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 2014  marzo 14 Venerdì calendario

SALVINI SEMPRE PIÙ SIMILE A BOSSI


Come ai tempi del Senatur. La Lega maroniana, seppur appaltata a Matteo Salvini, nuovo segretario, assomiglia sempre di più a quella di Umberto Bossi. Lui, nel 1999, volava a Belgrado a portare la solidarietà padana alla Serbia di Milosevic, colpita dalle bombe Nato per la repressione nel Kosovo. I padani 2.0 lanciano invece messaggi di sostegno alla secessione della Crimea russa dalla nuova Ucraina ultraeuropeista. É infatti di ieri la notizia, riferita dal Corriere Veneto, di un’intervista a Federico Caner alla tv moscovita Russia24 Tv News Channel, emittente di all news dello stesso stato ex-sovietico, seguita da 70 milioni di persone. E non un collegamento alla bell’e meglio, ma una troupe arrivata dal lontano Oriente fino a Venezia, Palazzo Ferro Fini, dove il capogruppo del Carroccio veneto, lavora.

La tv russa voleva sentirsi dire, dal cuore dell’Europa comunitaria, quella a cui si sono richiamati i manifestanti ucraini che poi hanno spinto il Parlamento a deporre il presidente, che l’insorgente Crimea ha tutte le ragioni per secedere. «Il Veneto è proprio come la Crimea», ha detto infatti il consigliere regionale trevigiano ai russi, «un parallelismo automatico, un po’ come quello con la Catalogna e la Scozia».

Secondo Caner, «i media russi guardano con assoluto interesse alle spinte indipendentiste del Vecchio continente, inserendo il Veneto in un movimento che porterà a quell’Europa dei popoli per cui la Lega lotta da decenni». Ma come? Non erano loro, i barbari sognanti, quelli che cambiavano la Lega, facendo il repulisti non solo dei Cerchi magici che avvolgevano Bossi e i suoi con inaccettabili liturgie, ma modernizzavano il movimento relegando alla soffitte gli armamentari del folclore padano, come costumi celtici e ampolle del Po? E non erano ancora loro, i nuovissimi, ad archiviare la retorica del «via da Roma», trasformando le legittime istanze all’autonomia in un modello macro regionale alla bavarese?
Forse nella concitazione delle adunate bergamasche con le ramazze innalzate, a simboleggiare la pulizia da fare in quel di Via Bellerio, sede federale, cioè nazionale, del movimento a Milano, qualcuno s’era spinto un po’ oltre. E oggi, un paio di anni dopo, si rifluisce ai modelli primordiali.

Infatti Caner ha spiegato ai russi e poi al giornale veneto, che i lumbard sostengono «da sempre l’autodeterminazione e il diritto a staccarsi dagli Stati nazionali se è la gente a chiederlo democraticamente». E dunque «la Crimea ed il Veneto si appellano al diritto internazionale che le rispettive capitali non possono ignorare», ha spiegato, «abbiamo diritto all’indipendenza. I veneti sono perfino disponibili a farsi carico di parte del debito pubblico, pur non avendolo generato. Tanto», ha concluso, «ogni anno lasciamo comunque a Roma 20 miliardi di residuo fiscale».
Solo che i russi se vanno sì sull’onda dei consensi, ma anche con la facilitazione dei tank e dei parà di Putin. In Veneto non si è andati oltre il famoso «tanko», il trattore pavesato da blindato con cui un gruppo di Serenissimi, armati però di un vecchio mitra, prese per una notte il Campanile di San Marco a Venezia. Era il maggio del 1997 e la mezza goliardata finì con molti anni di carcere per ognuno dei commandos.

Qualche legologo esperto si chiede oggi se le esternazioni di Caner, un 40enne, un volto nuovo, un bocconiano e organizzatore di corsi per amministratori locali lumbard nell’ateneo milanese, se le esternazioni di Caner, dicevamo, unite a quelle ruvidamente antieuro e forconiane di Salvini, segnalino una regressione del nucleo dirigente padano, una sorta di involuzione politica. O se, viceversa, sia una riposizionamento tattico, dettato magari dall’idea di poter ripescare dall’elettorato M5s tanti consensi perduti, specialmente in Veneto, a maggior ragione dopo la sparata di Beppe Grillo che, pochi giorni fa, s’è rivelato un supporter della macroregioni.Vero è che, dopo la «Crimea veneta» di Caner, si compie, per differenza, la deleghizzazione del sindaco di Verona, Flavio Tosi, che prosegue con la sua discesa in campo politica autonomo, anche se ufficialmente col placet della Lega.
E non è un caso che gli inviati della tv di Putin non lo abbiano nemmeno cercato.