Stefano Zurlo, Il Giornale 15/3/2014, 15 marzo 2014
QUEI PM ANTI CAV CHE FANNO CARRIERA
Il più caustico è il sito Dagospia che titola: «Meno male che Silvio c’è». Meno male per i magistrati napoletani che hanno dato e danno filo da torcere al Cavaliere. Uno a uno sono stati puntualmente promossi.L’ultimo della serie è Vincenzo Piscitelli, contitolare del procedimento sulla compravendita dei senatori che vede a processo il leader di Forza Italia, Sergio De Gregorio, il parlamentare passato dall’Italia dei valori a Forza Italia, e l’ex direttore dell’ Avanti! Valter Lavitola. Ora anche Piscitelli sale sulla giostra e diventa procuratore aggiunto a Napoli. Per la cronaca il plenum del Csm, che spesso si spacca e litiga furiosamente sull’assegnazione di poltrone strategiche, questa volta ha deciso a grande maggioranza. Insomma, Piscitelli ha stravinto la corsa, ma Dagospia fa i suoi conti e nota maliziosamente che il grande lavoro investigativo compiuto su Silvio e dintorni e dintorni dei dintorni - vedi i fascicoli sulla P4, Finmeccanica, fondi per l’editoria all’ Avanti! e via di questo passo - dà i suoi frutti. Le carriere corrono: «Francesco Curcio prosegue Dagospia nel suo report - è passato alla Procura nazionale antimafia, mentre Henry John Woodcock ha fatto il grande salto alla Dda partenopea ». Ovvero alla Procura antimafia del capoluogo campano. Intendiamoci, le nomine nel grande risiko delle poltrone sono legittime ma in qualche modo il Csm lancia anche un segnale politico: stare sotto i riflettori della cronaca, dare del tu alle accuse rivolte all’ex premier, riscrivere con gli occhiali della giustizia le convulsioni del Palazzo e la caduta del governo Prodi, fa bene alla vita professionale e arricchisce il curriculum. Coincidenze.
Qualcosa del resto si muove anche a Milano. Ilda Boccassini, considerata dal Cavaliere una delle sue storiche avversarie, ambisce al posto lasciato libero da Alberto Quattrocchi al vertice della procura di Firenze. Sono una quarantina i candidati ma quelli con chance di successo sarebbero solo tre: la Boccassini, Armando Spataro, altro nome pesante della magistratura italiana, sui giornali in questi anni per aver scoperchiato la vicenda Abu Omar e dato la caccia a un plotone di 007 americani, e Alfredo Morvillo, procuratore a Termini Imerese e cognato di Giovanni Falcone. La Boccassini ha condotto molte delle indagini e dei processi più delicati che hanno toccato il Cavaliere e il suo entourage fra polemiche furibonde: Cesare Previti e il lodo Mondadori, il caso Ariosto e la compravendita della Sme. Naturalmente Ilda Boccassini ha anche altre frecce nel suo arco: è stata a Caltanissetta negli anni delle grandi inchieste sulle stragi di mafia e fu l’unica a segnalare che la strada battuta dai pm per la strage di via D’Amelio non convinceva. Anzi, che era da scartare perché poggiava sulle fumosissime dichiarazioni del pentito Vincenzo Scarantino. Le critiche della Boccassini furono respinte al mittente e così su via D’Amelio la magistratura ha trasformato l’errore in verità e ha costruito processi, sentenze, condanne. Condanne che oggi sono state cancellate nell’imbarazzo generale. Si vedrà. Al Csm danno Spataro per superfavorito e c’è anche chi ipotizza che in realtà la Boccassini non voglia lasciare la trincea di rito ambrosiano e i molti fascicoli aperti. Legittime ambizioni sullo sfondo del conflitto politico giudiziario in corso da ormai vent’anni. Il Cavaliere resta sempre sotto indagine, i suoi giudici arrivano in alto. Sempre più in alto.