Andrea Valdambrini, Il Fatto Quotidiano 17/3/2014, 17 marzo 2014
CASINI DIPLOMATICI: LA GUERRA DEL PIACERE
Entri e la cosa che ti compisce subito è lo spazio. Dalla reception – che a prima vista potrebbe essere quella di un normale spa o di un cinema multisala – si intravvede un ampio patio centrale e poi una doppia fila di archi. Pochi metri e ci sono il bar e la lounge. Un paio di ragazze sui tacchi, una con i capelli castani, l’altra molto chiara, apparentemente dell’Est, bevono un drink e iniziano a conversare con gli uomini che sono intorno. L’arredamento è tutto arabeggiante e al tempo stesso decisamente moderno, vagamento finto: dagli specchi alle lampade ai divanetti con i cuscini, alle grate alle porte che si rincorrono a formare un labirinto. Tantissime le ragazze disponibili, di cui si possono vedere foto su un catalogo, le caratteristiche fisiche e i servizi offerti, come succederebbe in un normale negozio: Nastja, russa, capelli neri, un metro e 68, taglia 36 – striptease e sesso orale (completo). Paula, polacca, è castana, un metro e sessanta taglia 32 fa show dal vivo e molto altro. Quel poco che non è sul catalogo, si immagina.
Il più grande d’Europa
Siamo a Stoccarda. Con i suoi quasi 6000 metri quadrati, Paradise è uno dei più grande bordelli d’Europa sicuramente il primo in ordine cronologico e la casa madre di una catena, che fa capo alla società Paradise Island Entertainment, dove lavorano ogni giorno tra le 60 e le 90 ragazze. “Siamo anche in altre due sedi”, ci spiega Michael Beretin, manager del locale, e dato che gli affari vanno a gonfie vele “già programmiamo di aprire il prossimo anno anche a Monaco e Duesserldorf”. Bar, ristorante, spa con bagno turco e sauna finlandese, un grande cinema erotico ma soprattutto 31 stanze al primo piano – ciascuna con il suo arredamento e un colore differente, anche se tutte rigorosamente in stile serraglio – dove ordinatamente i clienti si appartano con le prostitute per un tempo che va dalla mezz’ora in su. Le ragazze che ci lavorano “vengono da tutto il mondo, anche se” non nasconde Beretin “il 40% di loro sono dell’Est, in particolare bulgare e rumene”. Per i clienti, certo, tutto ha un prezzo: si va dai pacchetti giornalieri da 79 euro a quelli di metà giornata, fino alle entrate rapide magari per chi lavora ed ha fretta. Cibo, massaggi e trattamenti benessere sono compresi in cifre che partono anche da poco, e stabilite secondo un semplice criterio commerciale: un minuto un euro. Con le ragazze invece si contratta.
Ma Paradise è soprattutto una macchina da soldi, una realtà che attrae clienti, al ritmo di centinaia ogni giorno, 55.000 ogni anno secondo le stime della società che gestisce il centro. Aperta nel 2008 dall’imprenditore tedesco Jürgen Rudloff, che già da qualche anno era nel settore delle case d’appuntamento, il centro di Stoccarda ha un giro d’affari mensile che raggiunge i 700.000 mila euro. Naturalmente è tutto legale: “I controlli sanitari sono costanti e paghiamo le tasse”, ci assicura ancora Beretin, che oltre ad essere presente sul campo è anche socio di Rudloff. Ancora più di Amsterdam – considerata a torto la capitale europea del sesso a pagamento
– è la Germania a detenere il record delle prostitute pro-capite. Sono un esercito di 400.000 donne che lavorano per 1, 2 milioni di clienti al giorno. Oltretutto, il numero delle prostitute è praticamente raddoppiato negli ultimi anni. Così come il giro d’affari complessivo che è passato in 12 anni da 6 miliardi di euro agli attuali 15 miliardi – più o meno quanto un gigante come la tedesca Adidas, per capirci. Miracoli della nuova legge che nel 2001 ha legalizzato completamente l’industria del sesso, pur punendo come è logico lo sfruttamento.
Fu il cancelliere socialdemocratico Schroeder a voler riconoscere alla prostituzione lo status di lavoro regolare a tutti gli effetti, dando alle sex workers regolari contratti, copertura sanitaria e contributi per la pensione, con l’idea di togliere le ragazze dal marciapiede, dalle mani di sfruttatori e criminalità. Diritti dei lavoratori in cambio di entrate fiscali per lo Stato, questa la ricetta. Come del resto avevano già fatto Olanda e Austria. Per molte prostitute, in ogni caso, un passaggio positivo: “Qui ti puoi sentire sicura e stare tranquilla, non è come sulla strada dove non sai cosa succede”, dichiara la 22enne Hannah alla Bbc, che ha dedicato uno lungo speciale al bordello di Stoccarda.
Bordelli di prossimità
Davvero in Germania funziona tutto come dovrebbe? I detrattori della regolarizzazione non mancano. Legalizzando gli spazi di prostituzione al chiuso - dicono i critici - la legge ha creato un fenomeno su larga scala che attrae frotte di turisti, o forse sarebbe meglio dire frontalieri, del sesso. Peggio ancora da quando, non più di due mesi fa, in Francia il parlamento ha votato in favore di un regime restrittivo che punta sulla criminalizzazione dei clienti. Così a Saarbruecken, cittadina tedesca a due passi dalle francesi Strasburgo e Metz e già nota da anni come capitale europea della prostituzione, la Paradise sta aprendo un nuovo mega-bordello, ancora più grande di quello di Stoccarda, in cui lavoreranno 90 ragazze. La scelta di Saarbrucken non è certo un caso. “E’ una collocazione strategica”, conferma Beretin. “Il cambio di legge in Francia è come vincere la lotteria per noi: ci porterà sicuramente molti clienti”. Il sindaco Charlotte Britz, promette guerra e parla di “situazione insostenibile”.