Mario Ajello, Il Messaggero 15/3/2014, 15 marzo 2014
VALLE OCCUPATO, LA GRANDE BRUTTEZZA DEL PREMIO EUROPEO DELL’ILLEGALITA’
«Compagni, facciamo un comitato che fa fatti, perchè dai fatti sgorga il diritto limpido!». Il compagno Ugo Mattei, professore e giurista, ieri ha arringato i comunardi del Teatro Valle.
Anzi teatrovalleoccupato o meglio teatrovallebenecomune e il benecomunismo, versione tardo ideologica del luogocomunismo, dev’essere una sorta di diritto all’illegalità: visto che da tre anni il Teatro Valle è nelle mani degli occupanti, e sulle scale da cui Luigi Pirandello fuggì inseguito dalle critiche e dalle pernacchie dopo la prima dei «Sei personaggi in cerca d’autore» ora c’è scritto in vernice rossa - su un gradino dopo l’altro - «No violenza», «No sessismo», «No razzismo». Ma non è violenza, e perfino razzismo estetico, imbrattare così queste rampe che appartengono al più antico teatro di Roma, vero gioiello costruito nel 1727? I nuovi comunardi a queste critiche ”borghesi” non badano. Ieri occupanti e intellettuali amici tra cui Stefano Rodotà, per protesta contro il prefetto che non riconosce status giuridico alla loro fondazione aduso di appropriazione, si sono ritrovati nel loro paradiso fiscale. Dove oltre alle bollette non pagano neppure i diritti a nessuno pur inneggiando ai diritti di tutti e infatti il cantante Gino Paoli, presidente della Siae, è infuriato: «Il Valle è in mano a giovani viziati e inconcludenti. Mi ricordano i figli di papà di Valle Giulia».
PIER PAOLO PASOLINI
E se ci fosse ancora Pier Paolo Pasolini chiamerebbe la Celere per sgombrare l’assemblea nella quale il leader Mattei azzarda incautamente un paragone infausto: «Chiunque può venire qui e diventare comunardo di questa nuova Comune». Quella di Parigi del 1870 rievocata dall’Ugo combat, mentre nel foyer c’è il banchetto infiocchettato con bandiere rosse della lista alternativa Tsipras che ha stabilito qui una sorta di suo quartier generale, finì assai male. Con l’arrivo dell’esercito. In questo caso, anche se il Campidoglio flirta con i comunardi benecomunisti e l’intellighenzia sinistrese li coccola e li vezzeggia tanto non costa niente (e costa solo ai cittadini che pagano la luce della Comune del Valle), basterebbe che si ripetesse ciò che accaddè a Parigi nel ’68. Venne occupato l’Odéon, nessuno sgomberò ma fu staccata l’acqua, i bagni si otturarono e gli occupanti se ne scapparono inseguiti dalla puzza.
Ieri il Valle è stato una valle di lacrime, perchè quant’è cattivo il prefetto che non ha voluto regalare agli occupanti questa istituzione. Ma si è fatta anche festa qui nella Comune, celebrata come tempio dell’«innovazione culturale e innovazione istituzionale». L’Europa, il mondo, a cui piace giocare con le anomalie italiane, hanno premiato il Valleoccupato con uno dei trofei internazionali più ambiti. E i comunardi sono tutti contenti per questa legittimazione global del loro abuso evidente o, come minimo, del loro metodo di gestione (del tipo: il teatro sarebbe di tutti ma me lo prendo io) che il premier Matteo Renzi definisce «un modello che non può essere d’esempio per nessuno».
MAJAKOVSKIJ
Ma lo può essere, infatti lo è, per l’European Cultral Foundation di Bruxelles che tra tre giorni - il 18 marzo - consegnerà a una delegazione dei comunardi l’onoreficienza più prestigiosa, quella intitolata a Margriet, principessa d’Olanda. Il riconoscimento giuridico in Italia non c’è per il Valleoccupato, che i nuovi padroni di fatto dicono di voler ridare alla cittadinanza pur essendo già della cittadinanza, ma questo premio internazionale ridarà slancio all’illegalità. E infatti, culturame, intellighenzia radical chic, le studentesse di lettere fuori corso - eccone due nel foyer e dialogano così: «Ao, ho portato qui pure i miei genitori», «Ammazza, quindi nun te stanno a reprime’!») e le tante pantere grigio combat che tornando giovani scambiano il Valle per Woodstock o per la Bolivia del Che, ieri sera se la godevano citando Majakovskij: «Bisogna strappare la gioia ai giorni venturi». Una gioia, Majakovskij il poeta rivoluzionario li perdoni, che odora di casta. Perchè il Valle è diventato un simbolo della casta al contrario: pretendere tutto e non rispettare niente. Contando sulla demagogia degli altri, per cui è meglio non chiedere il rispetto delle regole (la prima: non appropriarsi delle cose non tue) per non passare come reazionari. Se perfino una persona di sinistra ed ex deputato indipendente del Pci come Gino Paoli s’è arrabbiato («Chi continua a cavalcare la tigre del populismo difendendo il Valle o non conosce la realtà oppure è in malafede»), significa che non c’è premio internazionale nè lobby politicamente corretta che possano dare a un esproprio finto-proletario la patente di un «processo capace - così dice la direttrice del premio intitolato alla principessa d’Olanda - di produrre nuovi valori e nuove forme di partecipazione sociale».
L’assist internazionale per il Valleoccupato è sotto gli occhi di tutti. In questo caso però l’Italia non esporta il suo volto migliore. Ma soltanto la ”grande bruttezza” di un harakiri culturale e legale che meriterebbe - per il bene comune più che per il benecomunismo - di restare chiuso e invisibile nell’Italia casereccia.