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 2014  marzo 15 Sabato calendario

SUPERLIQUIDAZIONE DA 7 MILIONI PER IL MANAGER SOTTO INCHIESTA


Duecentotrentatremila euro per ogni anno di lavoro: pari allo stipendio annuale del presidente della Repubblica. Grida vendetta la liquidazione mostruosa data dal Consorzio Venezia Nuova, il concessionario unico del Mose, a quello che è stato per trent’anni il suo direttore generale e poi anche il suo presidente.
Grida vendetta per due motivi. Primo, perché il Consorzio non è un’associazione di imprenditori privati impegnati a conquistare giorno dopo giorno lavori e commesse sui campi di battaglia della libera concorrenza dove puoi vincere e perdere: è un cartello benedetto tre decenni fa da una concessione in regime di monopolio per costruire coi soldi dello Stato, cioè dei cittadini, il sospiratissimo e contestatissimo Mose, il sistema di paratie contro l’acqua alta la cui inaugurazione è attesa, come quella di certe dighe siciliane o quella della Salerno-Reggio, da anni e anni. Basti ricordare che oltre un quarto di secolo fa, nel 1988, l’allora potentissimo Gianni De Michelis garantiva: «La scadenza? Resta quella del 1995. Certo, potrebbe esserci un piccolo slittamento…». Sono passati, da quella scadenza, quasi venti anni…
Ma il secondo motivo di sconcerto per la spettacolare liquidazione è ancora più importante. Quei 7 milioni di euro formalmente privati ma di fatto usciti dalle tasche degli italiani, i quali hanno scucito finora per le paratie 5,5 miliardi di euro (la metà di quanto costò il tunnel sotto la Manica!), vanno a un signore arrestato mesi fa con accuse pesanti. «A titolo esemplificativo», scrissero le Fiamme Gialle nel loro rapporto, «il compenso di un milione di euro riconosciuto nel 2009 allo stesso Mazzacurati a titolo di “una tantum”, nonché i periodici rimborsi spese privi di giustificazione contabile, per non parlare delle spese del tutto personali sostenute dal presidente e addebitate al Cvn (Consorzio Venezia Nuova)». Il Consorzio, raccontò sul Corriere del Veneto Alberto Zorzi, pagava «addirittura l’assicurazione sulla casa veneziana di Mazzacurati, di proprietà della moglie». Per non dire della «Ing. Mazzacurati Giovanni Sas, l’azienda di famiglia, dove lavorano le tre figlie Cristina, Elena e Giovannella».
Sul Gazzettino , val la pena di rileggere un articolo di Gianluca Amadori che, dopo avere ricordato come nel solo 2008 il Consorzio avesse speso «6 milioni e mezzo per consulenze e prestazioni professionali» la cui utilità, secondo la Finanza, appariva «a dir poco dubbia», scriveva di prebende varie distribuite negli immediati dintorni dell’allora potentissimo amministratore.
Nell’elenco inserito nell’informativa conclusiva della Finanza figurano anche parenti e affini, «secondo una gestione quasi “familiare” dell’impresa ad opera dei Mazzacurati». Attraverso la società «Ing. Mazzacurati sas» il presidente del «Venezia Nuova» avrebbe infatti convogliato «benefici economici ottenuti direttamente o indirettamente dal Consorzio anche alle figlie Cristina, Elena e Giovannella», scrivono le Fiamme Gialle. Vi sono poi i nomi della moglie di Mazzacurati, Rosangela Taddei, anche socia della Eve srl e proprietaria di una casa in California locata dal Consorzio; Marina Elettra Snow, figlia della signora Taddei (Eve srl); Pietro Nascimbeni, marito della signora Snow; i figli di Giovanni, il regista Carlo Mazzacurati (Argonauti sas) e Giuseppe Mazzacurati; Konstantin Skachinskiy, ex marito di Cristina Mazzacurati. L’elenco prosegue con figli e parenti di dipendenti Cvn (o società collegate) o di pubblici ufficiali e consulenti assunti in società collegate al Consorzio: Flavia, figlia dell’allora presidente del Magistrato alle acque, Patrizio Cuccioletta, Cristina, figlia del consulente Cvn Francesco Giordano, Agostino, fratello del rappresentante legale Cvn, Valentina Croff, Francesco e Matilde Cazzagon (Sting srl), rispettivamente marito e figlia del dirigente responsabile Programmazione e controllo Cvn, Nicoletta Doni; Daniele Rinaldo, marito del dirigente responsabile del Servizio progettazione opere alle bocche di porto del Cvn, Maria Brotto; Alessandro, figlio del dipendente Cvn Sergio Nave; Luca Marziale, Roman e Karen Stocker, rispettivamente genero e figli dell’ingegnere del Consorzio Johann Stocker. «Senza entrare nel merito delle attività eseguite, suscitano non poche perplessità i vincoli familiari che legano i soggetti, tutti collegati direttamente o indirettamente a Cvn», scrive la Finanza. Per non dire di altre consulenze di sbalorditiva e immotivata generosità ripartite fra altri amici e amici degli amici.
Come andrà il processo si vedrà. Auguri a tutti, per primo all’ingegnere già colpito recentemente dalla morte, che ha addolorato tutti, del figlio Carlo. Sia chiaro: fino alla Cassazione è innocente. Ma il nodo è: non era il caso che il Consorzio, nel caso fosse davvero del tutto ignaro delle elargizioni citate, guadagnasse tempo in attesa di sapere dai giudici come sono andate le cose in tutti questi anni di ritardi, appalti costosissimi e gestioni contestate? Quei sette milioni dati all’ex presidente, dice l’Istat, sono pari al reddito di 312 anni di un altoatesino e a quello di 570 anni di un campano. Andateglielo a spiegare, ai cittadini, che anche in attesa del processo si trattava di un «atto dovuto»…