Paolo Zappitelli, Il Tempo 15/3/2014, 15 marzo 2014
AGENDA DIGITALE, FALLIMENTO TOTALE
Cinquantacinque progetti da portare a termine entro il 2013. Solo 17 approvati. È il triste bilancio dell’Agenda digitale italiana, la struttura creata nel 2012 dal governo Monti che si doveva occupare di modernizzare il nostro Paese, facendo partire progetti come i pagamenti elettronici nella pubblica amministrazione e le ricette mediche in formato elettronico. E che soprattutto aveva come obiettivo quello di far risparmiare complessivamente allo Stato circa 12 miliardi di euro. Invece si è rivelata un vero e proprio fallimento. Il giudizio, impietoso, arriva dalla relazione preparata dal servizio studi del dipartimento dei Trasporti che è stato pubblicato dalla Camera dei Deputati lo scorso 5 marzo.
Paradossalmente, comunque, nel 2013 è andata meglio rispetto al 2012, visto che in quell’anno i provvedimenti messi in cantiere erano stati 47 e di questi solo quattro erano stati portati a termine.
In realtà non è solo colpa dell’Agenzia visto che lo studio punta il dito anche contro il premier – all’epoca Enrico Letta – il quale poteva «sbloccare» i progetti anche senza il parere dei ministri. La procedura di legge prevede infatti che i provvedimenti possono essere approvati semplicemente «su proposta del Presidente del consiglio dei ministri anche senza il concerto coi ministri competenti».
Eppure molti dei progetti potrebbero cambiare radicalmente la vita degli italiani. Come ad esempio il fascicolo sanitario elettronico, uno strumento che potrebbe permettere di avere sempre a portata di mano, con una tessera, tutti i nostri dati, di richiedere visite mediche e di acquistare medicinali. Un sistema che, da solo, può far risparmiare 600 milioni solo eliminando le ricette cartacee della Asl e altri 600 milioni per i ritardi che l’Inps accumula nel registrare le nascite e le morti.
Del cattivo funzionamento della Agenda digitale elettronica si è preoccupata anche l’Unione Europea che ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. E, a novembre dell’anno scorso il deputato del Pd Marco Di Stefano aveva presentato un’interrogazione urgente chiedendo al governo spiegazioni proprio su questi ritardi.
Adesso la palla è nel campo del neopremier Matteo Renzi. Un ministro con la delega sull’innovazione e sul digitale non è stato nominato. Ma vista l’importanza di questo settore per l’economia (si parla di un incremento di più di un punto di Pil l’anno) e vista l’importanza che il presidente del Consiglio dà all’innovazione digitale qualcosa potrebbe finalmente muoversi.