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 2014  marzo 14 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - L’AEREO SCOMPARSO


DAGOSPIA
l volo MH370 è scomparso da sabato insieme ai suoi 239 passeggeri.
una foto del jet malaysia airlines scomparsouna foto del jet malaysia airlines scomparso
Gli ufficiali americani credono che i due sistemi di comunicazione a bordo siano stati spenti deliberatamente, a distanza di 14 minuti: il primo all’ 1.07, l’altro all’ 1.21, appena dopo che il pilota della Malaysian Airlines ha detto «Tutto a posto, buonanotte» e prima che il Boeing 777 cambiasse rotta verso ovest. Il che significherebbe che c’è stato un intervento manuale, non accidentale né causato da malfunzionamento, e che l’aereo non è caduto giù all’improvviso.
Soldati di taiwan si preparano per la ricercaSoldati di taiwan si preparano per la ricerca
Il vettore ha mandato suoi segnali al satellite britannico riguardo a posizione e velocità per oltre cinque ore dopo essere scomparso dal radar. Quindi è rimasto intatto e non ha subito un evento catastrofico. L’aereo aveva abbastanza carburante per volare oltre quattro ore.
L’ultimo segnale è stato registrato a 10.000 metri sul mare e a una normale velocità di viaggio. Gli americani non dicono quale sia esattamente la posizione emersa dall’ultima trasmissione ma stanno cercando nell’Oceano Indiano, circa mille miglia a ovest di Kuala Lumpur.
Oggetti si salvataggio nel caso si ritrovassero i passeggeriOggetti si salvataggio nel caso si ritrovassero i passeggeri
Il Pentagono ha parlato di un possibile schianto nel mare, e l’aereo potrebbe trovarsi nel fondo dell’Oceano Indiano, almeno 56 navi e 39 aerei di 10 paesi stanno setacciando la vastissima zona. Altri esperti ritengono che, se l’aereo si fosse schiantato in mare, alcuni pezzi dovrebbero comunque emergere in superficie.
Intanto la Malesia ha chiesto i dati dei radar all’India e ai paesi limitrofi per capire quale rotta può aver preso l’aereo svanito. Alle operazioni di recupero partecipano anche Stati Uniti, Cina, Filippine, Vietnam, Singapore, Giappone.
Musulmani pregano per gli scomparsiMusulmani pregano per gli scomparsi
Nell’aeroporto di Kuala Lumpur centinaia di persone stanno pregando per i passeggeri scomparsi. E molti familiari aspettano a Pechino, e sperano ancora.

REPUBBLICA.IT
KUALA LUMPUR - Le ricerche del Boeing 777 della Malaysian Airlines Kuala Lumpur-Pechino, svanito nel nulla da sabato scorso con 239 persone a bordo, sono state estese a ovest della penisola malese. Lo aveva annunciato ieri il ministro dei trasporti Hishammuddin Hussein, durante la conferenza stampa in cui aveva definito "non corrette" le informazioni sulla base delle quali il Wall Street Journal aveva avvalorato l’ipotesi di un possibile dirottamento del volo MH370. Che, secondo esperti americani coperti da anonimato incaricati di indagare sull’accaduto, una volta scomparso dai radar dei controllori di volo, avrebbe virato verso ovest e proseguito per ore, almeno quattro, il suo viaggio, con un’autonomia di almeno 2000 miglia. Nello stesso tempo, il ministro dei trasporti malese aveva definito comunque "sostenibile" quella ipotesi.
Che vi sia o meno qualcosa di più della semplice ammissibilità di quella ipotesi, è un fatto l’espansione delle ricerche verso l’Oceano Indiano. La zona perlustrata fino a ieri superava i 90 mila chilometri quadrati, ma non ha portato ad alcun risultato. "Il velivolo non è stato ancora ritrovato, e la zona delle ricerche è stata estesa", ha detto oggi in conferenza stampa il ministro Hussein, "con i nostri partner internazionali, ampliamo le nostre ricerche verso est nel Mar cinese meridionale, e verso ovest nell’Oceano Indiano".
Ad avvalorare l’ipotesi del cambio di rotta era stato anche il capo dell’aviazione militare della Malesia, che mercoledì scorso aveva rivelato come il volo MH370 fosse stato tracciato dai radar delle forze armate per un’ora dopo la scomparsa dagli schermi dei controllori di volo aeroportuali, evidenziando anche in quel caso la virata verso ovest. Il generale aveva però parlato di un oggetto volante non identificato che avrebbe potuto essere il Boeing della Malaysian Airlines.
Aereo scomparso, ricerche estese a ovest della Malesia. Si rafforza la teoria del dirottamento, ignoto l’obiettivo
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Il capo dell’aviazione militare aveva spiegato che quell’oggetto volante era stato seguito fino alle ore 2,15 del mattino ora locale, oltre un’ora dopo la scomparsa dai sistemi di rilevazione civili, 200 miglia a nord-ovest dell’isola di Penang, lungo la costa occidentale malese. Ovvero, secondo una fonte anonima vicina agli inquirenti, all’estremo limite occidentale concesso all’azione dei radar militari. Questa è anche la ragione per la quale il ministro dei trasporti Hussein ha invocato la collaborazione dei paesi vicini per completare il disegno di quella rotta.
Oggi, da fonti vicine alle indagini, anche quella traccia viene rafforzata. I radar militari avrebbero effettivamente seguito il percorso del volo MH370, dapprima nella sua rotta verso nord-est in direzione di Pechino, poi ne avrebbero registrato la netta virata a ovest. Una manovra deliberata, volontaria e anche precisa, che secondo gli inquirenti rafforza l’idea del dirottamento. Perché, seguendo la sua nuova e imprevista rotta, il volo MH370 si è infilato chirurgicamente nei corridoi normalmente usati dai piloti delle aerolinee nei collegamenti con il Medio Oriente e l’Europa.
Due fonti dell’indagine spiegano che, nel tratto seguito dai radar militari, l’aereo si è orientato proprio con i punti di riferimento consuetudinari nella navigazione. Questo vuol dire che ai comandi del
Boeing erano ancora suoi i piloti o qualcuno esperto al punto di conoscere le regole seguite professionalmente nel calcolo della longitudine e della latitudine. L’aereo, per la precisione, si sarebbe diretto verso le isole Andamane attraverso un corridoio che risulterebbe invisibile a occhi profani. Una terza fonte dichiara che le indagini si stanno focalizzando in modo crescente su questa teoria. E bisogna capire a quale scopo qualcuno si sia impadronito dei comandi: sabotaggio o dirottamento?

ETTORE LIVINI
IL VOLO
L’aereo Mh370, un Boeing 777 con 239 persone a bordo, è decollato dall’aeroporto di Kuala Lumpur in Malesia alle 00.43 ora locale dell’8 marzo diretto a Pechino. All’1.01 secondo i tracciamenti radar era a quota 35mila piedi (10mila metri), l’altitudine di crociera. Tra le 1.19 e le 1.20 - segnala Flightradar24, uno dei più accurati sistemi di tracciamento dei voli monitorati attraverso i dati rimandati ogni 30 secondi dalle scatole nere di bordo - il jet stava girando lievemente a est, come previsto dal piano di viaggio e come aveva fatto sulla stessa rotta nei due viaggi precedenti, virando da 25° a 40°. L’ultimo segnale ricevuto all’1.21 e tre secondi segnalava l’aereo in direzione 40 gradi a una velocità di 471 nodi, 175 km a nord della costa malese e a 223 a sud ovest di quella vietnamita. A quel punto si sono persi i contatti senza alcun allarme dall’aereo.

AEREO E PILOTA
L’aereo coinvolto nell’incidente è un Boeing 777 consegnato alla Malaysia Airlines nel 2002 e registrato con il codice 9M-MRO. L’ultima manutenzione era stata effettuata in anticipo sui tempi previsti una decina di giorni prima dell’incidente e non aveva evidenziato alcun problema. Zaharie Ahmad Shah, il 53enne pilota del volo Mh370, era uno dei comandati migliori della società. Entrato in azienda nel 1981, era diventato comandante nel 1990. Ha accumulato 18.360 ore di volo fino alla tragedia, ed era un istruttore diplomato dalle autorità civili di Kuala Lumpur. Grande esperto di modellistica aerea, si era costruito da solo in casa grazie a materiale e software di seconda mano un simulatore di volo di un Boeing 777.

ZERO ALLARMI
Dal Boeing 777 della Malaysia Airlines non sono arrivati allarmi. Come è possibile? I piloti in caso di emergenza hanno una chiara lista di priorità: "Aviate, navigate, communicate". Cioè prendere il controllo dell’aereo, cercare di metterlo in rotta e poi comunicare. E non è detto che ci sia il tempo per segnalare i problemi alle torri di controllo. Anche in caso di rottura di motori un aereo a 35mila piedi di quota è in grado di planare per altre 90 miglia (oltre 150 km) e per 20 minuti. La mancanza di allarmi indica però di solito secondo gli esperti un evento catastrofico e improvviso. Un aereo come il Boeing 777 ha diversi sistemi di comunicazione e può inviare comunicazioni anche attraverso il transponder. Anche in caso di blackout elettrico le turbine sono in grado di continuare a generare energia. Il Pentagono - in base ai dati raccolti dai suoi satelliti che monitorano l’area - non avrebbe rilevato alcun segnale di esplosione nella zona in cui volava l’Mh370.

LA MISTERIOSA INVERSIONE A U
Uno dei misteri che circondano la sorte del volo della Malaysia Airlines è una possibile inversione a U della rotta appena prima della sua scomparsa dai radar. Il responsabile dell’aviazione di Kuala Lumpur ha detto che in base ai dati raccolti dai militari, l’aereo avrebbe invertito la rotta nella fase finale del volo. Secondo il generale Rodzali Daud un radar dell’esercito avrebbe intercettato il volo Mh370 alle 2.40 locali (un’ora dopo la scomparsa) a 27mila piedi di quota, 9mila metri, vicino all’siola di Pulau Perak. Le grandi centrali radar mondiali come Flightradar24 non evidenziano però alcun episodio di questo tipo. La mancanza di indicazioni precise al riguardo rende in effetti più complicate le ricerche estese ormai su un’area molto più vasta di quella iniziale proprio per tenere conto di queste ipotesi.

IL GIALLO DEL VOLO "FANTASMA"
Secondo il Wall Street Journal alcuni dati in possesso alla Rolls Royce (costruttrice dei motori del volo Mh370) indicherebbero che l’aereo ha continuato a volare per quattro ore dopo la sparizione del radar. Le turbine del jet, secondo fonti anonime citate dal quotidiano Usa, erano collegate con sistemi di segnalazione alla base di Derby, in Gran Bretagna, della società e avrebbero continuato a trasmettere regolarmente fino alle 5.30 del mattino dell’8 marzo. Un arco di tempo che gli avrebbe consentito di coprire almeno 3-4mila chilometri in più. Come sarebbe stato possibile? Secondo gli esperti l’unica spiegazione è che qualcuno a bordo abbia spento tutti gli altri sistemi di trasmissione e abbia trasportato l’aereo in un luogo sicuro per poi utilizzarlo ad altri fini in fase successiva, ipiotesi ovviamente monitorata con grande preoccupazione dai servizi segreti occidentali.


LE RICERCHE
Nelle ricerche sono impegnate i satelliti di diverse nazioni, 42 navi e 40 aerei di 12 paesi tra cui i P-3C Orion della aviazione Usa in grado di scandagliare minuziosamente fino a 3.500 chilometri quadri l’ora e di identificare con i loro radar oggetti grandi come un pallone da basket. Le scatole nere, una volta finite sott’acqua, emettono segnali che dovrebbero consentire di localizzarle anche in profondità, ma le navi in grado di captare i segnali devono essere nel raggio di poche miglia per intercettarli. Il mare del Golfo di Thailandia nell’area presunta del disastro è poco profondo, in media tra i 60 e gli 80 metri. Il volo Af447 Rio-Parigi è stato localizzato a oltre 3mila metri di profondità.

GLI AVVISTAMENTI
Falsi si sono rivelati fino ad ora anche i presunti avvistamenti di parti dell’aereo. Un aereo vietnamita aveva segnalato quelli che sembravano un pezzo della coda e una porta interna del velivolo. Ma gli oggetti, recuperati, erano solo dei pezzi di legno incastrati tra di loro a forma di zattera. Il presunto portellone fotografato da un elicottero dei soccorsi si è rivelato solo un rullo porta-cavi coperto da alghe. E anche l’olio avvistato sul mare il giorno dopo la tragedia - dopo le analisi delle autorità malesi - era carburante di nave e non di aereo. Una presunta scialuppa di salvataggio del jet si è rivelata invece un grande coperchio di plastica. Un falso allarme anche quello di te reperti di grandi dimensioni individuati dai satelliti cinesi.

INTERPOL E PASSAPORTI RUBATI
La banca dati mondiale dei passaporti rubati è gestita dalla Interpol ed è stata creata nel 2002 dopo gli attentati alle Twin Towers. Oggi censisce le generalità di oltre 40 milioni di passaporti rubati e ha consentito di smascherare 60mila usi illegali di documenti. L’Interpol consente l’accesso gratuito a tutti gli stati (non alle compagnie aeree) al suo archivio ma secondo alcuni ex funzionari dell’agenzia, non tutti potrebbero avere gli strumenti tecnici per accederci. L’Interpol sostiene che su 3,1 milioni di imbarchi su aerei nel 2013 ben un miliardo sono stati effettuati senza consultare i suoi dati. Solo Stati Uniti, Gran Bretagna e Emirati Arabi verificano tutti i passeggeri. I due passaporti italiano e austriaco erano inseriti nell’archivio dell’Interpol ma non sono stati controllati a Kuala Lumpur.

I BIGLIETTI SOSPETTI
I due passeggeri imbarcati con i passaporti rubati italiano e austriaco hanno comprato i biglietti da un’agenzia di Pattaya in Thailandia. A ordinarli alla Grand Horizon Travel sarebbe stato un iraniano "Mr. Ali", ex ristoratore nella localià balneare asiatica tornato poi in patria che da tempo lavora con il tour operator. In un primo tempo Ali aveva prenotato due biglietti economici per l’Europa per il primo marzo e i voli erano stati prenotati uno su Etihad e l’altro su Qatar. Dopo quella data, visto che il committente non si era fatto vivo sono stati schedulati (e pagati) sulla Kuala Lumpur-Pechino-Amsterdam della Malaysia. Dall’Olanda i due viaggiatori avrebbero dovuto dividersi. Uno proseguendo per Copenaghen, l’altro per Francoforte. I due, secondo le ultime indicazioni, sarebbero stati identificati come amici iraniani - uno di 19 anni e uno di 29 anni - che secondo alcune testimonianze stavano solo cercando di emigrare in Europa. Pattaya e la Thailandia sono uno dei più fiorenti mercati per il furto e la falsificazione di documenti.




LE CINQUE IPOTESI SUL DISASTRO

Terrorismo
La più gettonata fin dal primo momento. Allo stato però anche le autorità malesi sembrano gettare acqua sul fuoco. L’intelligence Usa (che definisce "capillare" la sua copertura satellitare dell’area) non ha evidenziato esplosioni. Sorprende in questo caso anche il mancato allarme dell’equipaggio. Perde quota anche l’ipotesi di terroristi imbarcati con i passaporti rubati dopo la scoperta che uno dei due era un giovane iraniano che da tempo cercava di emigrare in Europa. L’intelligence Usa teme piuttosto che qualcuno sia riucito a dirottare l’aereo facendolo sparire dopo aver disattivato tutti i sistemi di segnalazione per utilizzare ad altri fino il jet.

Esplosione
Una possibile causa, legata magari a un fulmine. Anche in questo caso sorprendono però le rilevazioni del Pentagono che non evidenziano episodi di questi tipo. Qualcuno parla di una possibile decompressione esplosiva nella cabina con conseguente rottura della struttura metallica. Ma in questo caso forse ci sarebbe stato il tempo per lancaire l’allarme.

Guasto meccanico
È la teoria preferita di chi segnala l’inversione a U dell’aereo prima della sua scomparsa dai radar. In questo caso però resta un mistero la mancata comunicazione dei piloti e dei transponder automatici della scatola nera. Un aereo senza motori a 35mila piedi ha ancora 20 minuti di autonomia di volo in planata.

Lo stallo
Chi sostiene questa teoria ricorda il disastro dell’Af 447 Rio-Parigi, finito in stallo per un guasto dei segnalatori di velocità otturati

dal ghiaccio e per l’incapacità dei piloti di recuperare l’assetto di volo. L’esperienza dell’equipaggio dell’Mh370 rende però complessa anche questa ipotesi.

Malore del pilota o suicidio
Qualcuno (ricordando un incidente su un volo Egypt Air nel 1999) parla di suicidio del pilota o di un malore. Fatto che spiegherebbe l’assoluta mancanza di comunicazioni. Chi conosce il comandante del volo tende però ad escludere ipotesi di questo genere.