Il Post, 28/2/2014, 28 febbraio 2014
La grande moria delle banane La progressiva diffusione di due funghi potrebbe obbligare i coltivatori a cambiare il tipo di banana più coltivata al mondo, la Cavendish, influendo sulle abitudini alimentari di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo
La grande moria delle banane La progressiva diffusione di due funghi potrebbe obbligare i coltivatori a cambiare il tipo di banana più coltivata al mondo, la Cavendish, influendo sulle abitudini alimentari di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. I funghi sono alla base di due serie malattie della pianta, che possono portare a una marcata riduzione della produzione di banane nelle piantagioni. Come spiega l’ultimo numero dell’Economist, il problema di dovere cambiare tipo di banana da coltivare si presentò già in passato. Le esportazioni su grande scala di questi frutti iniziarono negli anni Settanta del diciannovesimo secolo. Dolci e morbidi, divennero diffusi sulle tavole dei più ricchi, come prelibata stranezza proveniente dai lontani tropici. Meno di un secolo dopo, grazie ai progressi nei sistemi di coltivazione e soprattutto del trasporto marittimo, la banana divenne molto diffusa a prezzi più abbordabili anche per i meno ricchi. Quando il commercio delle banane aveva raggiunto un suo primo apice negli anni Cinquanta accadde l’imprevisto: un fungo causò la cosiddetta “malattia di Panama”. Nell’America Centrale e in Sudamerica la patologia colpì tutte le principali piantagioni, uccidendo milioni di banani della qualità Gros Michel, all’epoca la più diffusa. In poco tempo i coltivatori identificarono un’altra qualità, la Cavendish, che aveva il pregio di essere più resistente al fungo e convertirono le loro piantagioni. In questo modo fu possibile evitare il collasso del mercato delle banane, ma in compenso i consumatori si ritrovarono con un frutto meno saporito e più piccolo rispetto a quello della Gros Michel. Il passaggio non fu comunque indolore per i produttori: rispetto alla Gros Michel, la Cavendish era meno resistente e quindi più complicata da trasportare. Invece di usare normali bananiere e vagoni ferroviari come un tempo, fu necessario realizzare flotte di mezzi di trasporto con frigoriferi per trasportare le banane in giro per il mondo. E i vari caschi di banane dovevano essere inscatolati e separati tra loro, per evitare che si danneggiassero a causa degli urti. I produttori non ebbero però alternativa e in poco tempo la Cavendish divenne la qualità di banana più diffusa al mondo e lo è ancora oggi. Si stima che il 95 per cento delle banane esportate siano Cavendish. Il business delle banane è uno dei più floridi tra quelli legati alla produzione e alla vendita di frutta. Le esportazioni tra il 2001 e il 2012 sono passate da 11,9 milioni di tonnellate a 16,5 milioni. Questi frutti hanno molto successo nel Nord America, dove sono mangiati più di mele e arance messe assieme. La florida economia delle banane è però nuovamente minacciata da due tipi di fungo, e in molti temono che si possa ripetere quello che avvenne negli anni Cinquanta. La Sigatoka Nera, causata dal fungo Mycosphaerella fijiensis, colpisce principalmente le foglie dei banani facendole scurire e danneggiandole, riducendo quindi la possibilità per le piante di attuare la fotosintesi. Il problema è serio e in alcuni casi può dimezzare la produzione di una intera piantagione. La Sigatoka Nera è di solito tenuta sotto controllo utilizzando un funghicida, che impedisce al fungo che la causa di proliferare. Il trattamento è costoso e deve essere ripetuto diverse volte al mese sulle piante. In alcune zone i coltivatori hanno dovuto aumentare notevolmente le dosi di funghicida e si teme che presto questo possa diventare totalmente inefficace nell’arrestare l’epidemia. Un secondo problema è dato da una variante della malattia di Panama, causata dal fungo Fusarium oxysporum, che attaccata la varietà Cavendish. Per ora le piantagioni interessate sono poche e distanti da quelle principali del Sudamerica e dell’America Centrale, che producono i tre quarti delle banane mangiate in tutto il mondo. Un ricercatore ha però spiegato all’Economist che “non si tratta di dire se succederà anche in quelle piantagioni, ma quando”. Considerata la quantità di denaro che muove il commercio delle banane, i principali produttori confidano di trovare presto una nuova qualità di banana che sia resistente ai due funghi e che sia semplice da gestire, soprattutto per quanto riguarda il suo trasporto. Sulla selezione stanno lavorando diversi centri di ricerca in giro per il mondo. Uno dei più attrezzati è il Laboratorio per il miglioramento delle piantagioni tropicali di Lovanio, in Belgio. Al suo interno decine di ricercatori lavorano incrociando diverse varietà di banane, comprese quelle che devono essere cotte per essere mangiate. Altri centri di ricerca valutano la possibilità di realizzare un nuovo tipo di Cavendish geneticamente modificata e resistente alle principali malattie delle banane. Come buona parte delle banane coltivate, la Cavendish è priva di semi e per ottenere nuove piante si procede con la moltiplicazione per talea: un frammento di pianta (che si chiama talea) viene tagliato dal banano e sistemato nel terreno per rigenerare le parti mancanti fino a quando non dà vita a un nuovo esemplare. Il sistema consente di avere banane che sono cloni fra di loro, con un patrimonio genetico praticamente identico e quindi con caratteristiche ideali per essere trattate allo stesso modo in fase di trasporto, commercializzazione e vendita. Questo però significa che nelle piantagioni ci sono piante tra loro gemelle, tutte esposte allo stesso modo ai parassiti. Da parenti stretti delle scimmie, abbiamo il dovere morale di conservare e consumare al meglio le banane. Dopo averle comprate, non tenetele in frigorifero, ma in un posto asciutto e non esposto al sole; separatele l’una dall’altra e annodate sul loro picciolo un sacchetto di nylon, rallenterà la loro maturazione. Per quanto riguarda il loro consumo, potete evangelizzare amici e parenti sul modo corretto di sbucciare una banana, questo: