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 2014  marzo 12 Mercoledì calendario

RITA PAVONE SONO TORNATA


Milano, marzo
Era la vigilia di Natale, stavo uscendo da un negozio con due amiche. Squilla il telefono, una voce mi dice: “Sono Papa Bergoglio”». Rita Pavone sembra ancora incredula. Non immaginava certo che Papa Francesco fosse suo fan. «A novembre, gli avevo spedito il mio ultimo ed, Masters», racconta la cantante. «Non mi aspettavo nulla di particolare, al massimo un ringraziamento da parte di un segretario. Invece il Papa prima mi ha scritto di suo pugno, poi mi ha telefonato. Io prima pensavo fosse uno scherzo, poi, quando ho capito che era tutto vero, non riuscivo a spiccicare parola. Ci ha pensato lui a sbrogliare la situazione. Mi ha fatto gli auguri e mi ha detto: “Mi piacerebbe incontrarla presto”».
È stato di parola?
«Certo! Lo abbiamo incontrato in Vaticano il 12 febbraio, sono andata con mio marito e i nostri due figli, Alex e Giorgio. Deve sapere che io e Teddy Reno, negli Anni 60, in Argentina andavamo fortissimo, per questo il Papa conosce a memoria le nostre canzoni. È finita che, con mio marito, abbiamo cantato Addormentarmi così, che a Buenos Aires è diventato un inno della squadra di calcio locale, il Boca».
Di cosa avete parlato?
«È stato molto affettuoso. Si è interessato ai miei figli, ha voluto sapere cosa fanno. Uno è un giornalista politico in Svizzera, l’altro musicista. Gli abbiamo spiegato che i figli delle persone famose pagano uno scotto, lui ha commentato scherzando: “Siete portatori sani di cognome”. A me invece ha detto: “È un onore incontrarla, perché lei ha fatto del bene a tanta gente”. E ha continuato: “Mi raccomando, preghi per me”. Potevo non commuovermi?».
Se siamo qui a chiacchierare amabilmente con Rita Pavone è perché l’ex Gian Burrasca, dopo nove anni di addio volontario dalle scene, ha deciso di tornare alla grande. Prima c’è stato un album, Masters, in cui Rita canta 15 grandi classici americani, in inglese e italiano («Un disco così lo sognavo da cinquant’anni», ha raccontato). Ora sta preparando il tour, Rita is back, previsto per maggio, che la porterà nei teatri delle principali città italiane. Per festeggiare, Rita ci ha fatto un regalo: ha posato con la stessa Jaguar con cui fu ritratta per una celebre copertina del nostro giornale, nel 1966.
Di chi è la Jaguar?
«Mia, me l’avevano regalata i miei genitori per i 21 anni. La Jaguar ha fatto questa macchina apposta per me. I pedali, per esempio, sono più lunghi, per adattarsi al mio metro e 53 e mezzo di altezza (e ci tengo al mezzo!). Anche il colore, rosa antico, era unico, ma l’abbiamo dipinta di rosso, perché con il rosa non è che passassi proprio inosservata».
La troviamo in gran forma, sembra una ragazzina.
«Faccio punture di acido ialuronico, come tutte, ma niente interventi di chirurgia estetica, per carità. Non mi piace ingrassare, cerco di rimanere sempre sui 50 chili. Per il resto, devo ringraziare Photoshop (ride)».
È vero che nella decisione di tornare sulle scene c’è lo zampino di Renato Zero?
«Io e Renato ci conosciamo da una vita, faceva i balletti per me ai tempi di Studio Uno. Nel 2010 mi telefona e mi dice che mi vuole assolutamente nel cast del concerto evento per i suoi 60 anni. Mi convince, ma gli metto una condizione: “Non dire niente ai giornalisti, perché questo non è il mio ritorno”. E invece vado, partecipo al concerto con un potpourri dei miei successi, da Fortissimo a Come te non c’è nessuno, e mi rendo conto che la voce è bella, dritta, il diaframma non balla, il pubblico si scatena, e mi dico “perché no?”. Da cinquant’anni sognavo di fare un disco con le grandi canzoni che mi hanno formata, fin da piccola».
In Masters, lei canta I want you with me, che fu interpretata anche da Elvis. È vero che lo ha incontrato?
«Sì! Ero a Nashville per tre settimane, avevamo lo stesso produttore, Chet Atkins. Ho insistito tanto perché me lo presentassero, ma mi dissero che era molto difficile perché il Colonnello Parker, il suo manager, era molto severo. Lui si presenta in Studio a mezzanotte: bello come il sole, con i Ray-Ban gialli mai visti in Italia e la camicia blu con i polsini neri. Mi vede e mi dice: “You are the italian girl, ti ho visto oggi in tv da Ed Sullivan”. Mi ha regalato un poster che conservo come una reliquia».
In questi anni di assenza cos’ha fatto?
«Mi sono ripresa la mia adolescenza. Ho avuto una carriera bellissima, è vero, ma a 17 anni facevo già il capofamiglia. È bello svegliarsi e dire: “Domani vado a Londra a vedere un musical”. Ancora più bello è fare il bagno senza l’incubo che vada via la voce».
Ha visto Sanremo?
«Facevo il tifo per Raphael Gualazzi. Mi è dispiaciuto che non mi abbiano chiamato per festeggiare i 60 anni della Rai, con tutto quello che ho fatto per la tv di Stato». Pazienza, Sanremo non è mai stata la mia cup of tea, come dicono gli inglesi. Però mi piacerebbe fare la giudice in un talent show».
Tra lei e Teddy Reno, chi è il vero Gian Burrasca?
«Mio marito. Cade, inciampa, fa guai in casa, è un disastro. Però mi fa ridere, ha una fibra straordinaria. Il nostro matrimonio è stato osteggiato da tutti. Beh, dopo cinquant’anni posso dirlo, hanno toppato».