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 2014  marzo 15 Sabato calendario

“Sì

al Cantone Sardegna”
Gli svizzeri sognano il mare
Gli isolani: pronti a venderci. Gli elvetici: favorevoli

Nicola Pinna

La contaminazione è già iniziata: il nuovo rettore dell’università Ludes di Lugano, nominato dieci giorni fa, è un sardo. Si chiama Antonello Martinez, è nato a Oristano e ha studiato a Cagliari.
È un caso, ma la domanda è scontata: la conquista della Svizzera passa dalla cultura? Quelli che via web hanno teorizzato il 27° cantone, cioè la Sardegna inclusa nella Confederazione elvetica, immaginano un’altra strada, cioè la vendita dell’isola. Un affare per tutti: l’Italia incasserebbe un po’ di franchi, la Svizzera avrebbe il tanto sognato “sbocco sul mare”. E la Sardegna romperebbe definitivamente il rapporto mai sereno con Roma. Fantapolitica o semplice provocazione per discutere sui social, tra Lugano e Berna se n’è parlato parecchio: titoli sui giornali, chiacchiere al bar e qualche riflessione politica.
I partiti di destra, quelli conservatori, sulle barricate per frenare l’assalto di frontalieri e immigrati, per i sardi farebbero volentieri un’eccezione. «Sarebbe un piacere, ma certo non invaderemo l’Italia per lo sbocco a mare», dice Pierre Rusconi, anima dell’Udc ticinese e consigliere nazionale che ha promosso il referendum sugli immigrati. «Sulla questione del “Canton marittimo” bisognerebbe far decidere ai cittadini, e credo che la maggior parte degli elettori sarebbe favorevole».
Si affiderebbe a un referendum anche Attilio Bignasca, coordinatore della Lega dei ticinesi: «Come si potrebbe dire di no alla Sardegna? Sole, mare, caldo e distese naturali. Sarebbe il nostro polmone verde: non ci dispiacerebbe, ma è fantapolitica».
Alleati tra i partiti conservatori, i sardi che avevano immaginato il “Canton marittimo” non pensavano di trovarne. In Ticino, invece, l’idea di ampliare i confini sulla terra dei nuraghi sembra raccogliere più consensi del previsto. I promotori della rivoluzione geopolitica (10 mila fan su Facebook e un sito web trafficatissimo) hanno pensato quasi a tutto. Persino alla bandiera: ovviamente quella quadrata, rossa con la croce greca bianca al centro, più gli immancabili quattro mori. Per spiegare bene qual è il progetto c’è un manifesto politico recapitato anche al Consiglio nazionale: «Vorremmo vivere in un paese normale, che offra ai propri cittadini opportunità di lavoro e di impresa, che abbia leggi chiare e uguali per tutti, con una economia stabile e tasse equilibrate».
In attesa che la proposta di un referendum si sposti dai social alle stanze dei bottoni, gli svizzeri immaginano il futuro con un po’ di ironia: «I sardi dovrebbero abituarsi a gestire l’autonomia come la intendiamo noi, senza sovvenzioni statali - riflette Pierre Rusconi - La confederazione nel frattempo dovrebbe organizzare una flotta militare navale per difendere i confini sardi».