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 2014  marzo 13 Giovedì calendario

Se siete iscritti a Facebook è molto probabile che negli ultimi giorni qualcuno dei vostri amici abbia condiviso un link all’inchiesta Sex and Teens, realizzata per il Fatto Quotidiano da Beatrice Borromeo

Se siete iscritti a Facebook è molto probabile che negli ultimi giorni qualcuno dei vostri amici abbia condiviso un link all’inchiesta Sex and Teens, realizzata per il Fatto Quotidiano da Beatrice Borromeo. L’inchiesta racconta le esperienze sessuali di alcuni adolescenti ed ha avuto un successo incredibile. La prima puntata dell’inchiesta ha ricevuto 129 mila condivisioni su Facebook, la seconda più di cinquemila. I due pezzi di Borromeo sono basati sui racconti di due adolescenti che frequentano un liceo di Milano non specificato, Chiara nel primo articolo e Mattia nel secondo (i nomi sono di fantasia). I due ragazzi hanno raccontato le loro esperienze sessuali e Borromeo le ha riportate negli articoli con uno stile molto diretto e crudo. La prima puntata, tratta dal racconto di Chiara, comincia così: La partita di pallavolo è appena cominciata e seduti per terra, in palestra, ci sono un po’ di ragazzi che usano “l’ora buca” per fare un tifo svogliato. C’è anche la professoressa di educazione fisica, che annota con una bic blu le assenze sul registro. A interrompere tutti è una ragazza di quinta ginnasio, che invade il campo: “Finalmente mi hanno stappata!”, urla, correndo attorno alla rete con le braccia alzate. “Sì, sì: mi hanno sturata ieri sera”. Insieme al successo, questi due articoli hanno ricevuto anche molti commenti negativi. In un articolo sul suo blog, il vice-direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, ha difeso Borromeo da quelle che ha ritenuto delle critiche eccessive: [...] la nostra Beatrice viene subissata di insulti, insinuazioni, offese gratuite e ributtanti sul piano professionale e anche personale: chi se n’è reso responsabile ne risponderà in Tribunale non solo a lei, ma anche al Fatto, e spero che alla fine la merda che ha sparso in questi giorni gli verrà ricacciata in gola. In un’altra parte della sua difesa Travaglio scrive: Sappiamo benissimo che raccontare fenomeni anche molto diffusi non significa generalizzare: la storia di Tizio e Caio è la storia di Tizio e Caio, e quando diventa un fenomeno sociale va raccontata anche se fa male, anche se qualcuno preferirebbe non leggerla. Ma gli articoli di Borromeo parlano veramente di ”fenomeni sociali”? Credo che la risposta sia “no”. Nelle due puntata “dell’inchiesta” non ci sono dati, statistiche o pareri di esperti. Borromeo non ci dà i numeri per sapere se i racconti dei due giovani adolescenti sono rappresentativi di una realtà più ampia o se sono soltanto una collezione di aneddoti, magari coloriti dalla fantasia di un giovane travolto da una tempesta di ormoni. C’è anche da dire che tra queste due possibilità Borromeo non sceglie: riporta soltanto il racconto, senza arrivare a sostenere che gli adolescenti “sono tutti così”. In ogni caso, dopo tutte queste discussioni a me è rimasta la curiosità: Chiara e Mattia sono due casi isolati, oppure in Italia la vita sessuale degli adolescenti è davvero così vivace? Fortunatamente per cominciare a rispondere a questa domanda ci sono moltissimi dati e moltissime statistiche, quasi tutti piuttosto facili da trovare e utili per farsi una prima – e incompleta – idea della situazione. In Italia l’età media del primo rapporto è tra le più alte d’Europa. Secondo uno studio effettuato dalla Durex (sulla base delle risposte a 34 mila questionari) nel 2012 gli adolescenti italiani hanno, in media, il primo rapporto sessuale a 19,4 anni (si tratta di una media appena inferiore a quella spagnola, 19,5, e superiore a quella francese, 18,7, e a quella tedesca, 17,8). Mi ha sorpreso parecchio scoprire che col passare degli anni l’età media della primo rapporto sessuale si sta alzando, anziché abbassarsi: sempre secondo la Durex, nel 2007 l’età media del primo rapporto in Italia era 18,9 anni. Lo studio della Durex sembra in parte confermato da un’altra ricerca sulla percentuale di quindicenni che hanno già avuto rapporti sessuali, elaborata dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. In Italia, secondo l’OMS, tra il 2009 e il 2010, il 22 per cento delle quindicenni e il 26 per cento dei quindicenni aveva già avuto un rapporto sessuale. In Francia i numeri sono 23 e 28 per cento e in Germania 24 e 20 per cento, in Spagna il 20 e il 23 per cento. Tutte queste ricerche sono basate su questionari e, come si sa, la gente mente (a volte anche nei questionari anonimi). Gli inguaribili scettici possono utilizzare un altro tipo di dato – oggettivo e incontrovertibile – che si basa su un tipico sottoprodotto del sesso adolescenziale: la gravidanza. Analizzare il numero di gravidanze indesiderate, di madri adolescenti e il numero di aborti è un metodo particolarmente efficace per farsi un’idea numerica della sessualità negli adolescenti. E lo è ancora di più in un paese come l’Italia dove, secondo quasi tutti gli esperti, la cultura degli anticoncezionali è poco diffusa. In altre parole, in un paese con adolescenti dalla vita sessuale allegra e con una scarsa cultura degli anticoncenzionali dovremmo assistere a un numero elevato di giovani madri o a un alto numero di aborti. Ancora una volta, i numeri raccontano una storia diversa. Secondo l’ultima relazione del ministero della Salute sulla legge 194 (quella che regola gli aborti), non solo l’Italia è uno dei paesi dove si verificano meno interruzioni di gravidanza d’Europa, ma questo numero è in calo costante da diversi decenni (vale la pena di notare che è anche aumentato molto il numero di ginecologi che si rifiutano di praticare aborti: erano il 59 per cento nel 1983 e sono il 69 per cento nel 2011). Pochi aborti, quindi tante giovani madri? No: l’Italia è uno dei paesi al mondo con il minor numero di madri adolescenti: 7 ogni mille ragazze tra i 15 e i 19 anni. In Germania e Francia sono 10, negli Stati Uniti addirittura 39. Come se non bastasse, anche i dati della Durex confermano questi numeri. In Italia l’85 per cento delle ragazze dichiara di non aver mai avuto una gravidanza indesiderata, a fronte di un 81 per cento in Francia e di un 79 per cento in Germania.