Silvia Bia, Il Fatto Quotidiano 17/3/2014, 17 marzo 2014
PRIMO CITTADINO UN PO’ MENO GRILLINO
In piazza Garibaldi, di fronte al Comune, se chiedi ai passanti di Federico Pizzarotti, ti dicono che è una brava persona. Beppe Grillo no, non piace come il sindaco che gira in bicicletta o in auto elettrica, e che ha liberato i Portici del Grano dalle berline con autista su cui prima viaggiava la giunta comunale. È stata una delle novità dei Cinque stelle a Parma: tagli alle auto blu, ai biglietti gratis dei politici a teatro e allo stadio, agli stipendi degli amministratori, alle consulenze.
Il 21 maggio 2012 i parmigiani hanno eletto Pizzarotti e il Movimento come il “nuovo” dopo il centrodestra corrotto che nelle casse pubbliche aveva lasciato un buco di 860 milioni di euro.
Oggi però c’è chi dice che nella città ducale questo vento di cambiamento si sia sentito ben poco e che dopo quelle prime simboliche iniziative, la giunta si sia arenata. La commissione Audit sul debito pubblico, un comitato cittadino nato ai tempi dell’ex sindaco Pietro Vignali, definisce i Cinque stelle di Parma “cerchiobottisti” e racconta di uno scollamento tra programma elettorale e pratica, perché “intercettare il disagio è più facile di costruire un’alternativa di governo”. Il Pd punta il dito sull’immobilismo, l’assenza di strategie e di azioni di rottura: sarebbe questo il motivo delle recenti ire di Grillo contro Pizzarotti, più che le sue esternazioni sulle espulsioni dei senatori o l’incontro del 15 marzo con i candidati del Movimento. “Con Grillo ci siamo chiariti, non vado da nessuna parte” ha ribadito il sindaco, ma secondo il capogruppo del Pd in consiglio Nicola Dall’Olio “la sua principale colpa è di non essere più, e probabilmente non essere mai stato, rivoluzionario”.
Non è solo per l’inceneritore, cavallo di battaglia in campagna elettorale che ha cominciato a bruciare rifiuti dalla fine di agosto 2013. Il giorno dell’accensione, mentre il sindaco ammetteva la sconfitta di fronte ai cittadini, Grillo sul suo blog parlava di “cibo avvelenato della Food Valley”, facendo inferocire i consorzi locali. Grillo l’incendiario e Pizzarotti pompiere sin dall’inizio, con un mandato da equilibrista tra le provocazioni e i diktat del leader Cinque stelle e i suoi doveri amministrativi, i valori del Movimento e gli obblighi istituzionali. Rispetto a molti altri esponenti del M5S, il sindaco di Parma è sempre stato più pacato nei toni e nelle azioni. I parlamentari pentastellati sbarcati a Roma salivano sul tetto di Montecitorio contro le riforme costituzionali, a Parma per bloccare il forno il primo cittadino sceglieva le vie legali invece di spendersi mediaticamente, come aveva promesso Grillo dopo la vittoria nella sua Stalingrado. “A volte ci è stato chiesto di fare gesti eclatanti – spiega il capogruppo M5S Marco Bosi – Ma c’è differenza tra essere all’opposizione e alla maggioranza. Il sindaco deve rispondere a tutti i cittadini”.
Pizzarotti dice che la battaglia all’impianto non è finita, si è spostata sull’aumento della raccolta differenziata, sul controllo delle emissioni e l’opposizione al piano regionale dei rifiuti del Pd: “Penso sia più pratico agire dove puoi cambiare le cose, rispetto a manifestazioni che magari non portano a nulla”. Per la minoranza invece i Cinque stelle vanno a braccetto con Iren, la multiutility che gestisce l’inceneritore e garantisce al Comune i dividendi delle azioni, così come con i poteri forti della città. Del resto, Pizzarotti ha bene in mente il proprio ruolo istituzionale: “Faccio quello che fanno tutti i sindaci, anche del Movimento 5 stelle. Parlo con tutti, non ci vado in vacanza”.
Per Dall’Olio però, dopo alcuni momenti di frizione iniziale come lo scontro con Guido Barilla sul progetto Giocampus o la fuga dei soci dal Teatro Regio, “ha prevalso l’opportunismo, l’accomodamento con i poteri della città, la difesa non tanto della rivoluzione quanto della propria carica. E nel tempo è cresciuta in Pizzarotti la presunzione di autonomia dai capi indiscussi del movimento”. Alcuni passi il sindaco li ha compiuti quasi in contrasto con i principi del M5S, imboccando per esempio il “binario obbligato” della gestione commissariale con tariffe al massimo per ripianare i debiti, ridotti finora di oltre 270 milioni. Ha poi introdotto la cittadinanza civica per figli di immigrati regolari e promesso una nuova sede per la moschea, ha dato il via libera alla parziale privatizzazione dell’azienda di trasporto locale, mentre Grillo a Genova si batteva per il contrario. Altre scelte hanno creato malumori nella stessa maggioranza, come i centri commerciali ereditati dal passato, approvati in contrasto allo stop al consumo di suolo. “Non si poteva tornare indietro, c’erano contratti già sottoscritti - aggiunge il sindaco - ma nel nuovo piano comunale toglieremo milioni di metri cubi”. Nella lista nera c’è anche la volontà della giunta di dare in gestione a privati palazzi storici come quello del Governatore e il complesso di San Paolo, che il Comune non si può permettere. L’Audit grida alla privatizzazione del patrimonio pubblico, Pizzarotti chiarisce che “è solo un modo per salvaguardarlo mantenendo la sua funzione, dopo che per anni è stato trascurato o svenduto”.
Certo nell’era Cinque stelle non ci saranno grandi opere da inaugurare, la stazione faraonica voluta da Vignali deve ancora essere finita. Su Facebook Pizzarotti ha creato invece l’hashtag #AttiConcretiParma per mostrare ai cittadini le azioni dell’amministrazione: manutenzione ordinaria o interventi mirati a risolvere singoli problemi. A chi dice che questa non è la rivoluzione Cinque stelle, risponde che “dipende dalle aspettative: la nostra missione è cercare di cambiare l’approccio alla politica con delle azioni che siano piccole, ma vicine ai cittadini”. Tutto questo senza bisogno di gridare, come forse farebbe Grillo, perché “non è il tono che fa il Movimento 5 stelle, sono le azioni e quello che c’è scritto nel programma. So che questo è un motivo di critica, ma il tempo e le energie sono pochi, preferisco spenderli in cose concrete”.