza di 20 miliardi di euro (spalmati in 25 anni). Nelle stesse ore in cui i deputati del Pd ricevevano per posta la relazione Scanu, al Quirinale si riuniva il Consiglio supremo di Difesa. Attorno a un tavolo erano Giorgio Napolitano, Matteo Renzi, diversi ministri, il capo di stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. «Il nuovo contesto strategico e le pressanti esigenze di contenimento della spesa pubblica - scriverà il Quirinale al termine - impongono di ripensare e riorganizzare profondamente, sulla base di principi fortemente innovativi, la struttura e le capacità dello strumento militare nazionale, che ancora risentono di schemi concettuali riconducibili al periodo della Guerra Fredda». Il Quirinale, insomma, appoggia lo sforzo di ripensare le forze armate. Il che comporterà, ineluttabilmente, un taglio alle spese in armamenti, oltre che agli organici e alle caserme. Ma il tutto va fatto con giudizio. «Il Consiglio è dell’avviso che il disegno complessivo della riforma trovi espressione in un Libro Bianco». Per l’appunto il percorso che il ministro Pinotti ha delineato: subito la conclusione dell’indagine conoscitiva della Camera, poi il Libro Bianco, che verosimilmente sarà concluso entro dicembre, e dal 2015 si passerà a rivedere i programmi. E nel frattempo? Fermare tutto per almeno un paio di anni, chiede in sostanza la relazione di Scanu. Cominciando dall’F35: «Al di là delle molteplici riserve tecniche e operative, che fonti governative statunitensi sovente evidenziano, i risultati dell’indagine sottolineano che lo schema di accordo non garantisce, dal punto di vista della qualità e del valore, ritorni industriali significativi». La sola sospensione degli acquisti per due anni significherebbe un risparmio di 1 miliardo di euro. Ma sono ben altri i risparmi possibili, perché l’indagine conoscitiva ha scoperto che sono 70 i progetti di arma avviati. Sostiene Scanu: «Si sono sovrapposti l’un l’altro senza un’adeguata concezione interforze, generando una abnorme spesa, superiore ai 5 miliardi e mezzo l’anno, insostenibile per le casse dello Stato». E se può sembrare un derby, tra chi vuole correre e chi invece frena, Renzi non è certo indifferente. Il premier ha già annunciato la sua intenzione di risparmiare su questo fronte. Non meraviglia allora che la ditta costruttrice, la Lockheed Martin, si sia affrettata a divulgare uno studio degli analisti di Pwc-Italia che sostiene: l’attuale programma di produzione di 90 F35 italiani «supporterà la creazione di oltre 6.300 posti di lavoro in Italia nell’anno di massima produzione» e genererà benefici economici per 15,8 miliardi di dollari. Come è noto, infatti, la Lockheed si appoggia a uno stabilimento a Cameri (Novara) per la produzione delle ali dell’F35 e per l’assemblaggio dei velivoli destinati all’Europa.