Paolo Siepi, ItaliaOggi 15/3/2014, 15 marzo 2014
PERISCOPIO
Fermata in aeroporto la «dama bianca» che accompagnò Berlusconi al G8. Aveva 24 chili di cocaina nel trolley. Mai soprannome fu più azzeccato. Il rompi-spread di MF.
La dama bianca era stata assunta dalla Polverini. Berlusconi colpito solo di striscia. Maurizio Crippa. Il Foglio.
Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più renziano del reame? Jena. la Stampa.
Dell’Utri: «Renzi bravissimo. L’avrei assunto in Publitalia». Berlusconi l’ha appena fatto. Spinoza. Il Fatto.
Adesso sento che si sta andando verso il niente. Lo sento nell’aria, nelle cose che la gente dice. Ogni lunedì vado al mercato di Lesmo, incontro le persone tra le bancarelle, tutti chiedono cosa fare, cosa succederà. Molti sono elettori di Berlusconi: che facciamo? Dove andiamo? Cosa votiamo? Ascolto come ascoltavo quando cantavo, ma mica è facile rispondere. Iva Zanicchi, europarlamentare Pdl. Il Foglio.
Con il nuovo governo ricomincia la storiella dell’Italia che dovrebbe andare in Europa e «battere i pugni sul tavolo» come se l’Unione fosse una riunione di condominio. Più modestamente si tratta, in realtà, di chiedere in ginocchio e ottenere qualche favore, come farà Matteo Renzi e, prima di lui, hanno fatto i suoi predecessori, a volte con successo.
Curzio Maltese. il venerdì.
Renzi subisce una sorta di legge del contrappasso. Ha stretto un patto con Berlusconi che adesso gli viene rinfacciato come un tradimento. Ha voluto un governo al femminile e sono le femmine a fargliela pagare cara. Ha teorizzato la rottamazione della vecchia guardia Pd e (mentre riciccia Bersani) ed è una energica signora dai capelli argentati, Rosy Bindi, a guidare la rivolta di genere contro il giovanotto del «qui si fa come dico io» con l’appoggio convinto dei tanti che, dentro e fuori via del Nazareno, ce l’hanno cordialmente sulle scatole. Perciò nei retroscena di Palazzo si torna a parlare di voto a ottobre e, in questa chiave, i 10 miliardi di detassazione per le famiglie più povere possono apparire come un cadeau elettorale. Antonio Padellaro. Il Fatto.
Se ogni tanto Laura Boldrini si ghigliottinasse la lingua prima di parlare, farebbe del bene soprattutto a se stessa, che ne è la più bisognosa. In fondo non chiediamo molto, signora Papessa. Vorremmo soltanto essere lasciati in pace, a vivere e a ridere come ci pare, magari a goderci quel po’ di satira che è ancora consentita in tv, senza vederle alzare, ogni due per tre, il ditino ammonitorio e la voce monocorde da navigatore satellitare, inceppato non appena l’opposizione si oppone. Se qualcuno l’avesse mai eletta, siamo certi che non l’avrebbe fatto perché lei gli insegnasse a vivere: eventualmente perché lei difendesse la Costituzione da assalti tipo la controriforma del 138 (che la vide insolitamente silente) e il potere legislativo dalle infi nite interferenze del Quirinale e dai continui decreti del governo con fi ducia incorporata (che la vedono stranamente afona). Marco Travaglio. Il Fatto.
Se la storia, la vita, la volontà dei popoli contano ancora qualcosa, perché non garantire il diritto alla Crimea di decidere da che parte stare? Sarà comunque lacerante, perché corposa è la minoranza opposta, come del resto in Ucraina, a ruoli invertiti. Ma non c’è altra via. Quando crollano gli imperi, esplodono i rancori separatisti. E poi il movimento ucraino non è un monolite di liberali-democratici europeisti, c’è di tutto, dai nazionalisti ai fi lo-occidentali. O volete mandare i bersaglieri in Crimea, come un secolo e mezzo fa? Marcello Veneziani. Il Giornale.
Dei circa 2 miliardi di euro di valore di Borsa del gruppo De Benedetti (nelle quotate Cofi de, Cir, Espresso e Sogefi ) solo 200 milioni (un euro su dieci) sono capitali rischiati dal cosiddetto padrone, il resto è messo dagli azionisti di minoranza: se chi comanda sbaglia, è il parco buoi che paga. Giorgio Meletti. Il Fatto.
Nel febbraio 1948 il dirigente comunista Klement Gottwald tenne un discorso importante al balcone di un palazzo barocco a di Praga. Cadeva la neve, faceva freddo e Gottwald era a capo scoperto. Clementis, premuroso, si tolse il berretto di pelliccia e lo mise sulla testa di Gottwald. Quattro anni dopo Clementis fu accusato di tradimemto e impiccato. La sezione propaganda lo cancellò immediatamente dalla storia e, naturalmente, anche da tutte le fotografi e. Da allora, Gottwald, su quel balcone, ci sta da solo. Là dove c’era Clementis, c’è solo la nuda parete del palazzo. Di Clementis è rimasto solo il berretto in testa di Gottwald. Milan Kundera, Il libro del riso e dell’oblio. Bompiani.1978.
La señora Rius, al secolo Lydia Artigas. Anni 74. Cominciò a 20. «Nella migliore casa della città di Barcellona. Calle San Mario». Il primo cliente fu tal Carlos: «Medico, encantador », affascinante. «Subito dopo piansi. Però rifarei tutto. Nel lavoro ci ho messo passione. Di più: carino, affetto», dice sotto una cotonatura suggestiva. «Fu mia madre ad avviarmi alla professione di prostituta. Ma lei non c’era tagliata. Povera donna: non aveva la vocazione». Marco Cicala. il venerdì.
Nel ritorno dall’Adriatico a Milano bisognava fermarsi a Modena per caricare il portapacchi di farina (a Modena costa meno, era la spiegazione) qualche insaccato e casse di lambrusco, sperando di non incappare nel dazio alle porte di Milano. Passavamo con il cuore in gola davanti agli agenti daziari e io mi sentivo come Al Capone quando portava i camion di whiskey dal Tennessee a Chicago durante il proibizionismo, al volante delle Studebaker a fari spenti. Immaginavo inseguimenti a sirene spiegate e gomme stridenti sull’asfalto, tu al volante della 1100 Gran Lusso e, dietro, gli agenti del dazio sulle 600 di servizio con il megafono: arrendetevi, lo sappiamo che avete pacchi di farina doppio zero sotto i piedi e il Lambrusco nel portapacchi. Erano i nostri crimini familiari, la farina, il prosciutto, il lambrusco. O le buste d’alluminio del caffè «la Chiassese» infi lati nelle mutande, con le punte che pungevano all’interno delle cosce, quando si andava in Svizzera, una volta ogni morte di Papa, a comperare il caffè e il Toblerone che a me neanche piaceva. Guglielmo e Vittorio Zucconi, La scommessa -Cento ragioni per amare l’Italia. Rizzoli.
Un guadagno, per quanto piccolo, è pur sempre un guadagno. Robert Browning. New Yorker.
Non ho mai pensato di essere perfetto. Ho sempre cercato di farlo credere agli altri. Roberto Gervaso. il Messaggero.