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 2014  marzo 17 Lunedì calendario

UNA BAMBOLINA CHE FA SÌ SÌ SÌ...


Prendete uno schema di Voltaire, aggiungeteci sincera pornografia e molta controcultura americana, ironia quanto basta, le attenzioni dell’Fbi e avrete Candy, uno dei romanzi che più hanno segnato gli Anni Sessanta, il primo bestseller erotico del dopoguerra, che dopo un ungo bando censorio ebbe un successo travolgente. I bestseller erotici sono un fenomeno curioso: vengono accolti con sorpresa costante, quasi rappresentassero l’inedito segno del tempo che qualche dio corrucciato si è deciso finalmente ad appalesare, dimenticando che, almeno dal Settecento, risvegliano a scadenze periodiche l’entusiasmo popolare.
La prova è Candy, ora riproposto dalle edizioni Elliot: come per il (castissimo) Candide del grande illuminista, cui si rifà esplicitamente, mette in scena la tragicommedia delle buone intenzioni che si scontrano con le pessime abitudini, quell’eterno incesto fra candore e prevaricazione in cui si può riassumere per molti aspetti la vicenda umana. Il punto di vista di Terry Southern, che lo scrisse a quattro mani col poeta Mason Hoffenberg, è al riguardo abbastanza esplicito. E il riferimento all’incesto può non essere casuale. Candy, studentessa brava e ingenua dalle ottime qualità e intenzioni, ha una caratteristica fondamentale: non sa dire di no ai bisogni altrui, e ora con qualche sforzo ora con vivo piacere li asseconda da par suo.
Va da sé che i bisogni più o meno segreti di un ispirato professore, del simpatico zio, di due medici o di un guru misticheggiante, di un homeless gobbo o di un santone indiano destinato a rivelarsi poco santone e punto indiano sono sempre gli stessi, e che Southern e Hoffenberg hanno al proposito una tavolozza verbale quasi fantasmagorica nell’indicarne l’oggetto: dalla «rosea fragolina» alla «fossa di Fatima». I due si divertono a mettere in scena borghesi che parlano da scaricatori di porto, a creare commedie degli equivoci e soprattutto grandi e piccoli disastri, posto che i volenterosi cedimenti di Candy sono spesso interrotti da irruzioni di terze infuriate persone, e c’è chi all’occorrenza finisce in ospedale mentre lei procede come se nulla fosse: amando tutti, a tutti sussurrando «tesoro» in primo luogo per buon cuore, in secondo chissà.
Oggi diremmo che è politicamente corretta, anche troppo. Allora, quando il libro fu scritto, la piccola Candy era scandalosissima, e gli autori ci tenevano che lo fosse. Terry Southern - morto nel 1995, a 71 anni - è stato un implacabile guastatore. La sua vera lapide è sulla copertina di un disco epocale come Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, dei Beatles: dietro un paio di occhiali da sole, sta nella folla degli 87 personaggi accanto a Dylan Thomas. Gore Vidal lo definì «lo scrittore più profondamente spiritoso della nostra generazione», e forse la sua Myra Beckenbridge gli deve qualcosa: quantomeno perché Candy fece da apripista, non solo per quel libro ma anche per un altro sulfureo capolavoro come Il lamento di Portnoy di Philip Roth.
Erano tempi in cui scrivere di sesso aveva un valore liberatorio, e un impatto politico. Southern viveva a Parigi, e il romanzo trovò accoglienza - era il 1958 - nell’unico posto al mondo che poteva stamparlo: la mitica Olympia Press di Maurice Girodias, dove non ci si estenuava con sottili distinzioni tra erotismo e pornografia dato che la preferenza andava alla seconda. Il figlio Nile (scrittore anche lui, e regista) raccontò che il padre, tra le altre cose, aveva proposto a Girodias il manoscritto del Pasto nudo di William Burroughs, ma l’editore nicchiava sostenendo che non era pornografico. Si rese necessario sottolineare che alla pagina 6 era descritta una fellatio, e a quel punto la firma del contratto fu immediata.
Nel ’64, tolto il bando censorio, Candy deflagrò, e Southern firmò un capolavoro, la sceneggiatura del Dottor Stranamore per Stanley Kubric. A lui dedicò il suo romanzo d’addio, la saga porno-hollywoodiana di Blue Movie (tradotto in Italia da Marcos y Marcos). Aveva problemi di alcol e droga. Si dedicò al solo giornalismo, che non aveva mai abbandonato, tra una sceneggiatura e un romanzo. Ma intanto scrisse un trattamento per Arancia meccanica, rifiutata dai produttori perché troppo cruda, mentre erano arrivati sugli schermi quelli per Barbarella (che è una Candy persa su un pianeta remoto) e Easy Rider.
Tom Wolfe lo considerava uno dei primi campioni del «new journalism». I grandi del jazz, tutti suoi amici, lo vedevano come un Coltrane della letteratura. Quando morì Charlie Parker, nel ’55, l’agenzia di pompe funebri perse inspiegabilmente il cadavere. Furono Southern e altri amici a rintracciarla dopo una notte di ricerche, in tempo per il funerale: e chissà che l’episodio non abbia influenzato The Magic Cristian, satira feroce sulla commercializzazione della morte scritta qualche anno dopo nello stile del Caro estinto (di Evelyn Waugh), riproposta anch’essa da Elliot col titolo Il Grande Guy. Voltaire avrebbe approvato. Candy poi, Beatrice inconsapevole, li avrebbe trovati dei veri «tesori».