Paolo Isotta*, Libero 16/3/2014, 16 marzo 2014
IO, DOCENTE NON ALLINEATO FATTO FUORI DAI COMUNISTI
Caro Direttore, carissimo Maurizio, ho letto su Libero la nefanda storia dell’abilitazione a insegnare all’Università negata a Simonetta Bartolini (che non offenderò chiamandola professore) perché occupatasi nella sua attività di scrittrice di Soffici, Bartolini, Guareschi, Comisso: siccome la cara Simonetta sta evidentemente dalla parte dei vinti, davanti a Dio è una vincitrice.
Spero mi sia consentito di raccontare i miei (non) rapporti con l’Università: e riprendo ciò che più ampiamente dico nel mio libro “I Mammasantissima”, che uscirà a settembre per la Marsilio dopo esser stato respinto dai sei principali editori italiani.
A sedici anni San Gennaro mi illuminò facendomi capire che non avevo le qualità per diventare direttore d’orchestra, come sognavo: e mi consigliò di ripiegare sulla Storia della musica e sulla critica musicale.
Allora la musicologia non si sapeva nemmeno che cosa fosse: onde, tramite persone amiche, venni indirizzato verso un musicologo che s’incaricasse della mia educazione scientifica.
Venni inviato a Parma da un musicologo padovano che apparteneva ai musicologi ufficiali del Pci.
Ero un ragazzo carino ed ero già uomo fatto: il militante voleva possedermi carnalmente e al mio schifato rifiuto disse: «Guarda che ti taglierò le gambe!». E così fu.
Infatti partecipai tre volte al concorso per docente universitario, e la prima volta perché non avevo arte né parte e l’insegnamento universitario mi pareva la scappatoia, essendoci stata la campagna politica che mi escluse, appena assunto da Franco Di Bella, dal Corriere della Sera, per la ragione che rispetto Mussolini e il Fascismo e non facevo parte nemmeno allora dei servi di Nono, Abbado e Pollini.
Venni tre volte bocciato.
La prima volta tra i giudici non sedeva il nobile padovano ma la commissione era pur sempre costituita da intellettuali organici (venni tradito dal mio mentore di allora, Fedele D’Amico, commissario); le altre due volte il padovano era addirittura commissario, e gli altri erano sempre “pcini”.
La motivazione fu sempre i miei libri non possedere scientificità.
Questa mancata docenza divenne poi la mia fortuna, giacché San Gennaro dal male mi ha sempre fatto venire il bene.
Ma la racconterò un’altra volta.
Un abbraccio.
* Giornalista e critico musicale