Liana Milella, la Repubblica 15/3/2014, 15 marzo 2014
DAL CODICE ALLE NORME UE TRE CARTE CONTRO IL CAVALIERE
ROMA — È con le regole delle leggi e dei codici, mettendo da parte quelle dell’etica politica, che l’avventura berlusconiana di una candidatura a Strasburgo si rivela per quello che è, un’utopia. Lo dice la parola stessa, quel «non luogo» teorizzato da Thomas Moore. Non c’è giurista che scommetta un euro sulla possibilità che davvero il nome del leader di Forza Italia finisca in capo alla lista per le Europee.
Perché gli esperti di diritto escludono radicalmente che Berlusconi possa candidarsi il prossimo 25 maggio?
Le carte che giocano contro l’ex premier sono ben tre. Nell’ordine, e in sintesi: la legge 190, meglio nota come legge Severino, del dicembre 2012 che fissa i paletti della candidabilità, ineleggibilità, decadenza dei condannati; l’articolo 28 del codice penale che disciplina l’interdizione dai pubblici uffici; la risoluzione del Parlamento europeo del 23 ottobre 2013 su mafia e corruzione.
C’è una conventio ad escludendum politica nei suoi confronti, o si tratta di dati di fatto incontrovertibili?
È sufficiente passare ai raggi X la sua situazione penale e confrontarla con il quadro normativo per rendersi conto che Berlusconi non ha scappatoie possibili. Potrà solo rinunciare al suo progetto, per la semplice ragione che non dipende dalla sua singola volontà essere presente in lista, ma da chi dovrà autorizzare quelle liste, nelle quali non può stare un condannato con una sentenza definitiva.
Berlusconi pensa di poter aggirare i divieti, ma ci potrà riuscire?
È impossibile. Vediamo perché. Il capo di Fi, il primo agosto, è stato condannato in Cassazione a 4 anni per frode fiscale. Pena definitiva dopo tre gradi di giudizio. Rinviata in appello la quantificazione della pena accessoria, perché ai supremi giudici 5 anni sono parsi sovradimensionati. Il nuovo appello (19 ottobre 2013) li ha ridotti a 3. Il 18 marzo si pronuncerà la Cassazione e tutto lascia prevedere che la pena sarà confermata. Ciò comporta due conseguenze. La prima è stata la sua decadenza dal Senato (27 novembre) per effetto della legge Severino. La seconda è che, non solo per la legge Severino, ma anche per la pesante interdizione, egli sta per diventare un detenuto.
È possibile “aggirare” la Severino?
Il decreto legislativo firmato dall’ex ministro della Giustizia, delegato al governo dalla legge anti- corruzione, stabilisce che per condanne oltre i due anni non solo c’è «l’immediata» decadenza degli eletti, ma c’è soprattutto l’impossibilità per chiunque sia condannato di correre per un posto nel parlamento italiano, europeo, nelle Regioni e negli enti locali. Il cartellino rosso resta in vigore per sei anni. Un partito può anche, come mossa politica, candidare un condannato, ma lo vedrà depennato dai magistrati che effettuano i controlli.
Berlusconi non può farcela ricorrendo alla giustizia amministrativa?
Può anche farlo, ma vedrebbe la sua istanza respinta, com’è avvenuto per altri candidati.
Anche l’interdizione dai pubblici uffici è altrettanto tassativa?
Basta leggere l’articolo 28 del codice penale per capire che Berlusconi è tagliato definitivamente fuori: «L’interdizione priva il condannato del diritto di elettorato o di eleggibilità in qualsiasi comizio elettorale, e di ogni altro diritto politico ».
«Sono elezioni europee, siamo fuori dall’Italia, che c’entrano queste regole? ». Questo sostengono gli uomini di Berlusconi, ma è davvero così?
È esattamente l’opposto. Nell’articolo 28, quando è precisato che l’esclusione riguarda «qualsiasi comizio elettorale» è evidente che si sta parlando di «qualsiasi» elezione che si svolga sul territorio italiano.
Ma in Europa non c’è una disciplina dell’immunità parlamentare più vasta di quella italiana?
Fa fede l’ultima risoluzione di Strasburgo in materia, quella del 23 ottobre, nella quale la Ue raccomanda agli Stati membri «l’inammissibilità dell’inclusione nelle liste di coloro che abbiano riportato una condanna definitiva per reati di partecipazione alla criminalità organizzata, riciclaggio, corruzione, anche di natura economica e finanziaria». Ritiene che tale sanzione debba essere applicata per una durata di almeno 5 anni ed includere, per lo stesso periodo di tempo, l’impossibilità di accedere a incarichi di governo ad ogni livello». Disposizione che sono la fotocopia della legge Severino.
Ma se, per un’ipotesi del terzo tipo, Berlusconi si candidasse e fosse eletto?
Comunque non potrebbe garantire la sua presenza in Europa perché dal 10 aprile, quando il tribunale di sorveglianza si pronuncerà sulla sua richiesta di affidamento ai servizi sociali per scontare i 9 mesi che gli restano dopo i 3 cancellati dall’indulto, egli sarà a tutti gli effetti un detenuto, già privo adesso del passaporto per poter lasciare l’Italia.