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 2014  marzo 16 Domenica calendario

NARDELLA, IL MEZZO SINDACO GIÀ NEI GUAI


A Firenze, dopo il boy scout di Rignano sull’Arno, Matteo Renzi, tocca al violinista di Torre del Greco, Dario Nardella. Già piazzato sulla poltrona più alta di Palazzo Vecchio, con una manovra di palazzi da far impallidire la Prima Repubblica (la vicesindaco precedente nominata assessore in Regione Toscana dall’ex nemico di Renzi Enrico Rossi per far ritornare vicesindaco, ma ora reggente, appunto il violinista), e ora lanciatissimo verso primarie farsa senza avversari veri.
Due giorni fa, però, Nardella ha avuto la prima rogna da sindaco. Roba mai successa a Renzi in quasi cinque anni. “Proprio adesso che sono arrivato io”, avrà pensato il violinista. Un gruppo di venditori ambulanti inviperiti sono entrati in municipio e sono arrivati anche alle mani, allungandole sul vicesindaco, strattonato e offeso: “Sappiamo dove trovarti”. Non possono proprio accettare, pare, di vedere i loro banchi spostati da dove sono sempre stati, là nel rione San Lorenzo, gran bazar a due passi da Santa Maria Novella. E lui ne ha pagato le conseguenze appena arrivato, o meglio tornato, ma è sicuro: “Andiamo avanti col sorriso sulle labbra”. In passato sulla sua testa si erano già abbattute critiche feroci per quegli orribili dehors di bar e locali in piazza della Repubblica. Sarà il destino.
LO STESSO destino che lo ha portato a Firenze nel 1989, da Torre del Greco, dove è nato e cresciuto. Sposato, due figli, uno in meno di Renzi, diplomato al conservatorio nel 1998, su Youtube si trova qualche traccia di esibizioni al violino, dottore di ricerca in Diritto pubblico, classico secchione, in senso buono, che primeggia in tutto e finisce nel partito. Non in quello di Renzi all’epoca, la Margherita, ma nei Ds. Nel 2006 lo nota un pezzo grosso toscano, Vannino Chiti, tanto che se lo porta al ministero dei Rapporti col Parlamento, come consigliere giuridico. Dal 2004 è già consigliere comunale. Un anno più tardi fonda Eunomia, una sorta di scuola di formazione politica, di cui è direttore, Enzo Cheli il presidente, e che giusto ieri ha ospitato un redivivo comunista, Marco Rizzo. Sì, proprio l’ex dilibertiano rimasto molto amico di Nardella dai tempi di quel governo Prodi, tanto da poter partecipare, appunto, a un convegno di Eunomia e sparare: “Renzi premier? Tanto decide tutto la troika”. Qualsiasi cosa voglia dire.
Comunque Nardella, ambulanti a parte, a Firenze è considerato un po’ l’amico di tutti. Meno divisivo di Renzi, dal quale ha beccato strigliate più volte. Nel 2011, per esempio, quando si mise alla testa di una crociata anti-Zara, che voleva aprire il grande magazzino proprio in quel giorno sacro del primo maggio. Apriti cielo. I Giovani democratici pronti a okkupare o almeno a stampare delle magliette con la scritta “Zara ripensaci”. Solo che poi tornò Renzi da una missione negli Stati Uniti e disse: “Chi vuole rimanere aperto può farlo”, con buona pace della festa dei lavoratori. O come pochi giorni fa, quando in un’intervista sul Corriere dice ad Aldo Cazzullo che il Partito democratico dovrebbe cambiare nome in Democratici. Renzi subito lo sconfessa. Insomma, Renzi non lo tratta proprio da braccio destro, gli concede il trono di Firenze, secondo i maligni, per avere un sindaco debole e continuare a governare sulla Signoria anche da Roma. Però lo “usa” a dovere, invia lui a trattare con Renato Brunetta sulla legge elettorale e lo manda sempre in tv, ad esempio. D’altra parte fu uno dei primi, dalla sponda ex diessina, a salire sul carro renziano quando pochi scommettevano in un Renzi sindaco. Vannino Chiti, si narra, andò su tutte le furie. Doveva vincere Lapo Pistelli. La storia è andata diversamente. Chiti è un pallido ricordo, Pistelli ha ottenuto un posto al ministero degli Esteri, ma serba ancora tanto rancore. Nardella è vicesindaco quasi sindaco.