Fabio Cavalera, Corriere della Sera 14/3/2014, 14 marzo 2014
ERA DIANA LA FONTE DEI TABLOID PASSÒ I NUMERI DI TELEFONO REALI
L’adorata principessa del popolo, lady Diana, era bella e quasi santa. Ma sapeva pure cucinare perfide ritorsioni. Il processo contro gli spioni, giornalisti e manager, della scuderia Murdoch è ormai un film divertente e tragico sulle ipocrisie e sulle guerre nell’alta società inglese. Dall’aula dove Rebekah Brooks, l’ex braccio armato dello Squalo, e i suoi sodali sono alla sbarra per cospirazione e intralcio alla giustizia, salta fuori ogni giorno una scena madre. E questa volta tocca all’ex consorte di Carlo.
Fa niente che sia finita come purtroppo è finita, in modo per qualcuno ancora misterioso. Ma anche lady Diana, pur con il carico di affetto e di amore che si trascina dietro, aveva i suoi scheletri nell’armadio. E, forse, il peggiore è che fu proprio lei a passare al News of the World , il domenicale tabloid di Murdoch, il «royal phone book», vale a dire l’agenda con tutti i numeri di telefono riservati della Casa reale.
Ormai al processo sulle odiose violazioni illegali della privacy di cittadini e vip ognuno degli imputati gioca a salvarsi la pelle. La reputazione è già andata. Il carcere è dietro l’angolo. Clive Goodman è stato per anni un battagliero e famoso corrispondente di Casa reale. Nulla gli sfuggiva e riempiva di scoop il News of the World . Ieri ha vuotato il sacco e ha chiamato in causa la dolce principessa che non c’è più.
Le cose fra Diana e Carlo andavano malissimo e nel 1992 dopo 11 anni di matrimonio non potendosi più sopportare avevano deciso di separarsi. Era cominciata una lunga e penosa saga di accuse feroci, di segreti rivelati, di gossip pilotati. «La principessa cercava un alleato», racconta Clive Goodman alla corte e «voleva che venissero smascherate le forze potenti schierate contro di lei». E allora la dolce e indimenticata Diana pensò di servire la sua vendetta molto fredda. Contattò il reporter del News of the World . «Stava per entrare in un periodo molto ma molto duro», la giustifica il giornalista. Intanto butta il carico da novanta. «E allora mi fece recapitare l’agenda coi numeri riservati».
Si sa che la sicurezza impone alle personalità di Stato di cambiare recapiti e telefoni. Ovvio che alla regola non sfuggano neppure regine, principi e principesse. Nessun problema per il tabloid dell’impero Murdoch. La talpa dentro alle segrete vicende della monarchia Windsor era la arrabbiatissima Diana. Non una ma più volte si premurò di trasmettere a Clive Goodman le nuove utenze dei palazzi che contano.
Quei «libri», quei «books» tanto preziosi e chiamati «green book» finivano regolarmente sulle scrivanie del giornale. A volte spediti via posta, banale e sicuro. Altre volte attraverso un valletto. Una beffa per Carlo. Uno dei suoi più valenti collaboratori, tale Kenneth Stronach, portò nel 1995 il «tesoro» di persona a Clive Goodman. Chissà se d’accordo con Diana o di spontanea volontà.
La principessa, comunque, era davvero ansiosa che il pacco arrivasse a destinazione. Puntuale ricorda oggi il giornalista-imputato: «La principessa mi chiamò direttamente per sapere se avevo ricevuto». Non era necessario per lui corrompere poliziotti o uomini della sicurezza. Aveva agganci straordinari dentro Buckingham Palace. E per di più senza tirare fuori una sterlina. Né il valletto né la principessa furono ricompensati da News of the World . Scontato. Una rappresaglia, semplice rappresaglia perché Diana temeva di restare schiacciata «in una situazione terribile» e desiderava difendersi. Usando le armi del tabloid più letto e più diffuso.
Fabio Cavalera
@fcavalera