Ettore Livini, la Repubblica 17/3/2014, 17 marzo 2014
NELLA MENTE DEL CAPITANO SHAH “A BASSA QUOTA E SENZA TRANSPONDER ECCO COME HA FATTO SPARIRE IL BOEING”
MILANO — La prima mossa è facile come accendere e spegnere la luce di casa: «Si leva la mano dalla cloche e si sposta la leva del transponder posizionata sul cruscotto dell’aereo da On a Off». La seconda, roba da videogioco, è appena più complessa. «Si prende il mouse dei software di navigazione, si cerca la maschera che controlla gli Acars, i messaggi in codice spediti dal volo a terra, e si clicca sul campo Disable». Terza mossa, la più semplice: «Stare zitti. E sospendere tutte le comunicazioni radio con la torre di controllo». Danilo Recine, ex pilota militare e ora comandante dell’aviazione civile, in questi giorni si è fatto questo film diverse volte. Lui guida i Boeing 777, lo stesso modello del velivolo della Malaysia Airlines pilotato da Zaharie Ahmad Shah svanito nel nulla. E di una cosa è certo: «Far sparire un jet di 60 metri per 60 per qualche minuto — bastano queste tre mosse — è possibile». Quello che è «inaccettabile e surreale è che un aereo di queste dimensioni sparisca nel nulla per sette ore senza che qualcuno l’abbia davvero cercato e “tracciato”». E senza che l’equipaggio «trovi il modo e il tempo di lanciare l’allarme».
L’IPOTESI SUICIDIO
La spiegazione — vista la piega che hanno preso le indagini in Malesia — potrebbe essere semplice: a cancellare il 777 dai radar e a pilotarlo nel nulla dribblando radar civili e militari potrebbe essere stato proprio uno dei due piloti. Possibile? Recine se l’è domandato spesso negli ultimi giorni, mettendosi nei panni dei colleghi nel cockpit dell’Mh370. «Di sicuro per disattivare i sistemi di segnalazione della posizione dell’aereo serve un esperto che sappia dove mettere le mani. Ma per il capitano, ovvio, non è difficile. Lo facciamo anzi spesso per resettare i sistemi, o in caso di avarie ai transponder». Il vero mistero è come mai non siano scattate subito le ricerche. «Se nessuno sente la tua voce alla radio per un paio di minuti scattano procedure precise: si interpellano gli altri enti aeronautici della zona, si allertano gli altri aerei in volo per cercare contatti visivi. E dopo 30 minuti dovrebbero decollare gli aerei militari per le ricerche immediate».
L’unica certezza invece è che dopo la scomparsa dell’Mh370 l’aereo ha fatto inversione a U. Dribblando radar civili e militari e svanendo nel cielo. «Evitare di essere intercettati dai radar, se sei un pilota che vuole suicidarsi, non è facile — dice Recine — . Io cosa avrei fatto? Mi sarei buttato alla quota più bassa possibile per stringere la visuale di questi occhi elettronici. La zona però è piena di navi da guerra con sistemi di rivelazione potentissimi in grado di “vedere” piccoli caccia anche raso mare e a centinaia di chilometri di distanza». Non solo: «Se l’aviazione malese ha rilevato un aereo sconosciuto lungo le sue coste, per prassi avrebbe dovuto subito far alzare in volo i suoi jet per identificarlo». Cosa che non è successa.
CAMBIARE ROTTA
Cambiare rotta e ingannare il resto dell’equipaggio, invece, non sarebbe stato complesso. «Di notte e sul mare non se ne accorge nessuno», dice Recine.
Senza contare che il comandante, come sostengono diversi piloti, «avrebbe potuto depressurizzare all’improvviso la cabina indossando la maschera ad ossigeno », neutralizzando così i passeggeri.
L’IPOTESI DIROTTAMENTO
«Quella del dirottamento mi pare un’ipotesi ancor più complicata », sostiene il comandante di 777. Avrebbe richiesto comunque una cellula terroristica così organizzata da far sembrare dilettanti gli attentatori dell’11 settembre. «Dopo le Torri Gemelle tutte le cabine di pilotaggio sono blindate», spiega Recine. I piloti le abbandonano solo per andare ai servizi igienici. E una telecamera mostra chi bussa alla porta per entrare e uscire. «Certo, se una persona si apposta al momento giusto, può tentare di entrare — aggiunge — ma in quel caso c’è tutto il tempo di dare l’allarme: basta lanciarlo in diretta alla radio di bordo che è sempre aperta e collegata a terra. Non solo. Io staccherei subito l’autopilota per destabilizzare l’aereo e mettere i dirottatori in difficoltà. Oppure attiverei una rapida depressurizzazione “soft”, mettendomi l’ossigeno e disorientando i terroristi per il dolore alle orecchie».
Se degli estranei avessero preso davvero il controllo dell’aereo, oltretutto, resta il mistero di dove l’abbiano portato. «Io potrei fare atterrare un Boeing 777 in 1.500-2mila metri, a seconda del carico — assicura Recine — Ma mi pare impossibile che una volta sulla terraferma il jet non venga intercettato da qualche radar primario, quello che non ha bisogno di segnali da bordo per identificare oggetti in volo. Altrimenti sarebbe facile per chiunque attaccare un Paese dall’alto». Sarà. Del volo Mh370 però, a nove giorni dalla sua misteriosa scomparsa, non c’è ancora traccia.