Sergio Romano, Corriere della Sera 14/3/2014, 14 marzo 2014
LE DONNE E IL SACERDOZIO L’APERTURA DI PAPA FRANCESCO
Potere alle donne. Perché la Chiesa non dà il buon esempio? La questione non riguarda solo il nostro Paese, ma tutte le nazioni in cui è diffusa la religione cattolica. Alle donne nella Chiesa è negato il potere, giacché è negato loro il sacerdozio. Eppure io credo che papa Francesco, che è uomo sensibile e intelligente, sappia in cuor suo che è cosa cattiva e ingiusta impedire ad una donna di abbracciare il sacerdozio. Credo che papa Francesco sappia in cuor suo che la Chiesa basa la sua irremovibile posizione su un futile pretesto: «Gesù Cristo non ha chiamato alcuna donna a far parte dei dodici»(Inter Insigniores). Le ragioni, però, che «obbligarono» Gesù a non inviare delle donne «come pecore in mezzo ai lupi» (Mt 10,16), oggi non esistono più. Oggi non c’è nessuna ragione seria per escludere le donne dal sacerdozio. Se il Papa lo dichiarasse apertamente, nella Chiesa ci sarebbe davvero una rivoluzione. Rivoluzione che sicuramente avrebbe i suoi effetti anche sulla nostra società.
Veronica Tussi
veronica.tussi@tiscali.it
Cara signora,
Il ri ferimento alla tradizione, spesso usato da chi è contrario al sacerdozio femminile, è quello più datato e meno convincente. È passato più di un secolo da quando i modernisti spiegarono che le Scritture riflettono sempre un particolare contesto storico e sociale. La scelta esclusivamente maschile degli apostoli è comprensibile in una società in cui la donna non avrebbe avuto l’autorità necessaria per diffondere la dottrina della Nuova Alleanza. Ma può essere perfettamente comprensibile in società in cui le donne esercitano tutte le professioni liberali, dirigono imprese, siedono nei Parlamenti, hanno cattedre universitarie e combattono.
La Chiesa non accettò queste tesi e un pontefice, Pio X, fece del modernismo la bestia nera del suo papato. Ma il Concilio Vaticano II è stato per molti aspetti una tardiva rivoluzione modernista; e il sacerdozio femminile è infatti da allora all’ordine del giorno. Esistono tuttavia altre riserve e obiezioni, anche se quasi mai esplicitamente confessate. Vi sono ancora settori importanti della Chiesa romana in cui la donna è considerata più vulnerabile e meno affidabile dell’uomo, meno capace di un impegno totale al servizio della fede. È facile replicare che la storia della Chiesa può annoverare una lunga sequenza di eroine della santità, da Santa Caterina a Suora Teresa di Calcutta, e che molte di esse non hanno esitato a levare la loro voce contro le autorità ecclesiastiche del loro tempo. Ma il pregiudizio persiste e non è privo d’interesse constatare che alle suore si chiedano promesse mentre ai sacerdoti si chiedono voti.
Anche i pregiudizi, prima o dopo, muoiono. Come Beppe Severgnini (Corriere , 6 marzo), anch’io sono stato colpito da una delle risposte di papa Francesco nella lunga intervista concessa al direttore del Corriere. A una domanda di Ferruccio de Bortoli sul ruolo della donna nella Chiesa, il Papa ha detto: «È vero che la donna può e deve essere presente nei luoghi di decisione della Chiesa. Ma questa io la chiamerei una promozione di tipo funzionale. Solo così non si fa tanta strada». Provo a tradurre: non è giusto chiamare le donne a fare parte della Pontificia Accademia delle Scienze per approfittare del loro sapere, e al tempo stesso escluderle dal sacerdozio .