Guido Andruetto, la Repubblica 15/3/2014, 15 marzo 2014
CUCINOTTA “IN UN ARMADIO LA STORIA DELLA MIA VITA”
«La femminilità si esprime anche attraverso l’eleganza e lo stile nel vestire. Mentirei clamorosamente se dicessi che non perdo tempo a scegliere nella cabina armadio gli abiti o gli accessori che mi piacerebbe indossare». Sincera e raggiante, come sempre, Maria Grazia Cucinotta. E devota alla moda, alla bellezza nella sua declinazione sartoriale, quando un vestito si può equiparare ad un’opera d’arte perché diventa oggetto del desiderio, da ammirare e possedere. «Chiamiamola ossessione, mania, ma certamente la vivo di più come un’autentica passione », confessa l’attrice siciliana sgranando due occhi neri e lucenti, mentre in una pausa dal lavoro chiacchiera con rilassatezza nell’ufficio della Italian Dreams Factory, la sua casa di produzione cinematografica che ha sede in un bel palazzo storico nel centro di Roma.
Quando trovo il capo giusto per me, quello che più si confà al mio corpo e alla mia personalità, mi sembra di avere trovato un amico, veramente. Un vestito ti chiama, ti appartiene, ti cambia. Cercarlo è un modo di dare sfogo a una curiosità che nel mio caso non si è ancora esaurita». Era soltanto una ragazza, appena ventenne, quando la Cucinotta conobbe per la prima volta il grande successo internazionale interpretando al fianco di Massimo Troisi la parte di Beatrice ne Il postino di Michael Radford, film che nel 1996 ottenne cinque candidature agli Oscar, vincendo quello per la migliore colonna sonora drammatica. Volò a Los Angeles per presenziare alla notte delle stelle e per l’occasione sfoggiò un meraviglioso abito lungo di Giorgio Armani. «Lo conservo nel mio guardaroba, come potrei mai distaccarmene? Ho tenuto tutti i vestiti importanti della mia vita. Quelli di scena che ho indossato sui set dei tanti film e quelli da cerimonia che hanno accompagnato alcuni momenti magici della mia carriera. La prima volta alla Mostra del Cinema di Venezia non si scorda mai, ero lì per Il postino e mi aveva vestita Armani. Poi di nuovo al Lido nel 2009 da madrina e due anni dopo per il mio debutto alla regia con
Il maestro». Armadi pieni di ricordi e non soltanto di vestiti, che Maria Grazia ogni giorno apre e richiude con l’infantile spensieratezza di chi sa che quel mondo è solo suo, di nessun altro. «La mia casa si sviluppa praticamente tutta intorno al mio guardaroba – ammette con un candido sorriso – e non poteva che essere così vista la mia naturale propensione ad accumulare vestiti su vestiti. Ho tenuto da parte anche quelli che mi fece indossare mia mamma da bambina nel giorno del mio primo compleanno e della prima comunione. Mi piace l’idea che una collezione di abiti possa farmi ricordare tutte le vite che ho vissuto».
Un po’ le succede anche con le scarpe, che la Cucinotta predilige con i tacchi alti e vertiginosi, ma questo è un altro capitolo. «Qui apriamo una porta sull’infinito. Le scarpe sono la mia vera fissazione. Ho una grande vasca da bagno che ho completamente riempito fino all’orlo di scarpe. E anche gli scaffali delle librerie in casa, li ho liberati dai libri che ho già letto e in mancanza di spazio li utilizzo come scarpiere. Sembrerò matta, ma credo che le scarpe non possano essere considerate un semplice accessorio, perché sono un tratto fondamentale dell’eleganza sia femminile che maschile. Ho visto con i miei occhi al lavoro gli artigiani che creano modelli di fattura eccelsa, e so che parliamo di capolavori. Quindi quando scelgo un paio di scarpe lo faccio con la cura e le attenzioni che meritano. Vale anche per le borse, un’altra tentazione cui non riesco a resistere ». La produttrice di All the invisible children, il film corale diretto fra gli altri da Emir Kusturica, Spike Lee e Ridley Scott, ha scoperto grazie alla sua brillante carriera che per una donna prendersi cura di se stessa può anche voler dire indossare un bel vestito. «A volte mi è sembrato di sognare, mi sono sentita come Cenerentola che si prepara per il ballo, ma è sempre l’abito che ti fa diventare diva, che libera la tua fantasia. Specialmente con un abito da sera, puoi giocare con l’immaginazione, puoi tirare fuori la tua femminilità osando molto di più. Per noi donne è importante farlo». Non meno del prestare cura al proprio aspetto esteriore. «Non sono una maniaca dell’ordine e della perfezione – avverte la Cucinotta, ravvivandosi i lunghi capelli scuri che l’hanno resa un’icona del fascino mediterraneo – mi capita di indossare jeans e scarpe basse quando sono di corsa o voglio vestire casual, ma non mi vedrete mai uscire di casa con i capelli arruffati o scombinata. Questo mai. Sono una donna libera ed autonoma, e da quando ho compiuto venticinque anni la mia vita è stata tutta dentro un trolley. Ho sempre tenuto il passaporto a portata di mano, per la gioia di mio marito, ma non mi sono mai lasciata andare, mai un’occasione in cui mi sia successo di presentarmi in modo trasandato. Sono una vagabonda, viaggio ancora tantissimo all’estero per il mio lavoro, ma sono consapevole del fatto che l’aspetto esteriore non si può e non si deve trascurare».
I grandi dello stile italiano continuano a coccolarla e ad amarla, da Giorgio Armani a Roberto Cavalli, fino a Maria Grazia Severi, che l’anno scorso per la Mostra del Cinema di Venezia l’ha vestita per il giorno con pantaloni e piccola blusa in pizzo bianchi con trasparenze e ricami crochet siciliani, e per la sera con un abito aderente che non è passato inosservato per l’ardita scollatura e l’effetto tattoo in pizzo d’oro sul corpo. «Il made in Italy ci salva dall’essere definitivamente scomunicati dal mondo – dice la Cucinotta con aria improvvisamente seria – siamo un Paese di geni, dove la bellezza è un valore che possiamo esportare con successo, ma bisogna rimboccarsi le maniche, tutti, per risalire ed evitare che si vada sempre più a fondo ». Tenace e combattiva, l’ex modella originaria di Messina che è diventata una stella del cinema ha scelto negli ultimi anni di stare al fianco delle donne che vivono condizioni di sofferenza, usando la sua immagine e un rapporto privilegiato con il mondo della moda per promuovere campagne di sensibilizzazione e raccolte di fondi a scopo beneficio. «L’ultima che sto seguendo – spiega – è a favore della onlus Susan G. Komen Italia, che opera nella lotta e nella prevenzione dei tumori del seno. Ho da poco realizzato una linea di t-shirt in cotone stretch bianco ricamato con la stilista Severi, il cui ricavato servirà a sostenere le loro attività fra cui la mini-maratona benefica “Race for the Cure” che si svolgerà qui a Roma a metà maggio».