Felice Diotallevi, l’Unità 14/3/2014, 14 marzo 2014
DA POLIZIOTTO ARRESTÒ MORETTI DA VICESINDACO SANAVA GLI ABUSI DEGLI AMICI
Il 4 aprile 1981, dopo una latitanza di oltre nove anni, arrestò in strada a Milano il numero uno delle Brigate Rosse, Mario Moretti. Allora guidava la squadra mobile di Pavia (poi passò alle volanti di Milano, dove fu anche vice questore), dopo la pensione e l’addio alla polizia, l’ingresso nell’amministrazione comunale di Pavia, e oggi Ettore Filippi, 72 anni, poliziotto da tempo in pensione, è stato arrestato da carabinieri e guardia di finanza con l’accusa di corruzione, minacce aggravate e altro, reati che avrebbe compiuto quando era vicesindaco di Pavia. Con lui e con le stesse accuse è finito in manette un imprenditore edile del posto, Ciro Manna. Entrambi sono ai domiciliari.
Le misure sono il risultato di un nuovo filone dell’indagine chiamata «Punta est», che già nel 2012 aveva portato al sequestro di un cantiere di 9mila metri quadrati del valore di circa 3 milioni di euro e a misure cautelari nei confronti di un professore dell’Università di Pavia, di un imprenditore pavese e un dirigente del settore Ambiente e territorio del Comune.
Ettore Filippi dopo essere riuscito ad arrestare Moretti andò anche a lavorare con Dalla Chiesa a Palermo, ma dopo poco, nell’83, fu arrestato perché alcuni pentiti del clan Epaminonda lo accusarono di essere un collaboratore della mafia. Accuse cadute con sentenza definitiva nell’88 e totale riabilitazione. Poi scelse la politica, inizialmente Psi poi con liste civiche. Ha lavorato con tre sindaci diversi a Pavia, prima assessore al bilancio, poi vicesindaco, infine riconfermato dall’ultimo sindaco Alessandro Cattaneo (Pdl) come membro del consiglio di amministrazione del policlinico San Matteo, uno degli istituti di ricerca di eccellenza italiani. Ora è accusato di corruzione, di aver usato la sua influenza e le conoscenze per favorire alcuni imprenditori che avevano costruito piscina, centro benessere e resort senza alcuna concessione. Grazie a Filippi avrebbero ottenuto una concessione in sanatoria, un condono, e anche il riconoscimento di opere di pubblica utilità, senza neanche dover pagare gli oneri di urbanizzazione. In cambio, per gli investigatori, avrebbe ricevuto soldi sotto forma di finanziamento alle liste civiche che rappresentava e compensi fantasma alla sua azienda pubblicitaria, senza prestare alcun servizio, oltre ad avere usufruito gratuitamente del centro benessere.