Avvenire 16/3/2014, 16 marzo 2014
CON I CONTRATTI A TERMINE OGGI 7 ASSUNZIONI SU 10
I lavoratori con contratto a termine e gli apprendisti sfiorano i 2,5 milioni. Le novità del Jobs Act contenute nel decreto, e quindi a giorni operative, coinvolgono una platea vasta, potenzialmente identificabile in sette assunzioni su dieci. «Le due misure riguardano quasi il 70% degli avviamenti al lavoro», ha detto nei giorni scorsi lo stesso ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
Difficile fare stime sull’impatto che le misure avranno, ma il ministro ha comunque parlato di «effetti significativi». Per alcuni determinerà uno spostamento dal contratto a tempo indeterminato al determinato, perché reso più semplice. Per altri aiuterà a rimettere in moto il mercato del lavoro, ricordando che nel 2013 gli occupati sono diminuiti di quasi mezzo milione rispetto al 2012. In particolare, i nuovi contratti a termine - con l’estensione a tre anni della possibilità di non inserire la causale e di prorogarli fino ad otto volte nei trentasei mesi potranno toccare circa sei assunzioni su dieci, considerando la percentuale media dei contratti a tempo determinato che vengono attivati in un anno (le attivazioni non corrispondono al numero dei lavoratori). Con l’apprendistato si sale a circa sette su dieci. I contratti a termine, come sottolineato più volte da Poletti, «rappresentano il 57-58% degli avviamenti, l’apprendistato il 10%».
Nel 2013 i contratti a tempo indeterminato sono stati 1.578.609 (il 16,4% del totale). Quelli avviati a tempo determinato 6.542.256 (il 68% del totale). In totale i rapporti di lavoro attivati (sommando contratti a tempo indeterminato, determinato, apprendistato, collaborazioni e altro) sono stati 9.613.990. I dati emergono dalle ’Comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro’. Va ricordato ancora che le attivazioni non indicano i lavoratori coinvolti, ma il numero dei rapporti di lavoro.
L’apprendistato, che nelle intenzioni della riforma Fornero è stato riformato con l’obiettivo che diventasse la principale porta di ingresso nel mercato del lavoro, non è invece decollato. Anzi, come sottolineato più volte anche dal ministro Poletti, il suo utilizzo è addirittura calato, passando «dal 2009 al 2013, dal 13% al 10%». Gli ultimi dati delle Comunicazioni obbligatorie indicano che, in termini assoluti, nel 2013 l’apprendistato si è fermato solo a 242.115, in calo rispetto ai 278.422 del 2012 (con la riforma Fornero entrata in vigore a luglio 2012); un calo ancora più ampio si evince dal confronto con l’andamento pre-Fornero: l’apprendistato era a quota 296.662 nel 2011 e sopra i 300 mila (307.198) nel 2010.
Oggi le nuove regole ’tagliano’ i vincoli: il ricorso alla forma scritta viene limitato al solo contratto e patto di prova (e non più anche per il relativo piano formativo individuale) e si elimina l’obbligo di stabilizzare almeno il 30% dei vecchi apprendisti, al termine del percorso formativo, per assumerne di nuovi.