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 2014  marzo 15 Sabato calendario

“CURO LA DEPRESSIONE CON LA CRONOTERAPIA”


E’ vero che lei cura la depressione con la luce? Francesco Benedetti si sfila l’orologio da polso. «Mettiamo», spiega, «che questo sia il mio orologio biologico. Le lancette sono quello che faccio, il bilanciere è il mio codice genetico e la rotellina per mettere a punto l’ora esatta è la luce. Il nostro orologio interno è regolato da stimoli ambientali -luce, buio- che garantiscono al nostro organismo ritmi di attività e di riposo. Nei malati di depressione maggiore o con disturbo bipolare questi ritmi sono saltati, distrutti. L’idea è riattivarli utilizzando e manipolando proprio quegli stimoli ambientali. Roba da stregoni New Age! Hanno detto in passato. Ma la luce è la principale responsabile dei ritmi circadiani umani e, ormai, abbiamo dimostrato che somministrata in determinate ore - Quali? dipende dal cronotipo del paziente - ha un forte effetto antidepressivo».

Alt. Interrompo l’entusiasta Benedetti, lo psichiatra pioniere in Italia dell’uso della cronoterapia per la cura della depressione. Vuol dire che ai malati non prescrive farmaci antidepressivi? «Esatto. Associando la terapia della luce a cicli di terapia della veglia (modifichiamo il ritmo del sonno; i pazienti dormono ogni 48 ore, alternando notti di recupero di sonno profondo a notti in cui restano svegli) e somministrando solo sali di lito (servono a stabilizzare l’umore) guariamo il 60% dei malati. Ormai anche enti indipendenti internazionali come l’American Psychiatric Association hanno certificato che queste terapie hanno perlomeno la stessa efficacia dei farmaci senza avere però il rischio di effetti collaterali». 48 anni, modenese trapiantato a Milano, dove dirige l’Unità di psichiatria e neuroscienze cliniche all’ospedale San Raffaele Turro e insegna «Etica e psichiatria del suicidio» alla facoltà di medicina Francesco Benedetti, questo fine settimana, sarà uno dei 50 ricercatori protagonisti di «Brain in Italy», il convegno dedicato ai nostri «supercervelli» che non sono fuggiti dall’Italia. «Come numero di scienziati ormai ce la giochiamo con il Nord Africa!», commenta amaro.
Allora, perché è rimasto? Lo psichiatra risponde con i dati di una piaga in costante aumento («In Italia 1 persona ogni 20 - il 5% della popolazione - si ammala di depressione maggiore; un altro 2% soffre di disturbo bipolare»); racconta dell’odissea di pazienti esposti a ricadute se non a esiti ancora più infausti. «Mi creda sarei felice se esistesse una pillola che fa i miracoli. Purtroppo, la metà di quelli che prendono farmaci non guariscono, se non peggio. Non possiamo arrenderci! La ricerca di nuove strategie è nata proprio dall’esperienza di psichiatri che, come me, non ne potevano più d’usare psicofarmaci inutili. Al San Raffaele ho avuto la possibilità di studiare il ruolo degli stimoli ambientali e contribuire a definire nuovi protocolli di terapia non farmacologica; già altri medici come il professor Smeraldi e la dottoressa Colombo qui utilizzavano la terapia della veglia».
Palazzina G, oltre la porta chiusa del suo reparto, Benedetti mi mostra la stanza dove i malati ogni mattina per 30 minuti si siedono davanti a speciali lampade (potenza 1000,1500 lux) che simulano la luce del sole. Finito il ricovero lo psichiatra prescrive i bagni di luce anche a casa. «Queste lampade - sono dispositivi medici - si comprano anche su Internet». Con Anna-Wirz Justice e Michael Terman della Columbia University - i 2 scienziati fondatori del Center for Environmental Therapeutics - Benedetti ha scritto un libro-manuale, «Chronoterapeutics for affective disorders», che è stato piratizzato da ignoti hacker. Cure light anche come costi nel dilagante mercato degli psicofarmaci.
Chi la finanzia? Immagino che non sia molto amato dalle case farmaceutiche. «Ho vinto dei finanziamenti Ue; ho anche avuto qualcosina dal ministero della Salute e facciamo molto lavoro volontario. L’importante è che queste terapie vengano messe a disposizione dei medici e dei pazienti. Quanto al resto», ride Francesco Benedetti, «io certo non ho conflitti d’interesse!».