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 2014  marzo 17 Lunedì calendario

AMAZON L’ARROGANZA DELL’ULTIMO MONOPOLISTA


Ecco a cosa serve costruirsi un potere monopolistico. A poter rialzare i prezzi del 25% dalla mattina alla sera. Senza che i clienti abbiano la possibilità di difendersi andando a far la spesa altrove. Perché un “altrove” non esiste più. Se serviva una dimostrazione da manuale sui danni dei monopoli, l’ha appena fornita Amazon. Il colosso del commercio online ha annunciato improvvisamente che sale il prezzo dell’abbonamento al servizio Amazon Prime, quello che consente di avere le consegne postali gratis entro 48 ore. La tariffa annua balza da 79 a 99 dollari. E’ una formula che coinvolge una vasta fascia di pubblico: si stima (perché Amazon non pubblica questi dati) che ci siano 15 milioni di clienti in America e altri 5 milioni all’estero abbonati al servizio Prime. Se non vogliono subire il poderoso rincaro del 25%, che alternative hanno? Certo in teoria potrebbero ricominciare a frequentare la libreria di quartiere, per comprarsi le ultime novità editoriali, se soltanto non fosse fallita. Amazon ha gettato la maschera, aprendo l’ultimo capitolo della sua ascesa monopolistica. Per anni il gigante di Jeff Bezos ha sacrificato i suoi profitti pur di conquistare quote di mercato. Wall Street ha capito ben presto dove si andava a parare: tant’è che il titolo Amazon continuava a crescere malgrado l’assenza di profitti. E la settimana scorsa il titolo è balzato ancora più su in Borsa: gli investitori sono stati premiati. La politica del monopolista
funziona sempre così: prima devi praticare prezzi così bassi che la maggior parte dei tuoi concorrenti non ce la fa a competere, vengono rovinati. Lo fai, naturalmente, presentandoti come il paladino del consumatore. E il consumatore abbocca, diserta gli altri e viene da te. Quando hai costruito il tuo potere dominante, hai fatto piazza pulita della concorrenza, allora puoi finalmente alzare i prezzi quanto ti pare. A quel punto i clienti sono diventati tuoi prigionieri, non hanno più alternative. E magari puoi cominciare a tagliare sulla qualità del servizio. Negli Stati Uniti aumentano le lamentele sui ritardi nelle consegne. Anche per chi paga il servizio Prime, la promessa della consegna entro 48 ore non è sempre rispettata. Ma nel frattempo Amazon si è fatta il deserto intorno, e non solo nel mercato dei libri. Ormai su Amazon si comprano film in streaming da guardare sul televisore di casa, frutta e verdura fresca (servizio Prime Fresh), prodotti elettronici o scarpe da corsa, qualsiasi prodotto disponibile in un supermercato. Anzi, qualsiasi prodotto che “non” sia disponibile in un supermercato. Sia perché i magazzini di Amazon possono custodire una varietà assai superiore rispetto agli scaffali dei supermercati; sia perché diverse catene di supermercati stanno conoscendo una sorte simile a quella dei librai, le chiusure si moltiplicano nei punti vendita di Staples (cancelleria, prodotti per ufficio) e dei grandi magazzini Sears (vestiti, prodotti per la casa, elettrodomestici) stritolati anch’essi dalla mega-concorrente online. Che ora con il rincaro colpisce proprio i suoi clienti più fedeli: si stima che in media un abbonato al servizio Amazon Prime spenda più del doppio di un cliente occasionale, 1.340 dollari all’anno. Per le casse di Amazon il beneficio fin dal primo anno si aggirerà tra i 150 e i 300 milioni di dollari. Le proteste fioccano, su blog e forum online. Ma sono grida velleitarie e impotenti, perché ormai il potere di mercato di Amazon è implacabile. In quanto alle autorità antitrust, in questo paese è da decenni che hanno smesso di fare seriamente il proprio mestiere.